Tunisia, nuova Costituzione per nuovo inizio
Il Primo Ministro tunisino Ali Larayed ha annunciato giovedì scorso aver rimesso il suo incarico, conformemente ad un accordo che mira a risolvere una lunga crisi politica, mentre il Paese è ancora una volta destabilizzato da conflitti sociali a volte anche violenti.
Parallelamente, la Costituente ha introdotto, nel pomeriggio dello stesso giorno, il concetto di “parità uomo-donna” in un emendamento al progetto di Costituzione, testo di portata eccezionale nel Mondo arabo. Il tanto discusso Articolo 45 è stato finalmente approvato nel suo insieme. “Lo Stato opera nell’interesse della realizzazione della parità uomo-donna nelle assemblee elette”, dispone il 3° paragrafo dell’articolo adottato con 116 voti a favore su 188 membri di questa assemblea dove gli islamisti di Ennahda dispongono di una maggioranza relativa. Dopo la votazione, i partecipanti si sono alzati intonando l’inno nazionale. Ma l’approvazione di questo articolo non è stata per niente semplice. Momenti concitati si sono avuti sia prima, che dopo il voto. L’articolo 45 dispone tra l’altro che “lo Stato garantisce i diritti acquisiti delle donne e lavora per sostenerli e svilupparli”. Puntualizza anche che “lo Stato garantisce l’eguaglianza delle possibilità di riuscita tra uomini e donne” e che “prende tutte i provvedimenti necessari per eliminare le violenze fatte alle donne”. Questo articolo è stato oggetto di numerosi negoziati negli ultimi giorni, negoziati che hanno portato al compromesso votato giovedì. “Mi ero impegnato a farlo (…) ho appena presentato le mie dimissioni dal Governo”, ha dichiarato Larayedh durante una Conferenza Stampa. “Il Presidente mi ha incaricato di proseguire la supervisione degli affari correnti del Paese fino alla formazione del nuovo Governo”.
Avendo la Costituente formato mercoledì una istanza elettorale ed essendo la Costituzione in corso d’opera, si erano concretizzate tutte le condizioni per le sue dimissioni, predisposte in un accordo fissato dalla parte più importante della classe politica, ha rivelato Larayedh. Secondo questo compromesso, il Ministro uscente dell’industria, Mehdi Jomaa, sarà chiamato a costituire un gabinetto di indipendenti che dovrà guidare la Tunisia fino ad elezioni politiche e presidenziali nel 2014. Una volta designato ufficialmente, Jomaa avrà 15 giorni di tempo per creare la sua squadra, per poi ottenere la fiducia dall’Assemblea e diventare il quinto Capo di Governo dalla Rivoluzione del 2011. Questo procedimento porterà anche all’abbandono volontario del potere del Partito islamista Ennahada, che aveva vinto l’elezione dell’Assemblea Nazionale costituente nell’ottobre del 2011, primo scrutinio libero nella Storia della Tunisia. Negoziati caotici hanno portato a questa via d’uscita, dopo numerose posticipazioni, dovute alla profonda crisi politica scatenata lo scorso Luglio dall’assassinio del membro dell’opposizione Mohamed Brahmi. Giovedì la Costituente ha inoltre proseguito l’esame, articolo per articolo, del progetto di Costituzione, adottando la famosa disposizione contenuta nell’Articolo 45. La Costituente aveva già incluso un articolo di ordine generale che affermava “Ogni cittadino e ogni cittadina hanno gli stessi diritti e gli stessi doveri. Sono uguali davanti alla legge senza alcuna discriminazione” (Art. 20). La Tunisia, senza consacrare l’uguaglianza dei sessi, è dal 1956 il Paese arabo che concede più diritti alle donne. L’uomo rimane comunque privilegiato, soprattutto per quanto riguarda le eredità. La classe politica si è impegnata ad adottare la futura Legge Fondamentale prima del 14 Gennaio, 3° anniversario della rivoluzione del 2011. Se in una settimana, un terzo degli articoli è stato approvato, l’Assemblea deve però ora adottare a maggioranza dei due terzi i il testo intero della Costituzione. Se ciò non avvenisse dovrà essere organizzato un Referendum. Eletta nel 2011, l’Assemblea doveva portare a termine la sua missione in un anno, ma il procedimento è stato rallentato dal clima politico deleterio, la crescita di gruppi jihadisti armati e dai conflitti sociali. Questa giornata movimentata sul piano politico è coincisa con un contesto sociale teso. Diversi atti di violenza sono stati compiuti in diverse città negli ultimi giorni in seguito all’annuncio di nuove imposte.
La Sharia non sarà più contemplata, l’accusa di apostasia è ora vietata. L’Islam non sarà la fonte del Diritto e la libertà di coscienza viene protetta. I Tunisini con un minimo di violenza e molte discussioni si sono battuti per una Costituzione che ripudia l’oscurantismo e apre la porta alla speranza laica nel Mondo arabo. E’ vero che gli islamisti non hanno ancora detto l’ultima parola. Ma un passo alla volta, forse, è cominciato a soffiare il vento giusto.
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