Il vertice di Ginevra

Il primo incontro al vertice tra Biden e Putin si è svolto, a stare ai commenti dei due leader nelle conferenze stampa separate, in un clima, se non amichevole, certamente non ostile. Biden, che è giunto a Ginevra forte del rinnovato appoggio degli Alleati, aveva in qualche modo preparato questo clima esprimendosi nei confronti di Putin in modo rispettoso, definendolo “brillante”, “duro” e un “degno avversario”. Putin ha restituito il favore nella conferenza stampa elogiando il professionismo del Presidente USA e i suoi valori morali.

Qualche decisione positiva è uscita dalle quattro ore di dialogo, come il rinvio dei rispettivi Ambasciatori e la ripresa degli accordi sul disarmo, o il via libera americano al condotto di gas North Stream (che interessa non solo la Russia, ma anche la Germania). Sull’insieme delle questioni contenziose, non è dato sapere se e quali progressi siano stati compiuti. È più probabile che l’incontro sia servito piuttosto a una esposizione delle rispettive posizioni, in una maniera che ambedue i leader hanno definito positiva. Biden ha anche detto di credere che nessuno, neppure Putin, voglia una ritorno alla Guerra Fredda. Ma pensare che tutto è risolto è ovviamente molto, molto prematuro.

Le questioni aperte restano molte e serie: prima fra tutte la pressione militare esercitata dalla Russia ai confini dell’Ucraina e quindi dell’area orientale della NATO, in risposta a una supposta aggressività dell’Alleanza; in secondo luogo l’appoggio russo all’Iran. Un punto contenzioso sta anche nei recenti cyberattacchi russi ad obiettivi americani, Ovviamente Putin li ha negati, ma Biden è stato esplicito: gli Stati Uniti hanno “incomparabili” capacità di reagire sullo stesso terreno.

Ma anche gli interessi comuni tra Occidente e Russia non mancano: fra fronte insieme alla minaccia islamica alla nostra civiltà e, sullo sfondo, alla minaccia rappresentata dalla Cina tanto per gli Occidentali quanto, perlomeno a medio-lungo termine, per la stessa Russia, anche se i due regimi valorizzano al momento le proprie convergenze su alcuni temi internazionali; e vi è il comune interesse a combattere i cambiamenti climatici.

Nel primo quindicennio di questo secolo, era prevalsa l’idea che la Russia potesse essere poco a poco omologata nella normalità internazionale e nelle istituzioni principali che la reggono. Poi c’è stata la Crimea e la speranza è caduta. Gli studiosi della Russia e del suo regime ritengono quasi unanimemente che Putin aspiri soprattutto ad imporsi al rispetto occidentale, ma nessuno sa dire quale prezzo è disposto a pagare per questo. Non certo a rinunciare alle posizioni di forza acquisite nel Medio Oriente e altrove, né ad adottare una diversa politica nei confronti degli oppositori interni (Putin sa bene che, ad esempio, liberare Navalny gli varrebbe  il consenso occidentale, ma non è così che ragiona quel tipo di regime).

Conciliare divergenze e convergenze in un insieme di relazioni equilibrate e prevedibili è difficile ma necessario. Occorre, da parte della principale Potenza occidentale, un misto di tatto e di fermezza che Trump non aveva. Biden, finora, ha mostrato di possederli. Speriamo che l’incontro di Ginevra sia stato un primo passo nella buona direzione.

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