I dialoghisti
Mentre si moltiplicano le immagini degli orrori perpetrati dai russi in Ucraina, c’è ancora chi insiste per “il dialogo” ai fini della pace, opponendosi alla fornitura di aiuti militari all’Ucraina. Non metterebbe conto di occuparsene, se fosse solo Salvini, ma ho ascoltato in una puntata di Porta a Porta un generale, un certo Bertolini, affermarlo con bella jattanza, devo dire subito redarguito da Vespa. Non parliamo dell’irresponsabile Orsini e delle poche, dementi no-vax per cui gli orrori sono tutti una montatura.
Nell’Unione Europea, c’è Orban, che nega sanzioni serie e vieta il passaggio di armi sul territorio ungherese. In realtà, siamo onesti, neppure l’estrema destra è tutta “dialoghista.” In Francia, Marine Le Pen chiede un processo a Putin per crimini di guerra e l’arresto degli acquisti di gas russo. E poi il Premier polacco Morawiecki, finora un riferimento certo dei nostri destroidi, ha accusato violentemente il Presidente francese Macron perché “parla con Putin”. Accusa ingiusta e, come ha detto Macron, scandalosa: lui ha cercato prima ancora dell’invasione di fermare il conflitto e, dopo, si è adoperato per i corridoi umanitari. Va da sé che il polacco lo ha attaccato per favorire la sua amica e alleata Marine Le Pen, che infatti è ormai a pochissimi punti da Macron nei sondaggi e rischia di vincere al secondo turno.
Salvini dovrebbe rifletterci, se non altro per capire dove va l’opinione generale. Tenendo presente una verità assoluta: per dialogare bisogna essere almeno in due, e l’interlocutore deve dimostrare almeno una certa disponibilità a discutere. Con Putin hanno provato a parlare in molti, da Macron a Scholtz, da Naftali Bennett a Erdogan, dal Presidente finlandese a Mario Draghi e tutti, tutti, si sono scontrati con un muro. Un muro di intolleranza e di superbia.
Il momento del dialogo, cioè della diplomazia, potrà e forse dovrà prima o poi arrivare, ma per arrivarci bisogna che la Russia capisca che non è facile piegare i fieri ucraini e che il costo della guerra si fa, anche per lei, troppo alto.
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