L’incriminazione di Trump
Sull’incriminazione dell’ex Presidente USA Donald Trump bisogna avere chiare due cose: la prima è che il cosiddetto “Grand jury” rappresenta, nelle procedure americane, qualcosa di simile al nostro Giudice per l’Udienza Preliminare, cioè una tappa intermedia tra l’accusa da parte del PM e il vero e proprio processo, che ci sarà più in là (una tappa importante, si capisce, ma non decisiva). La seconda cosa è che Trump non è stato incriminato per il fatto di aver pagato una pornodiva e una modella di Playboy perché non rivelassero i rapporti avuti con lui (la cosiddetta hush money o moneta del silenzio) ma per aver utilizzato per questo non fondi personali ma soldi delle sue imprese, falsificando allo scopo i loro registri contabili, reato previsto dal Codice penale di New York.
I soldi erano stati anticipati dall’allora avvocato di Trump, Michael Cohen. Per restituirli, a rate, Trump ha simulato false parcelle e note spese di Cohen. I 34 capi di imputazione, molto dettagliati, si riferiscono ai falsi effettuati dal febbraio al dicembre 2017, cioè durante la campagna elettorale per le Presidenziali.
Alla provata immoralità di questo funesto personaggio si unisce perciò l’immagine di un uomo d’affari fraudolento, che del resto esisterebbe in altre indagini in corso da parte della Procura Generale di Manhattan. Non sembra invece che avrà seguito da parte del Dipartimento di Giustizia l’accusa promossa dal Congresso di aver incitato i moti del 6 gennaio 2021, che forse, almeno ai nostri occhi di europei, appare ben più grave.
Al di là delle conseguenze legali, c’è da chiedersi quale sia l’effetto dell’incriminazione sull’immagine di Trump e quindi sulle sue chances di essere rieletto. Effetto tutto da chiarire, partendo dalla triste considerazione che la passione ideologica è spesso impervia alla realtà e chi sostiene Trump continuerà a farlo, convincendosi che è tutta una persecuzione politica o, nel fondo, essendo indifferente alle porcherie del suo idolo. Se pensiamo a Berlusconi (che pure è cento volte migliore di Trump), ne abbiamo un esempio eloquente.
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