Emanuele Buratti: il progetto LightUp
A distanza di più di due anni dalla prima conversazione in occasione dell’edizione 2018 di TedX, abbiamo intervistato Emanuele Buratti parlando stavolta del progetto LightUp, una iniziativa con finalità utilissime ma con alcuni aspetti controversi che riguardano la sperimentazione animale.
In cosa consiste il progetto LightUp?
E’ una delle ricerche proposte dal ERC (European Research Council), che finanzia solo progetti di grande importanza e utilità sociale. Già il vincere un ERC è di per sé un grande traguardo, per la selezione si avvalgono di panel europei di spessore, e arrivare a essere scelti è molto difficile. L’oggetto della ricerca anche io lo conoscevo poco, poi sono stato coinvolto in questo progetto e ne ho visto tutta l’importanza per la ricerca scientifica italiana e i benefici che può portare alle persone che sono affette da questo disturbo. Si tratta di quel fenomeno che viene chiamato ‘Blind Sight‘, ovvero la visione cieca. Gli interessati sono persone che hanno subito un trauma neurologico, gli occhi vedono gli oggetti che hanno davanti, ma una parte del loro cervello non li elabora. Ti faccio un esempio: in un corridoio vengono poste delle sedie, il soggetto dichiara di non vederle, ma quando gli fai percorrere il tratto dove sono poste, le evitano. In pratica non sono ciechi nel senso pieno del termine, ma una parte del cervello le vede, ma la corteccia cerebrale offesa invece no. L’occhio trasmette gli impulsi al cervello che li decodifica come sempre a livello conscio, cosa che nel loro caso, al contrario, non avviene.
Quindi all’origine queste persone hanno sofferto danni a causa di un incidente?
Può essere stato un incidente, come un ictus anche, si tratta di un danno cerebrale che va a toccare la coscienza. Quando dormi e tuo figlio si sveglia e piange, tu stai dormendo, ma comunque la parte conscia percepisce il rumore e ti svegli. Il progetto LightUp è stato accolto con favore, ha passato le selezioni e ricevuto 2 milioni di euro di finanziamenti europei. Per svolgere la sperimentazione è però necessario fare degli esperimenti su modelli evoluti, quindi non i topi, ma dei primati come sono, in questo caso, i macachi. Premettiamo che questa necessità implica un costo molto importante dal punto di vista economico, ma soprattutto devi passare il vaglio e avere l’autorizzazione di tutta una serie di comitati etico-scientifici che valutino la necessità di questa pratica e l’impossibilità di usare sistemi alternativi. Gli animali non avranno particolari sofferenze, ma alla fine del protocollo sperimentale dovranno essere soppressi perché è l’unico modo per andare a indagare i risultati nel cervello purtroppo.
E qui si è accesa la querelle giusto?
Il progetto sarebbe dovuto partire visto che aveva ricevuto i finanziamenti, i via libera delle università coinvolte, l’assenso dei comitati etici, invece si è scatenata una guerra di religione con tanto di eventi fisici e minacce ai due ricercatori. Ora partirà perché al termine della guerra giudiziaria, il Consiglio di Stato ha decretato che tutto è congruo e compatibile, ma mentre nel resto del mondo la ricerca si è svolta senza problemi, in Italia è stata sottoposta a un vero e proprio stillicidio di guerriglie di tutti i tipi.
Le domande che vengono poste in questi casi sono essenzialmente due, la prima è: non c’è altra maniera di arrivare al risultato se non la sperimentazione animale?
Purtroppo no, questo Blind Sight è un evento molto particolare, ma in generale se uno vuole indagare un evento umano, che sia un mal di testa piuttosto che una sindrome generativa, necessita di un modello comparativo. Nel mio studio io utilizzo delle cellule in cultura perché il mio modello è quello. Se oggi esiste un modo alternativo alla sperimentazione degli animali viene assolutamente usato, non solo per l’amore e il rispetto che va portato a tutte le specie, ma anche, molto più prosaicamente, perché è infinitamente meno costoso rispetto ad usare la sperimentazione animale, ove possibile. Quindi non solo gli animali devono essere tenuti in condizioni quanto migliori possibili, ma il controllo dei comitati etici avviene anche sul numero degli esemplari usati, se valutano che la quantità sia eccessiva, intervengono immediatamente. Tra l’altro in Italia esiste a Ispra un istituto per la ricerca delle strategie alternative (ECVAM) che sono sviluppati dagli scienziati stessi.
L’altro appunto che viene posto è se i test effettuati sugli animali, siano attendibili e replicabili sull’uomo.
La risposta a questa domanda è: dipende da cosa stai cercando. Se si tratta di un progetto molto conservativo tra uomo e mondo animale, i risultati sono certamente sovrapponibili. Un esempio calzante e di immediata attualità, su cui non è stata accesa nessuna polemica, è proprio la sperimentazione del vaccino per il Covid19. E’ stato sperimentato sugli animali per due motivi, prima di tutto per valutarne la sicurezza; la seconda per osservarne la compatibilità, il sistema immunitario del topo è molto simile a quello dell’uomo. In questo caso se funziona con il topo è molto probabile che abbia gli stessi effetti sull’uomo. Poi tutto deve essere fatto con sicurezza e rigore, ricordo a tal uopo il caso del ‘talidomide’; farmaco usato negli anni ’60 contro le nausee nelle donne gravide (e sviluppato inizialmente come ansiolitico). Queste donne misero poi al mondo bambini deformi, ma le accuse dei contrari evitarono di dire che il farmaco era stato sperimentato su modelli animali, ma non su femmine gravide. Quando in seguito fecero gli stessi test su varie specie si ebbero gli stessi problemi, in sintesi la sperimentazione non era sbagliata di per sé, ma era stata fatta male. Con i protocolli attuali, una cosa del genere non sarebbe potuta succedere.
Come adesso alcuni vaccini che vedono escluse particolari categorie?
Esatto, il motivo è che non sono stati ancora fatti sufficienti studi e test, ad esempio, sulle donne gravide, che risultano quindi escluse dalla campagna vaccinale. Se la sperimentazione è fatta bene i risultati possono essere traslati senza problemi dal campo animale a quello umano. Senza i test sugli animali il vaccino non sarebbe arrivato in questi tempi, ma d’altronde anni fa la stessa cosa fu fatta per le pandemie di SARS e MERS.
[NdR – Lettera pubblica di alcuni ricercatori universitari LightUp – Lettera su La verità ristabilita]
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