Cronache dai Palazzi
Il prossimo 27 dicembre partirà in Europa la campagna vaccinale più grande della storia. Il “Vaccine Day” europeo vedrà coinvolti otto Paesi (Belgio, Francia, Germania, Italia, Lussemburgo, Olanda, Spagna e Svizzera) per iniziare simbolicamente insieme una nuova battaglia, che si auspica sia l’ultima, contro il SARS-CoV-2.
“L’anno che va chiudendosi – ha affermato il Capo dello Stato Sergio Mattarella – profondamente e drammaticamente segnato dalla pandemia, impone a tutti noi severe riflessioni. La diffusione del Covid-19 ha mostrato che le sfide non sono contenibili in un singolo angolo del mondo, e dunque ci riguardano tutti”.
Il tanto atteso V-Day europeo sarà in verità spalmato in tre giorni, dal 27 al 29 dicembre, un evento molto simbolico che i governi e le istituzioni europee hanno ampiamente caldeggiato per sensibilizzare l’opinione pubblica a proposito della necessità di immunizzarsi per sconfiggere il virus e poter così risolvere la crisi pandemica. Ciò che in passato si è fatto nell’arco di diversi anni ora, a causa del Covid, si fa in pochi mesi. Lo stesso vaccino, anche grazie alla tecnologia e alle sue evoluzioni, è arrivato a compimento in un tempo record rispetto ad altri traguardi simili nel corso della storia. In Italia la prima sessione della vaccinazioni di massa scatterà di fatto da metà gennaio 2021.
“Auspico che i segnali di speranza che giungono sul fronte dei vaccini ci possano presto consentire di superare le difficoltà attualmente esistenti per tornare a incontri in presenza diretta”, ha affermato il presidente Mattarella di fronte al corpo diplomatico ospitato al Quirinale. “È imperativo comune arginare tutte le conseguenze della pandemia e non soltanto sul piano sanitario, compresa la necessità di garantire l’accesso di tutti i popoli alle iniziative di immunizzazione, per dovere di solidarietà e per sicurezza comune”, ha ammonito Mattarella auspicando, tra l’altro, una “capacità di visione” necessaria per ripartire dopo la pandemia.
“Proteggiamo i cittadini, insieme siamo più forti”, ha twittato la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. Nel frattempo l’Ema ha anticipato al 6 gennaio la valutazione del farmaco di Moderna che ha già ottenuto il via libera dalla Fda negli Stati Uniti. Si partirà con Pfizer/BioNTech dal 27 dicembre, seguirà poi il vaccino di Moderna mentre gli altri prodotti (Astra Zeneca, Johnson & Johnson, Sanofi-Gsk, Curevac) arriveranno nel corso del 2021.
“È il momento dell’Europa”, ha affermato la presidente von der Leyen. “Il 27 dicembre sarà un bel giorno per l’Italia e per l’Europa”, ha aggiunto il ministro della Salute, Roberto Speranza, comunque “serve ancora prudenza e il percorso non sarà breve. Ma con l’inizio delle vaccinazioni finalmente siamo sulla strada giusta”.
Lunedì 21 dicembre l’Autorità europea del farmaco (Ema) dovrebbe concedere il via libera al primo vaccino, quello di Pfizer, e il 23 dicembre la Commissione europea dovrebbe invece consentirne la commercializzazione. In totale sono state acquistate dalla Commissione europea, per tutti i 27 Stati membri, circa 2 miliardi di dosi. Per quanto riguarda il nostro Paese il vaccino dovrà comunque essere approvato anche dall’Aifa, l’Agenzia italiana del farmaco. Operatori sanitari, personale dei presidi ospedalieri, ospiti e lavoratori delle residenze per anziani saranno i primi ad essere vaccinati.
L’Ue ha in programma anche il lancio di una imminente campagna europea pro Vax, per rassicurare e quindi convincere i cittadini riguardo alla sicurezza del vaccino e sul fatto che il suo via libera si fonda su solidi dati scientifici.
Per vedere un impatto sulla popolazione occorrerà, comunque, aspettare di aver vaccinato almeno 10-15 milioni di persone e ciò potrà avvenire non prima della primavera inoltrata del 2021. I primi effetti si vedranno sui numeri dei decessi e dei ricoveri, che dovrebbero diminuire in quanto gli ospedali e le Rsa non saranno più dei focolai della malattia. Per far sì che diminuiscano anche i contagi si dovrà avere invece almeno il 20, 30 per cento di persone vaccinate. Per parlare di immunità di gregge dovrà infine essere vaccinata dal 65 all’85 per cento della popolazione.
Le singole Regioni riceveranno le indicazioni racchiuse in un opportuno “libretto delle istruzioni” anche se ci sono già delle polemiche soprattutto per quanto riguarda il numero di dosi in arrivo sui territori. La Lombardia è la regione che riceverà il maggior numero di fiale seguita dall’Emilia Romagna e dal Lazio. Il presidente della Campania, Vincenzo De Luca ha di conseguenza espresso la sua “netta contrarietà a un piano non commisurato a criteri oggettivi di fabbisogno”, mentre sarebbe più opportuno che “si tenesse conto della popolazione delle singole Regioni”. Il ministro degli Affari Regionali, Francesco Boccia, auspica comunque l’unità: “La campagna vaccinale sarà una sfida che vinceremo tutti insieme”.
