Pellegrini a Pechino
Dall’aggressione russa all’Ucraina, Pechino è diventata una delle maggiori capitali della diplomazia mondiale e continua il pellegrinaggio di leader importanti (ora Macron e Ursula van der Leyen) alla corte del sorridente ed enigmatico Xi Jinping.
La ragione è evidente: nel conflitto tra Occidente e Russia, il terzo polo, la Cina, può far oscillare la bilancia da un lato o dall’altro. Tutti e due cercano di tirare Pechino dalla loro parte e la Cina potrebbe, o schierarsi decisamente accanto alla Russia fornendole armi, o spingerla a una pace di compromesso.
Finora il prudente Xi non ha fatto nulla di questo. Conferma la sua solidarietà politica con Mosca, ma bada a non rompere con l’Occidente, sapendo il danno che sanzioni europee ed americane arrecherebbero alla sua economia. D’altra parte, perché dovrebbe scoprirsi? Se lo facesse, perderebbe la sua confortevole posizione arbitrale e cesserebbe di essere così ricercato e sollecitato. Così, a parole chiede negoziati per una pace rispettosa della legge internazionale, ma finora ha evitato anche di parlare con Zelensky.
Quanto potrà durare questo difficile equilibrio è difficile dirlo. Ma penso che molto dipenderà, alla fine dei conti, dalle sorti della guerra sul terreno, una guerra che nessuna delle due parti in causa ha finora potuto vincere.
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