Cronache dai Palazzi
Siamo all’alba di una nuova crisi. La guerra tra Russia e Ucraina è la nuova emergenza. “Il momento è grave, la guerra è in Europa”, ha sentenziato il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg. Una guerra, ribattezzata “la guerra di Putin”, combattuta con i carri armati come nel diciannovesimo secolo che fa paura a tutto l’Occidente. La pace dell’Europa è a rischio. Sono ore di terrore ed è il tempo dell’unità nazionale, europea e internazionale.
Il premier Draghi, con voce provata e commossa, si è definito “molto colpito”, assolutamente preoccupato per ciò che sta accadendo tra Russia e Ucraina. Il legame energetico con la Russia a causa del gas non deve impedire di pretendere “punizioni molto dure e severe”.
Ribadendo la vicinanza con gli Alleati Mario Draghi ha sottolineato: “Siamo completamente allineati alla Francia, alla Germania, alla Ue. Dobbiamo essere uniti, fermi, decisi e riaffermare il nostro pieno sostegno all’Ucraina” che è una nazione “amica” e, di fatto, è “un Paese europeo”, nonostante non faccia ancora parte dell’Unione a tutti gli effetti.
Per giorni il nostro presidente del Consiglio ha cercato un dialogo con Putin e dopo l’invasione gli ha espressamente richiesto di ritirare le truppe e di “mettere fine immediatamente allo spargimento di sangue”. Sull’altro fronte vi è il presidente ucraino in qualche modo amareggiato dalle forze europee e occidentali, dalle quali si è sentito forse abbandonato. Nel frattempo Putin ha chiesto all’esercito ucraino di eliminare il presidente e di prendere il potere, mentre Volodymyr Zelensky mercoledì sera poche ore prima dell’invasione, rivolgendosi ai russi, aveva dichiarato: “Siamo diversi, ma questo non è un motivo per essere nemici. Ascoltate la voce della ragione, il popolo ucraino vuole la pace, le autorità ucraine vogliono la pace, la vogliono e stanno facendo tutto il possibile per essa, ma se veniamo attaccati, se qualcuno tenta di portarci via la nostra terra, la nostra libertà, le nostre vite, ci difenderemo”. Di fronte alle accuse di filonazismo dei russi Zelensky ha sottolineato: “Vi hanno detto che siamo nazisti, ma come fa un popolo a essere nazista quando ha perso 8 milioni di vite nella vittoria contro il nazismo?”
Il premier Draghi ha condannato l’attacco russo definendolo “ingiustificato e ingiustificabile”. A ridosso del Comitato interministeriale per la sicurezza pubblica il presidente del Consiglio ha ribadito che l’Italia farà “tutto il necessario”, per difendere la “legittima sovranità” del popolo ucraino e, di concerto, per preservare la sicurezza dell’Europa. “Quanto succede in Ucraina riguarda tutti noi, il nostro vivere da liberi, la nostra democrazia”, ha affermato Draghi riferendosi al sistema di regole e di valori sui quali si fonda l’“integrità dell’ordine internazionale”, che l’invasione russa ha messo a repentaglio. “Ho sempre pensato che qualsiasi forma di dialogo dovesse essere sincero e soprattutto utile. Le azioni del governo russo lo rendono di fatto impossibile”, ha affermato il premier Draghi ribadendo che non si recherà a Mosca ma lavorerà con gli Alleati e, tra gli altri, Macron, Scholz, e Von der Leyen per “potenziare le misure di sicurezza sul fianco est dell’Alleanza”.
All’invasione dell’Ucraina la Nato ha risposto convocando un vertice di emergenza e inviando delle truppe nell’Est Europa. Invocando l’articolo 4 del Trattato dell’Alleanza Atlantica, che prevede consultazioni tra i 30 Stati membri nel caso in cui in cui uno di loro veda minacciata “la propria integrità territoriale, l’indipendenza politica o la sicurezza”, la Polonia e le tre repubbliche baltiche Lettonia, Estonia e Lituania hanno chiesto aiuto.
“Abbiamo tenuto consultazioni sotto l’articolo 4”, ha riferito il Consiglio del Nord Atlantico sottolineando: “Le nostre misure restano preventive, proporzionate e graduali”.
