Il caso svedese
Per vari mesi, ci siamo sentiti dire, da pseudo-esperti e reti sociali, che la Svezia era un modello, anzi “il” modello di come affrontare la pandemia del Covid. Le Autorità di Stoccolma avevano stabilito che le restrizioni adottate da altri governi erano inutili, se non dannose, e che bisognava affidarsi all’immunità di gregge. Ho ascoltato questa teoria pseudo-sciientifica anche da persone che normalmente considero sensate.
I risultati sono sotto gli occhi di tutti: la Svezia è il paese europeo con il maggior numero di contagi (10.000, che, proporzionati alla popolazione, è come se l’Italia ne avesse 80.000) per non parlare del numero altissimo di morti, e le sue strutture sanitarie sono al collasso. Lo stesso Re (cosa del tutto inusuale) ha pubblicamente accusato il Governo di aver clamorosamente fallito. Cosa diranno ora i soliti negazionisti?
Tanto per completare il quadro, altri paesi che avevano adottato la stessa linea (USA, Brasile e, all’Inizio la Gran Bretagna di Boris Johnson, che però poi ha fatto marcia indietro) sono ai primissimi posti per contagi e morti. Irresponsabilità, di cui però, purtroppo, è la gente a pagare le conseguenze.
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