UE, chieste maggiori sanzioni contro l’Iran

L’uccisione di Mahsa Amini, la ventiduenne iraniana deceduta mentre si trovava in stato di fermo presso una stazione di polizia per una presunta inosservanza della legge sull’obbligo del velo, ha scatenato massicce proteste in Iran. Per tutta risposta il governo di Teheran ha lanciato una violenta repressione, arrestando i manifestanti e bloccando le piattaforme dei social media. Gli euro deputati hanno adottato una risoluzione, lo scorso 19 gennaio, chiedendo che tutti i responsabili di violazioni dei diritti umani in Iran siano colpiti con dure sanzioni da parte dell’UE: “Il palese disprezzo del regime iraniano per la dignità umana e le aspirazioni democratiche dei suoi cittadini, nonché il suo sostegno alla Russia, richiedano ulteriori adeguamenti della posizione dell’UE nei confronti dell’Iran“.

Nella risoluzione i deputati esortano l’UE ad ampliare l’elenco delle sanzioni per includere tutti gli individui e le entità responsabili di violazioni dei diritti umani e i loro familiari, tra cui la Guida Suprema Ali Khamenei, il Presidente Ebrahim Raisi, il Procuratore Generale Mohammad Jafar Montazeri e tutte le fondazioni (“bonyad”) legate al Corpo delle Guardie Rivoluzionarie Islamiche (IRCG). Chiedono al Consiglio e agli Stati membri di aggiungere l’IRGC e le sue forze sussidiarie, tra cui la milizia paramilitare Basij e la Forza Quds, alla lista dei terroristi dell’UE. Tutti i Paesi in cui l’IRGC svolge operazioni militari, economiche o informative dovrebbero interrompere e vietare i legami con questa agenzia. La risoluzione chiede ” l’estensione delle misure restrittive” contro l’Iran, che continua a fornire alla Russia droni militari e prevede la fornitura di missili terra-aria. Infine, i deputati esprimono profonda preoccupazione per la repressione transnazionale attuata dalle autorità della Repubblica islamica, che comprende spionaggio e omicidi, contro la diaspora iraniana che vive nell’UE. Chiedono quindi all’UE e agli Stati membri di proteggere in modo più incisivo le persone colpite da tale repressione.

Le relazioni con l’Iran si sono rivelate problematiche sin dalla rivoluzione islamica del 1979 che, tra l’altro, ha portato alla limitazione dei diritti delle donne nel paese e al deterioramento della situazione dei diritti umani nel corso degli anni. L’UE nutre da anni una profonda preoccupazione per la situazione e nel 2011 ha imposto sanzioni mirate, in risposta alle gravi violazioni dei diritti umani nel paese. Nel marzo 2012 ulteriori misure restrittive sono state imposte e da allora sono state prorogate ogni anno. L’Unione europea ha svolto un ruolo chiave nell’accordo con l’Iran del 2015, un patto teso a fermare lo sviluppo di armi nucleari in cambio della revoca delle sanzioni. Tutto ciò si è paralizzato nel 2018, a seguito del ritiro degli Stati Uniti dall’accordo.

In passato il Parlamento Europeo si era già occupato varie volte della situazione iraniana: sulla situazione delle persone detenute in Iran e in possesso della cittadinanza iraniana e di quella di un paese dell’UE; sul caso dei difensori dei diritti umani in Iran; sulla situazione dei difensori dei diritti delle donne. In particolare, sul caso di Nasrin Sotoudeh, avvocata iraniana per i diritti umani e vincitrice del Premio Sakharov per la libertà di pensiero nel 2012; prima del suo arresto avvenuto nel 2010, era fra i pochi ad assumere coraggiosamente la difesa legale dei dissidenti arrestati nelle proteste di massa del 2009 contro elezioni che ritenevano fraudolente. Quando è stata insignita del Premio Sacharov, nel 2012, stava scontando una pena di sei anni di reclusione con l’accusa di aver messo in pericolo la sicurezza nazionale iraniana; si trovava in isolamento nel tristemente noto carcere di Evin in Iran e aveva intrapreso uno sciopero della fame di sette settimane per protestare contro le pressioni giudiziarie subite dal marito e dalla figlia.

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