“La Russia ha minacciato la pace nel continente europeo”, ha affermato il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg nel vertice virtuale straordinario dei capi di Stato e di governo della Nato. “Mosca ha una grandissima responsabilità per questo spargimento di sangue deliberato e per questa invasione a lungo termine”, ha ammonito Stoltenberg aggiungendo che “la Nato condanna l’invasione russa dell’Ucraina nei termini più forti possibili. Questa è un’invasione deliberata, a sangue freddo e pianificata da tempo. Si tratta di una palese violazione del diritto internazionale e di una grave minaccia alla sicurezza euro-atlantica”.
A ridosso dell’invasione russa l’Alleanza Atlantica ha attivato il cosiddetto “Piano di difesa”, un livello di allerta inferiore di un solo grado a quello più elevato, ossia all’attacco ad uno dei Paesi alleati.
Non è comunque previsto nessun attacco militare diretto: “Non invieremo truppe in Ucraina e non lo stiamo pianificando”, ha ribadito il segretario generale. La Nato si muoverà sul fronte orientale, da Bucarest fino a Tallin. Cento jet e 120 navi stanno monitorando i confini dell’Alleanza. Diversi aerei della Nato Early Warning & Control Force sono partiti dalla base tedesca Geilenkirchen per la ricognizione dei cieli della zona Est dove “molti Paesi hanno inviato le loro truppe”, ha ricordato Stoltenberg. Truppe americane, inglesi e tedesche stazionano nel Mar Nero e nel Mar Baltico e anche l’Italia è pronta a fare la propria parte.
L’Unione europea ha annunciato un nuovo “pacchetto di sanzioni massicce e mirate” con le quali colpire i “settori strategici dell’economia russa”. Rincarando la dose, il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha affermato: “Con il G7 ci siamo accordati perché le misure siano devastanti”.
A proposito dell’esclusione della Russia dal sistema internazionale di pagamenti Swift, escludendo così le banche russe dalle transazioni finanziarie internazionali, i Paesi del G7 e i leader Ue non sono tutti d’accordo. Germania e Italia hanno manifestato riserve insieme a Cipro e Ungheria, in primo luogo per quanto riguarda gli scambi commerciali e le modalità di pagamento del gas. Essere escluse dal circuito Swift per le banche russe significa non poter muovere più denaro in entrata o in uscita dal Paese. “Sta ai leader Ue decidere”, ha affermato l’Alto rappresentante Ue Josep Borrell.
Per la presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, occorre adottare “sanzioni rapide e severe” ed inoltre “è ora di farla finita con il fenomeno dei passaporti d’oro” ai russi per la cittadinanza europea ha ammonito Metsola. In definitiva, secondo il premier sloveno Janez Jansa “la più importante decisione da prendere è dare all’Ucraina una vera prospettiva europea”, un progetto che dovrebbe diventare realtà entro il 2030 a patto che sussistano le condizioni necessarie.
Si teme che non sarà una guerra lampo con un impatto molto duro sulla crisi economica: “Potrebbe durare a lungo dobbiamo essere preparati”. Il nostro governo, ha dichiarato il premier Draghi, lavorerà “senza sosta” per cercare di risolvere la crisi. Martedì il presidente del Consiglio sarà in Senato a Palazzo Madama e a Montecitorio. Il premier conta di ottenere un mandato pieno da parte delle forze politiche, in primo luogo per quanto riguarda l’aumento delle truppe nei Paesi dell’Est.
La preoccupazione per un’escalation della crisi è emersa anche all’interno del Consiglio supremo di difesa presieduto dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Al centro del dibattito l’estensione ad Est del conflitto, le forze da dispiegare a sostegno della crisi, circa 1500 uomini saranno messi “nella disponibilità” del comando Atlantico per essere impiegate nelle zone di confine dei Paesi alleati. Ed infine un eventuale “piano B” sull’energia con l’obiettivo di impiegare il gas liquido americano e qatarino al posto del gas russo; sul fronte nazionale si prevede inoltre un incremento delle capacità di stoccaggio.
Anche l’Italia dovrà affrontare un periodo che Draghi ha definito “grave e per nulla breve”, un periodo che genererà “molte criticità” per il Paese; sul fronte economico-finanziario si prevede un duro impatto dell’inflazione sull’economia reale che non farà altro che rallentare la ripresa già piuttosto complicata. Occorrerà quindi fronteggiare una “potenziale crisi” del sistema economico con delle misure che dovranno essere individuate in un prossimo futuro per nulla lontano.
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