Italia delle Regioni

In materia di Bioeconomia sono state formulate alcune proposte per lo sviluppo delle filiere. La Conferenza delle Regioni e delle Province autonome ha approvato recentemente un documento sulle Filiere della Bioeconomia contenente alcune proposte a sostegno dei processi innovativi e per lo sviluppo di politiche di filiera. Il testo è stato poi inviato dal Presidente Massimiliano Fedriga ad Andrea Lenzi (Presidente del Gruppo coordinamento nazionale Bioeconomia) e a Fabio Fava (Coordinatore Scientifico del Gruppo coordinamento nazionale Bioeconomia).

“Nella prospettiva della transizione ecologica ed ambientale dell’economia contemporanea – si legge nel Documento sulle filiere della bioeconomia – il tema delle politiche pubbliche finalizzate a determinare cambiamenti strutturali nel sistema produttivo assume la connotazione caratterizzante la definizione di politiche industriali. Accanto infatti alle politiche industriali, finalizzate a superare nodi strutturali del sistema produttivo nazionale ed intervenire a compensare il gap in termini di produttività attraverso azioni sulle infrastrutture materiali ed immateriali del sistema paese, emerge un fenomeno nuovo e contemporaneo, rappresentato dall’impatto che i paradigmi dell’economia circolare e della bioeconomia possono generare sul sistema economico, valorizzandone altresì gli aspetti di sostenibilità sociale ed ambientale intrinsecamente connotati nel concetto stesso di bioeconomia circolare”.

Naturalmente “esistono diverse concezioni ed approcci al tema delle filiere ma, come prima ipotesi, la filiera (agroalimentare, industriale, tecnologica) potrebbe essere intesa come un sistema che comprende attività, tecnologie, risorse ed organizzazioni che concorrono alla creazione, trasformazione, distribuzione, commercializzazione e fornitura di un prodotto. La filiera nella sua accezione generale comprende tutte quelle funzioni, attuate sia all’interno che all’esterno di un’azienda, che consentono alla catena del valore di fornire prodotti e servizi, mentre la filiera produttiva o tecnologico-produttiva è intesa come la sequenza delle lavorazioni effettuate in successione, al fine di trasformare le materie prime in un prodotto finito”. Oggi “nella moderna strategia d’impresa la filiera assume ad ogni modo sempre più la connotazione di un vero e proprio ecosistema, con una combinazione di decisioni e di soggetti coinvolti e riverberi sempre più marcati in ambito economico, sociale e ambientale”.

Secondo le Regioni, considerando l’importanza del settore, “è doveroso pensare a quali azioni possano concorrere a sostegno dei processi innovativi e allo sviluppo di politiche di filiera delle biomasse e non solo, e quali elementi specifici debbano essere rafforzati nei diversi contesti”.

“Appare in questo senso opportuno guardare alla prospettiva di un sistema di politiche ed interventi pubblici, anche a carattere normativo, che siano convergenti sia sul piano nazionale che regionale finalizzato ad: a) individuare aree tecnologiche strategiche di rilievo nazionale (es. biomateriali innovativi, biocombustibili, biofertilizzanti, bioplastiche, biolubrificanti, biofitosanitari) su cui il sistema Italia può disporre di know-how, player ed in genere di vantaggi competitivi in grado di coinvolgere sistemi di imprese a partire dal settore primario in grado di generare nuovi prodotti/ processi produttivi per favorire la riconversione industriale di interi comparti manifatturieri; b) attivare in modo trasversale politiche in grado di indurre l’integrazione di parti e componenti, ovvero l’utilizzazione di elementi complementari fortemente caratterizzate in termini “bio”, come su indicato, su parte significativa del sistema produttivo nazionale; c) rafforzare le filiere strutturate ed i comparti che, come nel caso dell’agri-food e del legno, sono per le loro caratteristiche strutturali già oggi ricomprese nell’ambito della bioeconomia, per ampliarne il potenziale di sostenibilità; d) sviluppare elementi e valori quali la circolarità, la creazione di nuovi prodotti ed uso del sottoprodotto/scarto e l’uso a cascata delle risorse rinnovabili, per consentire la maggiore valorizzazione dell’economia circolare nella bioeconomia”.

Per la Conferenza delle Regioni occorre “concentrare le risorse sugli strumenti in grado di favorire l’aggregazione, capitalizzando in primo luogo le numerose opportunità disponibili in termini di veicoli giuridici sulla base della normativa esistente. I riferimenti sono infatti estremamente ampi e vanno dalle associazioni fondiarie ai contratti di rete, passando per le figure giuridiche già contemplate dal Codice civile. In secondo luogo, il sostegno e la promozione di modalità aggregate da parte delle imprese corrispondono alla necessità di indurre processi di trasformazione di carattere strutturale proprio in virtù della omogeneità delle aggregazioni, siano esse individuabili come filiere ovvero supply chain già esistenti, sia nella forma di aggregati di tipo diverso (es. cluster o altre forme collettive) in grado di indurre una domanda consistente. Da ultimo, la considerazione della prospettiva della bioeconomia interroga sul superamento di quelli che sono stati gli schemi logici delle policy pubbliche, nazionali e comunitarie, ad oggi connotate in termini di classificazione settoriale dell’apparato produttivo”.

Un paragrafo del documento è dedicato al “ruolo delle Regioni” che partendo proprio dall’importanza delle filiere “intendono favorirne lo sviluppo, con riferimento alle aree produttive dei cluster e degli ecosistemi industriali, in chiave di rinnovamento, crescita e valorizzazione delle identità che rappresentano”. Un obiettivo realizzabile “attraverso diverse iniziative finalizzate a promuovere, incentivare e riqualificare le filiere, la loro innovazione, l’efficientamento dei sistemi produttivi e commerciali per arrivare al riposizionamento competitivo rispetto ai mercati. Inoltre, si punta alla valorizzazione delle caratteristiche peculiari dei prodotti regionali attraverso azioni innovative di conservazione, tracciabilità, classificazione, lavorazione e commercializzazione a favore di uno sviluppo sostenibile e duraturo delle filiere locali”.

L’attivazione operativa della programmazione su scala dei fondi strutturali per il periodo 2021-2027 e dei programmi di sviluppo rurale per il periodo 2023-2027 può rappresentare un veicolo di straordinaria importanza rispetto all’accelerazione della transizione verso la bioeconomia.

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