Ora basta!
Criticare il Capo dello Stato, in un Paese libero e democratico, è consentito. Insultarlo, ledendone onore e prestigio, no. La distinzione è grossa come una casa e Il disonorevole signor Giorgio Sorial, deputato di 5 Stelle, l’ha cancellata definendo Giorgio Napolitano “un boia”. Lasciamo da parte le ripetute, vane ciance di impeachment; sono consentite anche se deliranti, e alla fine spero proprio che questa gente e i loro complici per silenzio e omertà passino dalle parole ai fatti per avere in Parlamento e nel Paese la lezione di ridicolo che si meritano. Ma che il Presidente della Repubblica, che rappresenta la Nazione a cui mi onoro di appartenere sia insultato senza conseguenze, no, questo non lo ritengo tollerabile.
Forse Il disonorevole signor Sorial, di padre e madre egiziani, ignora le leggi italiane e il minimo decoro che impone il costume civile. Ma da noi è tuttora pienamente vigente l’articolo 278 del Codice Penale: “Chiunque offende l’onore e il prestigio del Presidente della Repubblica è punibile con la reclusione da uno a cinque anni”. Il reato è perseguibile d’ufficio, e non richiede querela di parte. Aspetto che il PM competente inizi l’azione penale, o che se non lo fa sia denunciato dal Ministro della Giustizia per omissione di atto d’ufficio. Aspetto che i parlamentari del PD e del Centro, e innanzitutto i nostri Popolari, vigilino perché la legge sia applicata, senza remore o meschini calcoli di convenienza. Aspetto che il disonorevole signor Sorial riceva la giusta sanzione per aver insultato il Capo dello Stato e, attraverso di lui, l’intera Nazione della quale poco degnamente fa parte.
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