Cronache dai Palazzi

In arrivo nuove sanzioni per il Cremlino mentre le stragi di guerra continuano ad imperversare tra i civili in Ucraina. Persone che cercano di scappare dall’orrore dei bombardamenti e che vengono colpite a bruciapelo dai missili.

“Ci servono armi, armi, armi. Sono stato chiaro con i partner della Nato”, ha affermato il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba che ha partecipato alla riunione Nato dei ministri degli Esteri a Bruxelles. “O ci aiutate ora, nel giro di pochi giorni, oppure sarà troppo tardi”, ha ammonito il ministro Kuleba spiegando le possibili evoluzioni dei prossimi giorni: “Nel Donbass si prepara un conflitto che purtroppo vi ricorderà la Seconda guerra mondiale. La Russia schiererà migliaia di tank, aerei, artiglieria. Ecco perché non ci potete dire che ci sono delle procedure da seguire. Molti civili moriranno, se farete troppo tardi”. Il ministro ucraino si dichiara comunque “moderatamente ottimista sull’esito dei negoziati” in seno alla Nato, pur ribadendo la necessità, da parte di Kiev, di ricevere aerei, artiglieria pesante, tank. Di conseguenza il segretario di Stato americano, Antony Blinken, che ha incontrato Kuleba, riassumendo la linea della Casa Bianca ha spiegato che “gli ucraini hanno già e continueranno ad avere ciò che occorre per difendersi. Un concetto alla base del comunicato finale del G7 che si è riunito a livello di ministri degli Esteri a Bruxelles. Nel frattempo l’Assemblea dell’Onu ha accolto la mozione degli Stati Uniti per espellere la Russia dal Consiglio dei diritti umani, una decisione definita “illegale” dal ministero degli Esteri di Mosca.

Nel frattempo l’Unione europea si appresta a varare il quinto pacchetto di sanzioni, tra cui il blocco dell’import russo di carbone e altri prodotti tra cui legno, cemento e liquori del valore di circa 5,5 miliardi; divieto di export dall’Ue di prodotti high-tech per circa 10 miliardi. Ed ancora il blocco alle transazioni con l’Ue per quattro banche. Dopodiché, la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha annunciato che il prossimo obiettivo è colpire il petrolio russo: “Stiamo già lavorando molto duramente al prossimo pacchetto di sanzioni. Continuiamo a preparare con gli Stati membri il prossimo passo, e al momento stiamo guardando al petrolio per essere in grado di preparare una graduale eliminazione del petrolio”, ha affermato la presidente von der Leyen. Nei giorni che seguiranno occorrerà inoltre prendere delle decisioni a proposito del gas prodotto da Mosca. Il Senato americano ha a sua volta votato all’unanimità, democratici e repubblicani, un disegno di legge per cancellare i rapporti commerciali con la Russia.

A proposito di gas russo il presidente del Consiglio Mario Draghi ne ha discusso con il premier olandese Mark Rutte, proponendo nello specifico un Recovery plan per i costi della guerra, che “si aggiungono agli investimenti per la transizione ecologica, la transizione digitale, la difesa comune: queste spese sono insostenibili per qualsiasi bilancio nazionale, dobbiamo trovare nuovi strumenti per affrontarle”.

In discussione vi sono le politiche energetiche che dovranno essere concretizzate nei prossimi anni, la necessaria diversificazione delle fonti, e le conseguenze strutturali della guerra. La questione del gas russo rappresenta di certo il cuore del dibattito odierno, una battaglia che l’Italia ha lanciato e che l’Olanda, come la Germania, considera una misura da prendere in considerazione ma con le pinze: “Se la misura funziona decideremo, non ne facciamo una questione ideologica, ma pragmatica, esamineremo pro e contro e decideremo”. Per Rutte si tratta comunque di una misura che “ha dei rischi”.

Il premier Draghi per ora si è dichiarato soddisfatto del confronto avuto con il premier olandese pur non essendo “riuscito ancora a convincerlo”. Nonostante tutto “lui ha fatto un passo fondamentale, mi ha assicurato che non c’ è nessuna prevenzione”, ha affermato Draghi riferendosi a Rutte. A proposito del price cap “acquistando a questi prezzi stiamo finanziando indirettamente la guerra della Russia”, ha affermato il premier italiano, e “di indecente ci sono solo i massacri che vediamo ogni giorno”, ha ammonito Draghi riferendosi nello specifico al giudizio del Cremlino che ha definito “indecenti” le sanzioni destinate alla Russia.

