Daniel Lumera: Festival dell’Italia Gentile
Firenze torna a essere “capitale” della Gentilezza. Ha preso il via il 17 maggio, fino al 23 maggio, il Festival dell’Italia Gentile, con eventi diffusi in tutti e cinque i quartieri e a Palazzo Vecchio. Nell’occasione abbiamo intervistato Daniel Lumera, biologo naturalista, docente e riferimento internazionale nell’area delle scienze del benessere, della qualità della vita e nella pratica della meditazione, che ha studiato e approfondito con Anthony Elenjimittam, discepolo diretto di Gandhi. È autore bestseller di La cura del perdono (Mondadori, 2016), coautore di Ventuno giorni per rinascere (Mondadori, 2018) e La via della leggerezza (Mondadori, 2019) e, insieme a Immaculata De Vivo, di Biologia della gentilezza (Mondadori, 2020), La lezione della farfalla (Mondadori, 2021) ed Ecologia Interiore (Mondadori, 2022). È ideatore del metodo My Life Design®, il disegno consapevole della propria vita personale, professionale, sociale, una metodologia applicata a livello internazionale in aziende pubbliche e private, al sistema scolastico, penitenziario, sanitario e nell’accompagnamento al morente. È inoltre fondatore dell’Associazione My Life Design Onlus che declina il metodo in progetti ad alto impatto sociale, come la Giornata Internazionale del Perdono, che nelle ultime tre edizioni ha ricevuto la Medaglia del Presidente della Repubblica italiana, e del Movimento Italia Gentile e la sua espressione internazionale, l’International Kindness Movement, volti a promuovere i valori di gentilezza, pace e cooperazione a livello globale.
Buongiorno dott. Lumera, siamo alla seconda edizione di questo Festival dell’Italia Gentile; che cosa si intende per “gentilezza” nel XXI secolo? Provocatoriamente potrei chiederle che pare quasi di avvertire quasi un sapore rinascimentale, non è fuori moda oggi?
Al contrario. La gentilezza è un tema molto attuale proprio per le recenti scoperte delle neuroscienze e, precisamente, grazie allo studio effettuato sui telomeri, che ha dimostrato come la gentilezza sia una medicina naturale per la longevità e la salute. Stiamo parlando di un costrutto scientificamente quantificabile, per questo è quanto mai attuale, in un periodo in cui dobbiamo approfondire il tema delle scienze del benessere e della qualità della vita per poter vivere, sopravvivere e prosperare su questo pianeta. Dobbiamo riscoprire tutti quei valori che le neuroscienze moderne stanno dimostrando non solo essere, come ad esempio la gentilezza, una questione morale, sociale, etica, esistenziale, spirituale, ma un vero e proprio imperativo biologico. Ma per gentilezza cosa si intende? Non è un comportamento esteriore o semplicemente avere buone maniere. È, invece, un processo inclusivo che presuppone empatia, compassione, cura dell’altro. Il riconoscimento del valore altrui, anche nel dolore e nel disagio, e la nostra capacità di prenderci cura del prossimo, sentendo che l’altro è un aspetto intimo di noi stessi, riscoprendo un profondo sentimento di fratellanza e di appartenenza alla vita. La gentilezza, quindi, è quella caratteristica che possiamo sviluppare che ci permette di prenderci cura dell’altro come se fosse un membro della nostra famiglia. E di questi tempi in cui c’è un linguaggio politico, mediatico e sociale molto violento, che crea consenso e senso di appartenenza attraverso la colpevolizzazione, l’esclusione, la creazione di un nemico, parlare di gentilezza è quanto mai necessario e provocatorio. È, infatti, un processo che crea senso di identità, appartenenza e consenso a partire dalla cura dell’altro e non dalla sua discriminazione.
Quali obiettivi intende raggiungere il Festival dell’Italia Gentile?
