Spagna, “solo sì è sì!”
La Spagna ha finalmente approvato la legge sulla libertà sessuale, la “Ley de libertad sexual” o anche più comunemente conosciuta in ambito spagnolo come la “Ley del solo sì es sì”.
Questa legge era stata già approvata un anno fa dal Consiglio dei ministri e poi finalmente anche dal Congresso dei deputati. Ad oggi manca solo l’approvazione “formale” da parte del Re e poi la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale. Al momento del voto gli unici astenuti sono stati i partiti della destra conservatrice, quali il Partito Popolare ed i verdi (Vox), che già avevano in passato mostrato più volte dissenso verso questa legge che garantisce protezione riguardo alla libertà sessuale e che dunque prevede strumenti penali e misure di prevenzione contro le violenze sessuali. In totale sono stati 205 i voti a favore, con 141 contrari e 3 astenuti.
Ma quali sono i punti cardine di questa legge? La legge parla del concetto di “consenso” con queste testuali parole: “Il consenso può essere considerato tale solo quando sia stato liberamente manifestato attraverso atti che, a seconda delle circostanze del caso, esprimono in maniera chiara la volontà della persona”. La nuova legge in un qualche modo si lascia finalmente alle spalle un sistema arcaico appartenente alla cosiddetta “Cultura dello stupro” (dall’inglese “rape culture”) ampiamente analizzata dalla letteratura femminista e postmoderna. La cultura dello stupro nasce dalla società patriarcale, ed è retta dal principio che lo stupro, ed altre forme di violenza sessuale, vengono rese comuni, normalizzate, minimizzate ed incoraggiate da pratiche, leggi, norme e da atteggiamenti mediatici.
Più esattamente la “rape culture” costituisce un retroterra culturale, ampiamente condiviso, in base al quale la violenza è percepita come sexy e la sessualità come violenta, per cui si abbraccia l’idea che l’uomo sia strutturalmente un predatore e la donna una preda sessuale. Questa definizione spiega come nelle nostre culture, da secoli o forse da sempre, lo stupro veniva utilizzato come atto di potere e di controllo verso il sesso femminile. In questo tipo di società, la donna, come tale, soffre principalmente di un “abuso” e non una “violenza sessuale” a meno che non sia esplicito il suo dissenso. La legge del “si es si” apre finalmente un nuovo cammino verso la cosiddetta “cultura del consenso”, in netta contrapposizione con quella dello stupro, in cui anche il sesso femminile ha diritto ad esprimere un forte e chiaro “sì”, o anche un “no”, se lo desidera.
In Spagna, prima dell’approvazione di questa legge, se una donna non si opponeva in modo deciso ed esplicito ad un atto sessuale (condizionata ovviamente dalla paura) non veniva considerato “stupro” ma “abuso”, generando quindi un’impossibilità di difesa concreta in ambito legale e giuridico. Oggi, grazie a questa nuova legge, nessuna donna dovrà mai più dimostrare di essersi difesa fisicamente per dimostrare di essere stata vittima di abuso sessuale.
La legge inoltre include altri punti fondamentali: 1. Assistenza gratuita in centri aperti 24 ore che offrono attenzione sanitaria, legale, psicologica, ed anche ausilio presso alloggi specializzati; 2. Attività di prevenzione attraverso l’educazione sessuale obbligatoria per ogni ciclo scolastico; 3. Formazione specializzata per tutto il personale che ha contatti diretti con le vittime di violenza; 4. La modifica del Codice penale in materia: gli effetti più concreti e probabilmente i più radicali.
Ma qual è il percorso di questa legge e perché è stata promulgata? La legge di libertà sessuale è stata promossa dall’attuale governo socialista e ispirata principalmente dal movimento femminista spagnolo che nel 2018 protestò con veemenza, sdegno ed indignazione, per le strade delle città spagnole contro una sentenza ingiusta. Si tratta della sentenza riguardante il caso della “Manada” (in spagnolo “il branco”) risalente al 2016.
L’avvenimento disgustoso ha avuto luogo a Pamplona, durante le famose festività dei tori di san Fermin, quando un gruppo di cinque giovani uomini (di cui un carabiniere ed un militare) violentarono una ragazza di appena 18 anni dentro il portone di un palazzo. La sentenza di primo grado aveva accusato questi squallidi personaggi di “abuso” e non di “violenza sessuale”, poiché la donna in questione non si sarebbe “opposta in modo chiaro e deciso” di fronte alla violenza di gruppo. La difesa sosteneva che la ragazza, non avendo precisato un “no” al momento della violenza sessuale, avrebbe in questo modo tacitamente acconsentito. La mancanza di reazione della giovane donna fu generata da un senso di terrore e di paura dovuto all’ovvio stato di shock nel quale si è tragicamente venuta a trovare la povera ragazza.
Da quel momento lo slogan dei cortei femministi (non solo in Spagna ma che si è allargato a tutta l’Europa) è stato “hermana yo si te creo” (Sorella ti credo). Sia nelle piazze che sui social media si è espressa sin da subito una grandissima solidarietà verso la vittima. Se la giustizia non ha creduto in lei, lo ha fatto senza dubbio il resto della società, che non ha saputo tacere ed è rimasta indignata e basita davanti a tale decisione giuridica.
Grazie a questa nuova legge, promossa dalla sinistra socialista, oggi è possibile considerare qualsiasi atto sessuale “non consenziente” come “aggressione sessuale” modificando direttamente il Codice penale spagnolo. Viene dunque definitivamente abolita la differenza tra “abuso sessuale” (che non comporta violenza e quindi punito con pene minori) ed “aggressione sessuale” (atto sessuale che comprende la violenza e quindi logicamente punito con pene più gravi).
Sofía Castañon, vice portavoce del partito Unidas Podemos al Congresso di Spagna ha ricordato come questa nuova legge vada verso la direzione opposta della cultura dello stupro, poiché finalmente libera la vittima della colpa e della responsabilità e mette al centro le sue decisioni, poiché “un Sì quando è chiaramente pronunciato è una parola molto sexy”.
Ed Irene Montero, membro di Podemos e Ministra delle pari opportunità, ha dichiarato che “Finalmente la Spagna, ha riconosciuto per legge, che il consenso deve essere necessariamente al centro delle nostre relazioni sessuali e che nessuna donna dovrà mai più dimostrare che c’è stata violenza o intimidazione in un’aggressione perché sia considerata tale”.
Oggi, possiamo finalmente affermare che il consenso è dato solamente dalla parola “Sì”, e che il silenzio non equivale in alcun modo al consenso.
Sta di fatto che questa è una Legge importante e benvenuta, ma sembra però davvero assurdo che, nel 2022, un paese europeo, occidentale e “teoricamente” avanzato culturalmente e socialmente debba promulgare una legge sul consenso sessuale e che le donne debbano dimostrare la violenza subita giacché spesso vengono messe in discussione.
Ci sono molte cose che non sono scontate, tra le quali molti diritti che riguardano soprattutto noi donne, ma la lotta è continua e non smetteremo mai di difenderci, e lo faremo con la forza delle nostre convinzioni fino a che non si otterrà la parità. Non solo per noi, ma anche e soprattutto per quelle che non ce l’hanno fatta e che ad oggi non hanno voce. Noi siamo la loro voce, la voce di tutte.
Assurdo anche pensare che ci sia la necessità di un “Ministro delle pari opportunità” che deve garantire la parità, quando in realtà la differenza tra uomo e donna, non esiste e non è mai esistita.
La lotta femminista non si fermerà mai, perché bisogna essere unite, sempre. Hermana, yo sì te creo!
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