Sul fronte interno, il nuovo Def, il Documento di economia e finanza, prevede altri 5 miliardi di euro a favore di famiglie e imprese. Spiegando in conferenza stampa le misure approvate, il premier Mario Draghi ha affermato che “non bisogna drammatizzare la situazione, ma occorre essere realisti, è chiaro che la guerra ha causato un peggioramento delle prospettive di crescita. Consumatori e imprese vedono oggi un futuro meno positivo, ma faremo tutto il necessario per aiutare famiglie e imprese”, ha assicurato il capo del governo.

Nonostante lo scenario economico non sia dei migliori, occorre avere fiducia e soprattutto trasmettere fiducia: “Una cosa fondamentale è il messaggio che il governo e in generale la maggioranza devono dare in termini di fiducia che promana dal governo e dal Parlamento”, ha ammonito Draghi. In sostanza nonostante le difficoltà, ora anche l’aumento dei prezzi dell’energia, il rialzo dell’inflazione e i diversi fronti di crisi, “la governabilità non deve essere compromessa e si esprime con decisione e unità di intenti, che è quello che vogliono vedere i cittadini: fra la riaffermazione dei vari partiti e l’unità di intenti sono sicuro che i cittadini scelgono la seconda”, ha affermato il premier Draghi.

In pratica le diverse opinioni tra i partiti, le critiche, il dibattito, sono tutti elementi leciti ma occorre evitare gli eccessi e, soprattutto, occorre agire con “realismo” rispettando il “dovere delle istituzioni di dare una risposta ai tanti bisogni”. Il “disagio sociale” è evidente e il governo dichiara: “Siamo pronti ad intervenire”, sia sul fronte nazionale sia sul fronte europeo, dove “tutti siamo a lavoro per rispondere ad uno choc comune”, ha ribadito il presidente del Consiglio.

Alla fine lo “scostamento di bilancio” richiesto da diverse componenti della maggioranza non sarà applicato anche se “in prospettiva” potrebbe rivelarsi “inevitabile”. Come precisato da Mario Draghi e dal ministro dell’Economia Daniele Franco non è comunque il Def la sede per appesantire il deficit, per di più in un contesto aggravato dalle conseguenze della guerra in Ucraina. “Lo scostamento non può essere la prima scelta – ha ammonito il presidente del Consiglio -. Sarebbe un segnale pessimo, per la Ue e per i mercati. Farebbe ripartire i tassi di interesse”.

In un’ottica di “unità di intenti” le varie formazioni politiche dovrebbero andare oltre la “riaffermazione dell’identità dei partiti” per poter concretizzare riforme essenziali per il Paese, come la riforma della giustizia e la delega fiscale. A proposito di giustizia, Draghi ha ricordato ad esempio che il sorteggio “temperato” dei membri della Corte costituzionale, avanzato da Lega, Forza Italia e Italia viva, è stato ritenuto incostituzionale dalla ministra Cartabia e diversi giuristi. Mentre a proposito di delega fiscale “il governo non ha alcuna intenzione di aumentare le tasse. Il governo non tocca le case degli italiani”, assicura Palazzo Chigi ribadendo che “il presidente Draghi ha dichiarato più volte questo impegno sin dall’inizio del suo mandato, in Parlamento, in incontri pubblici con il mondo imprenditoriale e industriale, ai vertici internazionali e anche nei vari confronti con i leader delle forze di maggioranza”.

La bagarre in commissione Finanze sul tema della delega fiscale ha però sollevato un polverone. Forza Italia, Lega e Fratelli di Italia si sono opposti di fronte ad un eventuale potenziamento delle imposte. “Non vogliamo una riforma del catasto che prefiguri nuove tasse sulla casa”, ha affermato il vicepresidente forzista Antonio Tajani. E anche per Matteo Salvini “aiutare gli italiani significa non tassarli”.

A proposito di sistema economico e di crescita, e superando lo scenario attuale, per il segretario del Partito democratico, Enrico Letta, occorrerebbe instaurare “un patto con il Paese in cui si possa mettere in campo un progetto di redistribuzione e mettere in campo, con un mandato elettorale, politiche di redistribuzione. Partendo dalle disuguaglianze che esistono, da chi paga le tasse e chi non le paga”.

In definitiva, e in questo frangente, il governo ha a sua volta annunciato di impegnarsi per fare “tutto il necessario” per alleviare le perdite dovute alla crisi bellica, che tra l’altro è arrivata subito dopo la crisi pandemica sommandosi a quest’ultima. Una sorta di nuovo whatever it takes per lenire la perdita del potere di acquisto da parte degli italiani e, nonostante le ingenti risorse economiche messe in campo a ridosso della pandemia, non si esclude la possibilità di ricercare ulteriori “margini finanziari” in sede europea.

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