I furbastri

Di furbastri il mondo non ha certo scarsezza. Due casi recentissimi mi hanno colpito.

Il primo riguarda la casa farmaceutica Astra-Zeneca. Avevo scritto in una precedente nota che c’era qualcosa di poco serio nel comportamento di quella compagnia anglo-svedese. Essa aveva in passato giustificato la mancata consegna del 60% delle dosi impegnate per contratto con l’UE sostenendo ritardi nella produzione del suo stabilimento in Belgio. Inutile ricordare le polemiche seguite, le minacce europee e le risposte dei dirigenti di Astra-Zeneca. Ora si è scoperto che i furbastri tenevano nascoste 26 milioni di dosi nello stabilimento di Anagni. La scoperta l’hanno fatta i Carabinieri, su denuncia del commissario francese dell’UE Thierry Breton, la cui indagine era partita dallo stabilimento olandese Helix, anch’esso legato ad Astra-Zeneca.

La compagnia ha emesso un comunicato tra imbarazzato e menzognero, sostenendo che queste dosi erano destinate al Belgio (e quindi all’area UE). Il sospetto è però che fossero destinate alla Gran Bretagna, per sostenere i ritmi della campagna di vaccinazione che l’altro furbastro, Boris Johnson, conduce a tambur battente. Thierry Breton ha (re?)annunciato il divieto di esportazione dei vaccini prodotti in Europa. Ma non era stato già deciso? Come sempre, non è proprio la chiarezza a regnare.

Il secondo caso sarebbe comico, se non fosse indecoroso. Un’avvocatessa fanatica di Trump, Sidney Powell, nel periodo successivo alle elezioni di novembre, durante l’oscena campagna di menzogne trumpiana, aveva sostenuto in vari programmi TV che la compagnia Dominion, che gestisce in molti paesi il voto online, aveva sottratto almeno 8 milioni di voti dati a Trump, servendosi di un sistema inventato in Venezuela per favorire Chavez. Dominion ha reagito chiedendo danni per più di un miliardo di dollari alla Powell e all’ineffabile Rudy Giuliani, altro avvocato di Trump, che aveva ripetuto le stesse fandonie.

E qui viene il bello: gli avvocati della Powell l’hanno difesa sostenendo (ve lo dò a indovinare tra mille) che le accuse contro Dominion facevano parte della libertà di espressione sancita dal Primo Emendamento della Costituzione e che – cercate di non sghignazzare – “si trattava evidentemente di invenzioni a cui nessuna persona ragionevole poteva credere” (ergo: nessun danno reale per la compagnia). Se ci fosse nel Guinness dei primati uno riservato ai furbastri, questo vi figurerebbe tra i primissimi.

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