Pagamenti PA, un problema per la PMI
I ritardi nei pagamenti della Pubblica Amministrazione verso i propri fornitori privati non solo comportano per l’Italia sanzioni da parte dell’Unione Europea, ma rischiano anche di danneggiare circa un milione di aziende, soprattutto PMI, che vendono beni e servizi allo Stato. È da auspicare una riforma del sistema di pagamenti della PA.
La legge e il PNRR – La direttiva Europea di riferimento è la n. 7 del 2011, che prevede che le pubbliche amministrazioni paghino i loro fornitori privati entro 30 giorni, elevabili a 60 giorni nel comparto della sanità. Nel 2020, la Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha condannato l’Italia per la violazione di questa direttiva.
Oltretutto, la riduzione dei tempi di pagamento costruisce una delle principali riforme contenute nel PNRR. Doveva già essere attivata questa riforma nel 2023 ma, grazie alla rivisitazione del PNRR è slittata al 2025. Più in particolare, entro il primo trimestre del 2025, almeno l’80% delle fatture ricevute dalla Pubblica Amministrazione nel corso del 2024 dovranno rispettare i criteri descritti: 30 giorni elevabili a 60 nel comparto della sanità con zero giorni di ritardo.
La situazione – Ora, non c’è dubbio che i tempi medi di pagamento della Pubblica Amministrazione alle aziende fornitrici si siano considerevolmente ridotti in questi ultimi anni: 150 giorni nel 2015, 77 giorni nel 2022. Tuttavia non basta ancora, infatti, Eurostat ci avverte che nel 2022 la nostra Pubblica Amministrazione ha continuato ad essere tra i peggiori pagatori in Europa, con grave danno per le nostre PMI.
Pochi dati a titolo di esempio: solo tre Ministeri su dodici rispettano i termini di pagamento previsti dalla Legge, per fortuna tra questi c’è il MEF; nel 2022, la città di Cosenza ha pagato i propri fornitori con un ritardo di 126 giorni, la città di Napoli di 206 giorni; nel primo trimestre 2023, l’obiettivo dei 60 giorni previsto per il settore sanitario è stato rispettato solo da sei regioni: la Calabria paga i fornitori di dispositivi medici a quasi 240 giorni.
Una riforma indifferibile – Dunque, appare fondamentale che il Governo continui a puntare con decisione su questi obiettivi, non solo per evitare le sanzioni a livello europeo, ma soprattutto per tutelare il tessuto produttivo delle nostre aziende. E questo per almeno due motivi. La Corte dei Conti ha evidenziato in passato come, benché i tempi medi di pagamento della Pubblica Amministrazione si siano ridotti, la PA tenda a privilegiare il pagamento in tempi brevi delle fatture di maggiore entità, ritardando il pagamento delle fatture minori. Ora, questo fenomeno sicuramente migliora i dati e le statistiche della Pubblica Amministrazione ma sicuramente danneggia i soggetti più fragili, ossia le piccole medie imprese. Inoltre, negli ultimi anni le nostre PMI hanno dovuto combattere contemporaneamente su almeno tre fronti: l’aumento delle materie prime e delle fonti energetiche, l’inflazione che ha contratto i consumi, l’aumento dei tassi che ha reso più caro il debito e gli investimenti.
In questo contesto è impensabile rimandare ulteriormente la riforma sui pagamenti della Pubblica Amministrazione che incide direttamente sui flussi di cassa delle nostre aziende ancora in crisi asfittica.
[NdR – Fonte Teleborsa.it che si ringrazia per la collaborazione – Andrea Ferretti è docente al Master in Scienze economiche e bancarie europee LUISS Guido Carli]
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