Italia delle Regioni

La Conferenza delle Regioni e delle Province autonome ha approvato un documento di proposte per compensare gli effetti della crisi Ucraina-Russia sul comparto agricolo, agroalimentare e della pesca, approvato nella seduta della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome del 16 marzo 2022. Il testo (che si riporta di seguito) è stato poi inviato al Ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali, Stefano Patuanelli che tra l’altro aveva avuto modo di confrontarsi nella sede della Conferenza delle Regioni.

Il comparto agricolo ed agroalimentare italiano che intravvedeva primi segnali di ripresa si è trovato in questo inizio di 2022 a fare i conti con una crisi generalizzata dovuta all’incremento dei costi di produzione, principalmente collegato ai costi energetici e delle materie prime, aggravata dal conflitto apertosi tra Russia e Ucraina.

Il conflitto si è inserito in un contesto di turbolenza dei mercati delle commodities (cereali, oleoproteaginose) paragonabile a quello della crisi del 2008; turbolenze originate da più cause di natura politica, congiunturale e anche di tipo speculativo, che rendono l’Italia estremamente vulnerabile per il grado di dipendenza dall’estero per gli approvvigionamenti dei principali cereali (grano e mais in particolare), nonché della soia e del girasole. Tra l’altro il perdurare delle ostilità con il blocco dell’export di fertilizzanti e di cereali da parte di Russia, Ungheria e Bulgaria, i mancati raccolti in Ucraina, l’assenza di mangimi, rischia di determinare una vera e propria crisi alimentare nei Paesi del Mediterraneo che dipendono in modo netto dal grano prodotto in Ucraina, e di innescare un effetto domino su tutto il settore agroalimentare.

L’Ucraina è il quarto produttore al mondo di cereali e importante fornitore per l’Italia di mais, soia e grano, alimentando rispettivamente le filiere zootecnica e della pasta e dei prodotti da forno. Mais e soia sono presenti in tutte le razioni zootecniche per bovini da latte, da carne, suini e pollame da carne o ovaiole. La mancanza di queste tre importanti commodities rischia di impattare sia sulle produzioni agroalimentari d’eccellenza (pasta, salumi, formaggi, ecc), ma anche sulle produzioni comuni di carne, latte e pane. La mancata produzione ucraina 2022 genererà una fortissima penuria sia sul mercato mondiale e sia nei mercati di riferimento dell’Ucraina, tra i quali quello italiano.

Nelle intenzioni della Commissione Europea, la strategia della Politica Agricola Comune (PAC), il Green Deal (l’accordo per l’ambiente orientato alla neutralità carbonica) e la strategia Farm to Fork, spingendo a ridurre l’uso di fertilizzanti e finanziando prodotti alternativi sostenibili attraverso la riduzione dell’uso di presidi fitosanitari e le produzioni biologiche, conterrebbero già le risposte adatte a risolvere la crisi alimentare, senza rinunciare alla tutela ambientale. Purtroppo, la situazione è ben diversa, come dimostrato da diversi studi in materia: la politica di incentivo a sistemi agricoli poco produttivi e economicamente insostenibili va riscritta. Questa crisi ha cancellato tutte le previsioni di un graduale ritorno alla normalità dopo la pandemia, introducendo nuovi elementi di instabilità economica e l’aumento generalizzato di tutte le materie prime e dell’energia. Oltre a mettere a rischio la sicurezza alimentare, sta progressivamente e rapidamente erodendo la redditività dell’attività economica su tutta la filiera produttiva ma, in particolare, dell’anello più debole minandone la sopravvivenza.

Il periodo delle semine è imminente e la stagione non va persa per limitare i danni. Per rendere effettiva la possibilità di seminare sulle superfici rese disponibili è anche necessario adottare azioni per ridurre i costi anche con interventi su alcune norme in vigore.

In  ambito Anci Associazione dei Comuni Italiani, nel corso del lancio dell’Anno europeo dei giovani, che si è tenuto il 24 marzo scorso all’Ara Pacis di Roma, alla presenza della Ministra per le politiche giovanili, Fabiana Dadone, e della Commissaria europea per l’Innovazione, la Ricerca, la Cultura, l’Istruzione e la Gioventù, Mariya Gabriel, è stata  annunciata la pubblicazione della manifestazione d’interesse direttamente rivolta ai Comuni, per rafforzare iniziative che siano in grado di far emergere, ingaggiare e attivare i giovani che non lavorano, non studiano e non frequentano corsi di formazione. La ministra Fabiana Dadone: “Stiamo chiedendo ai Comuni di seguire la metodologia che abbiamo messo a punto nel recente Piano NEET per avvicinare il più possibile le politiche attive ai territori. Per farlo, collaboreremo in modo costruttivo con ANCI e con i Comuni stessi, affinché sia mantenuto per un verso il quadro unitario dell’intervento e per l’altro sia garantita quella flessibilità necessaria perché i singoli progetti si adattino alle diverse realtà locali.

Il presidente dell’Anci Antonio Decaro ha commentato: “Certamente il blocco generale determinato dalle restrizioni legate all’emergenza pandemica non ha aiutato quei percorsi di inserimento socio-lavorativo che si stavano avviando coinvolgendo quella fascia di popolazione identificata con l’acronimo NEET. Purtroppo, in questi due anni non solo sono aumentati i giovani che non lavorano, ma le condizioni di isolamento psico-sociale hanno determinato una condizione ancora più scoraggiante per chi è fuori da qualsiasi contesto socio-lavorativo”.

Purtroppo, dopo la Turchia (33,6%), il Montenegro (28,6%) e la Macedonia (27,6%), nel 2020 l’Italia è il Paese con il maggior tasso di NEET in Europa: il 25,1% dei giovani italiani tra i 15 e i 34 anni (1 su 4) non lavora, né studia, né è coinvolto in un percorso formativo. Per questo motivo lo scorso 19 gennaio è stato adottato dal governo un PIANO NEET, con decreto del Ministro per le Politiche Giovanili di concerto con il Ministro del Lavoro e delle Politiche sociali. In questo ambito Anci, d’intesa con la Ministra Fabiana Dadone, hanno lanciato manifestazione di interesse per intercettare tutti quei Comuni che hanno già, in precedenza, lavorato sui giovani in condizione di NEET o comunque attivato percorsi di accompagnamento, rilevando l’urgenza del fenomeno su proprio territorio, per creare un elenco di enti che parteciperanno ad un percorso formativo e di accompagnamento che punta ad innalzare la capacità progettuale dell’ente e a definire i modelli di intervento per coinvolgere maggiormente i giovani NEET. Questo percorso permetterà di “mappare e attivare” i giovani in condizione di NEET, per poi aver la possibilità di partecipare ad un successivo avviso pubblico per progetti d’intervento mirati a questo target.

Quando si parla di rigenerazione urbana o rivitalizzazione dei borghi dovremmo sempre pensare all’impatto sui luoghi di azione in grado di includere anche i giovani con minori opportunità. Solo in questo modo avremo la certezza di realizzare appieno gli obiettivi del Next Generation.

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