Pomeriggio in Tivvù

Qualche giorno fa ho passato un pomeriggio intero in casa. Avrei potuto fare mille cose ma non ne avevo voglia. E quindi ho acceso la tivvù e mi si è aperto un mondo. Intanto, una trasmissione su tardone e tardoni in cerca dell’anima gemella; una tipa di età imprecisata, agghindata e ben pettinata, siede su una sedia e riceve degli eventuali pretendenti. Una sfilza di ex belli ex brutti ex anonimi si slancia in voli descrittori con parole audaci a volte sottintesi o mezze frasi o ammiccamenti. Una cosa da bar di paese dove quelli che giocano a carte commentano, tra una briscola e l’altra, i sederi delle passanti o le tette della cassiera. Escono fuori cose che noi umani non abbiamo mai visto e nemmeno immaginato. Al colmo della tristezza ci sono gli opinionisti: gente del sindacato pettegoless che sciorina stili di vita esemplari e comportamenti etici.

Mi viene da pensare “da che pulpito!” ma poi mi ricordo che siamo in democrazia e quindi chiunque si esprime come vuole e, aggiungo, come può. Un grande grandissimo squallore. Ecco il risultato. Intanto nessuno ha ritegno; nella meravigliosa ebbrezza dell’apparire in tivvù, escono stili di vita a metà tra Jack lo Squartatore e il nonno di Heidi. Si confessano baci e abbracci, ci si sofferma su com’era il bacio, com’era il tocco e via dicendo. Nel tripudio delle pancere e dei Tena Lady ci si offre e ci si piglia, si commenta e si denigra ma soprattutto si fa una televisione da bar, senza offesa per i bar. Ma che vuol dire tutto ciò? Ma non si vergognano? Eppure, leggo che alcuni di questi personaggi sono diventati, appunto, personaggi. Gente strappata alle guardiole dei portieri o alle panchine dei parchi. Ma perché, mi chiedo?

Con buona pace della conduttrice che, seduta sulle scale fa da arbitro quando le cose degenerano o fanno finta di. Alla fine a cosa è servito guardarla? Sicuramente a nutrire una insana voglia di buco della serratura, a placare la sete di “facciamoci i fatti degli altri”; a rispolverare la solita vecchia storia dell’uomo che caccia, della donna che fa la preda ma consapevole.

Tutto in un tripudio di forfora malcelata e dentisti latitanti. E sguardi e parole e improperi e… basta.

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