Italia delle Regioni
Stefano Bonaccini: verso linee di indirizzo condivise Governo-Regioni per grandi e medi centri di vaccinazione. “L’accelerazione della campagna vaccinale deve fondarsi sulla leale collaborazione Stato-Regioni. Oggi ne diamo un ulteriore esempio perché stiamo costruendo con la protezione civile un documento condiviso Governo-Regioni di Linee di indirizzo organizzativo e strutturale dei punti vaccinali territoriali straordinari relativo alla campagna di vaccinazione anti Sars-Cov-2/Covid-19”, lo ha preannunciato il Presidente Bonaccini a margine della Conferenza delle Regioni.
“Si tratterà di linee di indirizzo non vincolanti che suggeriscono un modello comune per i centri vaccinali di medie e grandi dimensioni che saranno chiamati ad assumere più di 800 vaccinazioni al giorno. Stiamo collaborando a pieno ritmo – conclude Bonaccini – con il Commissario per l’emergenza e con il Capo della Protezione Civile ed a quest’ultimo abbiamo chiesto anche di condividere ulteriori linee di indirizzo per le vaccinazioni nei luoghi di lavoro”.
“La pandemia ci ha fatto scoprire alcune lacune del nostro sistema sanitario, soprattutto in termini di programmazione. Sono errori di sistema del passato”, ha sostenuto Giovanni Toti, presidente della Regione Liguria e Vicepresidente della Conferenza delle Regioni, intervenuto con Donatella Tesei in audizione di fronte alla commissione per le questioni regionali sui rapporti tra lo Stato e le autonomie territoriali nell’ambito dell’emergenza sanitaria e dell’attuazione del Pnrr. In ogni caso “In questo anno di pandemia, al di là della cronaca dei giornali, c’è stata un’ampia collaborazione tra i governi centrali e i livelli di governo del territorio. Basti pensare che il governo ha impugnato una sola ordinanza dei presidenti di Regione nel corso di un anno e la Conferenza delle Regioni, sia pure in un’interlocuzione talvolta franca, ha sempre garantito l’intesa ad ogni provvedimento del governo”.
“Si parla spesso – ha proseguito Toti – dell’ammodernamento tecnologico” del Ssn, “dell’edilizia sanitaria e dell’opera di restauro, di cui il nostro Paese ha un importante bisogno. Ma soprattutto, dal punto di vista della programmazione e delle professionalità, c’è l’esigenza di borse di studio e formazione per alcuni ruoli che mancano”, come alcune specializzazioni mediche, gli “infermieri” e le professioni “tecniche”. Nelle prossime settimane “è indispensabile un piano di programmazione tra Governo e sistemi sanitari regionali, per dedicare alla sanità l’attenzione che merita. Tutto questo puo’ trasformarsi positivamente non solo in un aumento della qualità dei servizi sanitari per il cittadino ma anche un volano di crescita per il Paese”.
Su questo come su altri fronti “il Piano di ripresa e resilienza può essere importante”, ha sottolineato Toti, “ma quello che dobbiamo ridefinire nel rapporto tra Stato e Regioni, per l’attuazione del Pnrr, è il corretto livello di governo dell’intero sistema, tenuto conto che le Regioni sono l’unico altro ente legislativo del Paese, oltre il Parlamento nazionale”. Quindi serve “un particolare dialogo tra il sistema Regioni e il Parlamento”, ha spiegato Toti. “Sul recovery non ci siamo sentiti così sollecitati, chiediamo di poter partecipare a tutti i comitati interministeriali sul Recovery altrimenti non so come possiamo far valere le nostre ragioni. Non abbiamo avuto un luogo dove poter discutere ne’ di merito ne’ di metodo. Se non arriverà una semplificazione normativa comunque non credo che rispetteremo i tempi del 2025”.
“La voce delle Regioni – ha sottolineato Toti – è sempre molto univoca su molte questioni, come ad esempio sulla valorizzazione delle aree interne e ci piacerebbe essere consultati su questo, ma finora non c’è stato luogo dove poter discutere nè di merito nè di metodo. Auspichiamo di poterci confrontare al più presto e che le Regioni abbiano accesso alle Commissioni che gestiranno tutto il percorso”.
“Auspichiamo – ha concluso Toti – che, visto che il Recovery fund pone anche delle tagliole di spesa piuttosto stringenti, si chiarisca al più presto qual è il percorso di definizione di tutti gli investimenti che andremo a fare, soprattutto quelli che necessitano poi di una programmazione più sofisticata per diventare esecutivi”.
Ad oggi, come Regioni – ha aggiunto Donatella Tesei, presidente della Regione Umbria e coordinatrice della Commissione Affari europei della Conferenza delle Regioni – ci troviamo in una situazione ancora irrisolta, nonostante le nostre reiterate richieste al precedente Governo” a cui “avevamo chiesto di incontrarci per condividere un metodo”. Ancora oggi “le Regioni non hanno chiaro qual e’ il ruolo che devono esercitare nell’ambito di questo progetto importantissimo che è il Recovery. Possono partecipare alle scelte progettuali oppure devono considerarsi solo degli enti attuatori?”.
Sul Piano di ripresa e resilienza, ha ricordato Tesei, “abbiamo iniziato ad interloquire con il Governo fino ad agosto dell’anno scorso, ma fino ad ora non abbiamo avuto né direttive né chiarimenti riguardo al nostro ruolo”. Prima dell’audizione di oggi – ha sottolineato Tesei – “con il presidente della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini, abbiamo incontrato la ministra per gli Affari regionali, Mariastella Gelmini, proprio per capire il ruolo delle Regioni e quali sono effettivamente progetti possiamo portare avanti insieme e declinarli a livello territoriale, ha concluso la presidente della Regione Umbria”.
“Un altro argomento che da sempre abbiamo sollevato, e di cui il Governo non può non tenere conto, è la riforma della Pubblica amministrazione. Per essere efficaci e rendere operativo il Pnrr occorre necessariamente mettere mano alla P.a., semplificando e razionalizzando le norme. Solo cosi’ potremmo essere in linea con i tempi che ci sono stati dati dalla Commissione europea. Questi progetti, che dovranno essere presentati entro il mese di aprile, dovranno essere cantierabili dal 2022 e con un termine finale entro il 2026. Se pensiamo di affrontare tutto questo con la legislazione vigente, e tutti gli iter burocratici esistenti, risulta evidentemente difficile che si possano rispettare i termini, ha concluso Donatella Tesei, Per questo, secondo le Regioni è necessaria una riforma del codice degli Appalti per rendere piu’ veloce l’esecuzione dei progetti (soprattutto in materia di norme sulle autorizzazioni), per semplificare le procedure di spesa che attualmente sono ingessate e per un piano di rafforzamento amministrativo nazionale che preveda l’immissione di forze fresche negli uffici pubblici, senza creare nuovo precariato”.
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