Gli obiettivi del Festival sono molto chiari. Innanzitutto, vuole diffondere il valore della gentilezza per il bene, la salute e l’equilibrio di tutta la comunità. Poi, vuole trasformare questo valore in progetti sociali concreti che tocchino l’educazione, la sanità, la politica, ossia tutti gli aspetti principali del processo di trasformazione sociale. In terzo luogo, vuol far dialogare tutti gli ambiti del sapere umano, quindi declinare la gentilezza nella scienza, nell’economia, nelle relazioni, nella spiritualità, nell’educazione, nella sanità… ossia in quegli aspetti dell’esperienza umana che hanno necessità di riscoprire questi valori e di poterli celebrare e declinare. Altro obiettivo del Festival è, chiaramente, attivare un processo di trasformazione sociale nel territorio di Firenze e della Toscana. L’intento è che sia un laboratorio esperienziale in grado di creare un modello internazionale replicabile, anche sulla base dei dati delle rilevazioni scientifiche che andranno a misurare il benessere che si genera a partire da questa esperienza. Il Festival non è un atto a sé stante, un punto di arrivo. Anzi, ispira tutta una serie di azioni e progetti, come ad esempio attività nelle scuole oppure, ricordo dalla prima edizione, nell’ospedale pediatrico Meyer il primo Master sulla gentilezza. E tutta una serie di iniziative culturali e sociali durante tutto l’anno, che vengono raccontate poi durante il festival. Quindi è in realtà un laboratorio di valori.
La curiosità sale guardando il panel degli ospiti, epidemiologi, WWF, si va dalle malattie alla difesa degli animali, possiamo trovare, e necessita, gentilezza in tutti gli ambiti?
La gentilezza è un valore trasversale che tocca tutti gli ambiti e le dimensioni dell’esperienza umana. Innanzitutto, è un valore che si deve sperimentare a livello intrapersonale: è la gentilezza verso sé stessi, che consiste nel rispettare i propri ritmi, nell’essere capaci di scoprire i propri talenti, le proprie virtù, la propria vocazione, di rispettare e valorizzare la propria unicità, di avere il coraggio non solo di scoprirla, ma anche di seguirla. Poi si passa a una dimensione interpersonale: la gentilezza nelle relazioni e nella comunicazione verbale e non verbale; i nostri gesti e le nostre azioni devono essere gentili nella costruzione di relazioni felici e consapevoli. E poi c’è l’ambito professionale. Proprio su questo punto, quest’anno, verrà presentato al Festival il primo test psicometrico che abbiamo elaborato insieme a Giunti Psychometrics e Guido Stratta, direttore delle risorse umane di Enel, affinché Enel sia un punto di riferimento come azienda gentile. Da qui questo test potrà essere applicato anche sul territorio. Il test vuole dimostrare che la gentilezza esiste, e un modello formativo sulla gentilezza e una leadership gentile aumentano la produttività al lavoro. Quindi la gentilezza si trasforma anche in un qualcosa di utile per la nostra prosperità ed entra di fatto nel mondo dell’economia. Infine, c’è la dimensione collettiva della gentilezza. La gentilezza ha un andamento virale, è contagiosa. Vedere un atto gentile, compierlo o riceverlo fa scatenare in noi, secondo gli studi di Harvard, una vera e propria chimica della gentilezza che crea benessere, qualità della vita e rallenta i processi di infiammazione e di invecchiamento, migliora il tono dell’umore e agisce sulla solitudine e sull’isolamento sociale. Tutti temi molto attuali.
La scelta di Firenze come sede del Festival quale significato porta?
Firenze è stata una delle città che fin da subito ha accolto l’innovazione di questo filone di ricerca, che unisce antichi valori con le neuroscienze moderne, e ha voluto approfondirne la sua applicazione al processo di trasformazione sociale. Firenze ha, quindi, sposato la continuità nell’innovazione, un’innovazione che non dimentica il suo passato, ma che è capace di valorizzarlo e di rendere gli antichi saperi, le antiche conoscenze, le antiche culture e i loro valori quanto mai moderni e necessari proprio alla sopravvivenza della specie umana. Inoltre, abbiamo trovato nella vicesindaca Alessia Bettini una grandissima sensibilità verso tutti i valori femminili che sono gentilezza, compassione, empatia, perdono, gratitudine, e un altrettanto grande volontà di renderli pragmatici e applicabili alla vita quotidiana per il benessere della comunità.
