Un Governo mondiale?

È ipotizzabile, possibile, realizzabile una forma di Governo mondiale? Un governo che garantisca per tutto il mondo condizioni di pace e che portino a prosperità, sviluppo, benessere.

Una struttura superiore che governi su tutti gli Stati e le Organizzazioni Internazionali, unica giurisdizione per tutta l’umanità non è mai esistita. È un concetto che potrebbe trovare applicazione, forse, in ambito religioso, laddove l’intera umanità decidesse di scegliere un unico Dio e aderire ai suoi precetti. In ogni caso sarebbe comunque necessaria una struttura amministrativa in quanto è poco pensabile che una religione possa disciplinare ogni aspetto della quotidianità anche a fronte di inevitabili evoluzioni tecnologiche e del progresso scientifico.

Il concetto di Governo Mondiale può evocare in molti l’immagine di una grande dittatura globale: il Grande Fratello di Orwell che diventa realtà. Tuttavia, il concetto di governo universale esiste fin dall’antichità ed è stato oggetto di discussione da parte di re, filosofi, leader religiosi e umanisti. Alcuni di questi ne hanno parlato come di un risultato naturale e inevitabile dell’evoluzione sociale umana e l’interesse per esso ha coinciso con le tendenze della globalizzazione.

L’idea di un governo mondiale è stata probabilmente il desiderata di ogni grande impero del passato il cui scopo era quello di espandersi ed è sopravvissuta anche alla caduta di Roma. Nella sua opera De Monarchia Dante parlava di una monarchia universale che operasse separata dalla Chiesa per stabilire la pace nella vita dell’umanità mentre l’aldilà era demandato al potere spirituale.

Ugo Grozio, filosofo e giurista olandese, ritenuto tra i fondatori del diritto internazionale, sebbene non sostenesse un governo mondiale di per sé, riteneva che un “diritto comune tra le nazioni”, costituito da un quadro di principi di diritto naturale, dovrebbe vincolare tutte le persone e le società indipendentemente dalle usanze locali. Possiamo ben dire che questo principio è la base che ha portato alla creazione prima dell’ONU e poi del Tribunale Penale Internazionale.

Nel suo saggio La pace perpetua (che forse sarebbe più corretto leggere il titolo come “Pace universale”) Kant indica un percorso che porti ad un diritto interno in cui ogni Stato ha una costituzione repubblicana, un diritto internazionale fondato su un federalismo di liberi Stati e un diritto cosmopolitico basato sui princìpi dell’ospitalità universale. Forse troppo utopistico?

Oggi molti propugnano un pensiero che va in direzione del tutto opposta a quello della creazione di un Governo Mondiale con una politica unitaria: localismi, particolarismi, divisioni ideologiche e religiose per non parlare di sessi, razze, generi e magari anche tifo calcistico sono tutti elementi che remano in senso contrario e si affiancano a interessi economici di singoli gruppi e realtà territoriali.

Nel 1905 Theodore Roosevelt evidenziò la necessità di “un’organizzazione delle nazioni civili” e citò il Tribunale arbitrale internazionale dell’Aia come modello; la criticata Unione Europea dalla sua creazione ha visto vivere in pace, seppur discutendo, nazioni che per secoli si erano combattute sul suo territorio: settanta anni consecutivi senza guerre in Europa forse non si erano mai visti.

Ma lasciando da parte per un momento le questioni territoriali, oggi di fatto esiste un nuovo Stato globale sovranazionale che avrebbe bisogno di una disciplina che sarebbe meglio fosse discussa a livello mondiale. È Internet. Questo nuovo mondo, nato da pochi anni e in costante sviluppo è un luogo sempre più popolato dove si muovono gli esseri umani, con la loro personalità reale e quella digitale che viene creata un po’ da loro stessi e in buona parte dalla Rete.

Questo nuovo mondo ha bisogno di una legislazione uniforme che permetta di muoversi al suo interno in liberà, ma con garanzie che questa libertà venga tutelata e non se ne faccia abuso. È il caso di lasciare le decisioni in mano ai singoli Stati?

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