Bert Trautmann, chi era costui?

Viene da chiedersi chi sia questo Carneade, usando l’espressione manzoniana al nome del protagonista di una vicenda che, per quanto è vera, sembra essere stata inventata e sceneggiata dalla penna di un grandissimo scrittore di racconti di fantasia. Ma quella di Bernhard Carl, detto Bert, Trautmann è verissima.

Trautmann nacque il 22 ottobre 1923 a Brema, in Germania. Se fosse vivo, oggi entrerebbe nel club dei centenari. Ma il luogo e la data di nascita, la Germania degli anni in cui stava nascendo il regime di Adolf Hitler, sembrerebbero i presupposti per una vita difficile, magari terminata come molti altri suoi coetanei entro il 1945 ovvero vissuta negli anni successivi a ricostruire la sua città, Brema, una delle più bombardate durante la Seconda guerra mondiale.

Visse la Seconda Guerra Mondiale; all’età di 17 anni fu chiamato nell’esercito tedesco, come i suoi coetanei coinvolti in un conflitto che stava già volgendo tragicamente al termine. Combatté prima sul fronte orientale raggiungendo il grado di sergente e guadagnandosi cinque medaglie, tra cui una Croce di Ferro di prima classe. Successivamente venne trasferito sul fronte occidentale e, nel 1945, fu catturato dagli inglesi. Salvatosi dal bombardamento alleato di Kleve, aveva deciso di tornare a Brema sfidando il rischio di essere catturato sia dagli alleati sia dai tedeschi consapevole che i militari senza documenti di congedo validi venivano fucilati come disertori. Lo presero i primi e fu l’inizio della sua seconda vita.

La sua fortuna iniziò quando venne trasferito in un campo per prigionieri di guerra ad Ashton-in-Makerfield nel Lancashire dove avvenne una scena simile a quella del film di John Huston Fuga per la vittoria con Pelè, Michael Caine e Silvester Stallone.

Nel campo si tenevano incontri di calcio e, durante una partita, in cui giocava difensore centrale, si infortunò e scambiò il ruolo con il portiere Günther Lühr e da quel giorno non si mosse dai pali. Gli inglesi, non avendo familiarità con “Bernh” lo fecero diventare “Bert”.

E Bert dovette sembrare subito bravino nel suo ruolo tanto che ricevette un’offerta per rimanere in Inghilterra e giocare a calcio in quella che si considerava ancora la patria del Football. Già poco prima della chiusura del campo di prigionia aveva scelto di non rientrare in patria e lavorato in un’azienda di smaltimento di bombe.

Nell’agosto 1948 iniziò a giocare nel St. Helen Town, nelle leghe inferiori, e incontrò la figlia del segretario del club, Margaret Friar, che sposò. Nel corso della stagione 1948-1949, la reputazione di portiere di Trautmann crebbe e alle sue prestazioni fu attribuita una serie di grandi folle, incluso un record di 9.000 presenze nella finale di una competizione, la Coppa Mahon. Il successo di quella stagione portò il club alla divisione superiore.

Il valore del portiere tedesco venne riconosciuto definitivamente nella stagione successiva, quando venne ingaggiato dal Manchester City, gli attuali campioni d’Europa. Alcuni tifosi non furono felici dell’ingaggio di un ex membro dell’esercito tedesco. Gli abbonati minacciarono il boicottaggio e molte lettere di protesta giunsero al club. Inoltre Trautmann stava sostituendo Frank Swift, appena ritiratosi, uno dei più grandi portieri della storia del club.

Ma Trautmann presto conquistò i tifosi del City con le sue prestazioni straordinarie. La sua abilità nel parare i rigori divenne leggendaria, e fu soprannominato “Il Portiere Inarrestabile”. Nel 1956, ebbe un ruolo chiave nella vittoria del Manchester City in FA Cup, uno dei momenti più gloriosi nella storia del club prima delle glorie attuali. Lo stesso anno vinse il premio Footballer of the year. Durante la finale si era però infortunato gravemente e, non essendo all’epoca ammesse sostituzioni, rimase in campo con le vertebre del collo in gravi condizioni.

Si ritirò poco dopo e rimase a vivere in Inghilterra, anche come simbolo di riconciliazione tra il Regno Unito e la Germania. È deceduto nel 2013 e dalla sua vita è stato tratto nel 2019 il film The Keeper.

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