A margine, la decisione di trasformare il Festival in modo diffuso, riempiendo di gentilezza tanti angoli della città, è un valore aggiunto?
È assolutamente un valore aggiunto il fatto che quest’anno si sia puntato sulla creazione di una rete territoriale, declinando il valore della gentilezza in tutti quegli ambiti territoriali piccoli e grandi che sono entrati in un processo creativo, valorizzandone le caratteristiche di unicità e facendo proprio il valore della gentilezza attraverso progetti concreti. Il fatto che quest’anno tanti punti e tante realtà della città e del territorio stiano partecipando al Festival, vuol dire che l’intenzione è di diramare il valore della gentilezza in tutti i livelli dell’espressione sociale, ed entrare veramente in maniera concreta nel territorio, coinvolgendo quante più persone possibili. È un segnale assolutamente positivo.
Lei è ideatore del metodo My Life Design®, vuole spiegare di cosa si tratta e quali benefici può portare la sua adozione?
Il metodo My Life Design appartiene alle scienze del benessere e della qualità della vita. È un modello formativo che è stato adottato in carceri, scuole, nella formazione del personale medico e sanitario, in ospedali e in tante formazioni, anche aziendali. Si basa, in buona sostanza, su un’educazione alla consapevolezza; quindi, su valori che riguardano la qualità della nostra vita e la nostra traiettoria personale e professionale, in modo che la nostra esistenza possa avere un significato valoriale profondo. Il metodo consiste nella ricerca del significato, dello scopo più elevato della vita, e nella sua declinazione nella nostra quotidianità. Unisce valori delle tradizioni sapienziali antiche con le ricerche neuroscientifiche moderne, ed è incentrato sui pilastri e sui concetti della responsabilità, della felicità, della consapevolezza, dell’interconnessione e dell’interdipendenza di tutte le forme di vita. Queste sono le chiavi del metodo, che poi, appunto, si declina in un laboratorio di valori che include la gentilezza, la gratitudine, l’ottimismo, la compassione, il perdono e molti altri.
Quali altri progetti ha in cantiere per il dopo festival?
Dopo il Festival, innanzitutto, si lavorerà fin da subito alla sua terza edizione, che vuole avere una dimensione internazionale più marcata. Vogliamo creare dei ponti con le città gentili che stanno nascendo in Spagna, Europa e America Latina, e dare circolarità alle buone pratiche in base a quella che è l’esperienza di ciascuno di questi luoghi. Poi, tra gli altri progetti, intendiamo ampliare la linea sociale relativa alle carceri, avviando una sperimentazione scientifica all’interno degli istituti penitenziari, finalizzata soprattutto al recupero e al reinserimento delle persone detenute. Altri progetti riguardano gli ospedali: vorremmo potenziare l’azione formativa all’interno dei master universitari in ambito sanitario. Un ulteriore progetto è relativo alle aziende. Vogliamo realizzare diversi test psicometrici sul valore della gentilezza in tantissime realtà aziendali, diffondendo il concetto di leadership gentile. E, infine, sto seguendo personalmente lo sviluppo di un centro immerso nella natura in Sardegna, un centro di ricerca e di cultura internazionale che ha proprio come scopo, attraverso un cammino di valori, di potenziare il benessere e la qualità della vita, a partire dall’alimentazione, dal movimento fisico, dalla pratica della meditazione, allo sviluppo di relazioni consapevoli e progetti che siano socialmente validi e benefici.
[NdR: si ringrazia Tania Cefis Ufficio Stampa per l’assistenza e disponibilità]
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