Per il commissario Arcuri per parlare di successo della suddetta campagna occorre poter contare su almeno 3 mila medici e 12 mila infermieri vaccinati. “Non perderemo neanche un minuto e non conserveremo una sola dose nei nostri magazzini. Sarebbe intollerabile”, ha affermato il commissario per l’emergenza Covid riguardo alla campagna vaccinale che inizierà in maniera massiccia a gennaio. “Quanto alle priorità nella popolazione, si inizierà dagli 11 milioni di abitanti che hanno più di sessant’anni, a partire dai più anziani in giù”, ha dichiarato Arcuri aggiungendo: “Nella seconda fase di vaccinazioni dovranno rientrare anche i lavoratori che svolgono servizi essenziali che li mettono a rischio: forze dell’ordine, scuola, trasporto pubblico e anche le carceri”.
A proposito delle discussioni all’interno della maggioranza, Matteo Renzi afferma di aver presentato a Palazzo Chigi un “elenco di problemi aperti e di soluzioni possibili” in una lunga lettera di cinque pagine. “I populisti si preoccupano degli indici di consenso ma per noi il vero dramma è l’indice di disoccupazione. A me non interessa il numero dei sottosegretari, interessa il numero dei vaccinati”, afferma il leader di Italia Viva intervistato dal Corriere della Sera, chiedendosi inoltre “perché siamo l’unico Paese che continua a tenere le scuole chiuse da mesi ma ciò nonostante detiene il triste record di morti”.
In questo contesto, riguardo al Mes, osteggiato dalla maggioranza, per Renzi occorre interrogarsi: “Se siamo il Paese che ha il numero più alto di morti dobbiamo dirci che servono più soldi per la sanità”. Il Recovery Fund, inoltre, non dovrebbe servire “a svuotare i cassetti dei ministeri con vecchi progetti, senza un’anima”.
“Che Italia vogliamo tra vent’anni? Dove mettiamo i soldi europei? Quali centri di ricerca finanziamo? Quale visione proponiamo?” In sostanza per Matteo Renzi un dialogo è possibile “se c’è una visione” che permette di “discutere di come rafforzare i progetti con i giusti miglioramenti da fare alla macchina burocratica”. Oltre ai 36 miliardi di Mes sanitario, Italia viva chiede un confronto serio sulla delega ai servizi segreti, sulla riforma della giustizia, una riforma del fisco progressiva e la legge elettorale proporzionale.
Per quanto riguarda la scuola uno studio effettuato dall’Istituto comprensivo Regina Elena di Roma dimostra che “la scuola è un posto sicuro per bambini e adolescenti”, afferma il coordinatore del Cts, Agostino Miozzo, dopo aver partecipato alla presentazione del suddetto studio sul campo a proposito dei rischi di contagio a scuola. “Se non riapriamo le scuole al più presto, rischiamo di crescere una generazione di persone fragili e depresse – afferma Miozzo – e ci sono migliaia di studenti che si stanno perdendo, che stanno male, ma sono purtroppo invisibili. Per non dire del gap educativo che avranno rispetto anche ai loro coetanei degli altri Paesi europei che finora hanno tenute aperte le scuole”.
I tavoli provinciali coordinati dai Prefetti devono invece “trovare soluzioni per i trasporti e i controlli sanitari e altri problemi ancora irrisolti in ambito scolastico”, spiega Miozzo. Per quanto riguarda il giorno di riapertura il 7 gennaio “è una data simbolica”, se servirà qualche giorno in più sarà bene aspettare, l’importante è continuare il lavoro dei tavoli dei prefetti e riaprire gli edifici scolastici in sicurezza. In definitiva “è una follia lasciare i ragazzi fuori dalle aule ma permettere loro di andare al bar o in un grande magazzino. Sono scelte di una classe dirigente miope – ha affermato Miozzo -, che non ha una visione globale e non considera i danni che potranno svilupparsi”. I lavoratori della scuola dovrebbero inoltre essere annoverati tra i primi destinatari del vaccino.
Nel frattempo durante le festività natalizie sarà lockdown nazionale nei festivi e prefestivi fino al 6 gennaio: chiusi bar, ristoranti e negozi. Nei quattro giorni lavorativi (28, 29, 30 dicembre e 4 gennaio) sarà zona arancione, quindi negozi aperti fino alle 21 e bar e ristoranti rimarranno chiusi; consentiti gli spostamenti tra piccoli Comuni che non superano i 5 mila abitanti, ma ci si potrà allontanare per un massimo di 30 chilometri. “Misure necessarie per evitare il rischio della terza ondata che è concreto”, ha specificato il ministro della Salute, Roberto Speranza. Previsti inoltre più di 600 milioni di euro di Ristori per le attività destinate a chiudere in questo periodo. Sarà necessaria l’autocertificazione nei giorni di lockdown (zona rossa), e sarà vietato spostarsi dalla propria abitazione per motivi non essenziali, quindi tranne salute e lavoro e necessità.
©Futuro Europa® Le immagini utilizzate sono tratte da Internet e valutate di pubblico dominio: per segnalarne l’eventuale uso improprio scrivere alla Redazione