Cronache dai Palazzi
La protesta dei trattori arriva al teatro Ariston: “Protestiamo per difendere la dignità degli agricoltori”, si legge sul comunicato diffuso dal palco di Sanremo. “Senza agricoltura non c’è vita, non c’è sovranità alimentare, non c’è libertà, chiediamo solo la possibilità di continuare a onorare gli insegnamenti dei nostri genitori e dei nostri nonni – affermano gli agricoltori – che con rispetto, amore dignità ci hanno portato a coltivare il valore della terra e di ciò che rappresenta, con il solo e unico obiettivo di lasciare un mondo migliore ai nostri figli”.
Un vero e proprio appello alla base del quale c’è il diritto di poter lavorare. “Gli agricoltori italiani – ha continuato Amadeus prestando la propria voce ai manifestanti – pagano lo scotto di decisioni sbagliate non basate sulla scienza”. In primo luogo certe “politiche comunitarie”, come ad esempio “il green deal”, e ancora “la direttiva sulla qualità dell’aria o il regolamento sui fitofarmaci, fortunatamente ritirata dalla Commissione Ue grazie alle nostre proteste”, si sottolinea.
Si contestano “politiche eccessivamente sbilanciate a favore dell’ambiente” che “vanno a discapito di tutta l’agricoltura italiana, con particolare riferimento alle piccole aziende”. Si contesta inoltre “un mercato drogato dalle speculazioni” in cui “il prezzo a noi pagato è un decimo di quello che pagano i consumatori”, lamentano i lavoratori.
In sostanza i motivi della protesta sono questi: “Chiediamo una legge che garantisca la giusta distribuzione del valore lungo la filiera agroalimentare, con reciproci benefici per i produttori agricoli e per i consumatori”. Viene sottolineato che “i prezzi pagati agli agricoltori sono fermi da trent’anni, tanto che ai consumatori alcuni prodotti arrivano a costare fino a dieci volte di più”.
Ci si lamenta degli ingenti “costi di produzione” a causa di una serie di “svantaggi del mercato e delle possibili intemperie della stagione, pur avendo costi alti e certi legati alla semina e alla produzione”. In pratica “non siamo in piazza per chiedere aiuti o sussidi – sottolineano gli agricoltori -, ma solo per assicurarci che ci venga corrisposta la giusta remunerazione per il duro e insostituibile lavoro che svolgiamo quotidianamente, grazie al quale ogni cittadino può mangiare ogni giorno”.
“I ricavi sono abbondantemente inferiori ai costi di produzione” – si legge sulla nota – e si tratta di un lavoro “ampiamente sottopagato”. In definitiva l’accorato appello degli agricoltori si concentra in queste parole: “Protestiamo quindi per difendere la dignità di tutti gli agricoltori e per chiedere con forza che venga corrisposto il giusto valore alle nostre produzioni”. Nel pomeriggio di venerdì 9 febbraio è stato convocato al ministero dell’Agricoltura a Roma uno dei leader del gruppo di Riscatto Agricolo, ed è stato aperto un tavolo per discutere le ragioni della protesta. Un incontro separato rispetto a quello in cui la premier Giorgia Meloni ha incontrato a Palazzo Chigi le principali associazioni di categoria.
Una situazione estrema che plastifica le difficoltà in cui verte il settore agricolo e, in generale, la crisi che attanaglia il Paese, tanto che il prossimo 15 febbraio a Roma insieme agli agricoltori manifesteranno anche balneari, pescatori, allevatori, ambulanti e partite Iva.
In commissione alla Camera, inoltre, non è giunto l’emendamento governativo al Milleproroghe sul mantenimento dell’esenzione Irpef per gli agricoltori. I partiti della maggioranza non si sono dimostrati concordi. Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, e tutto il Mef sono a loro volta impegnati a trovare circa 250 milioni necessari a mantenere le esenzioni Irpef per l’agricoltura. Molto probabilmente non saranno però 250 milioni ma, al massimo, la metà in quanto l’esenzione riguarderà esclusivamente i redditi più bassi. L’applicazione dell’Isee, non condivisa dai leghisti, non sembra possibile.
In sostanza verrà applicato un intervento per “salvare” coloro che sono più in difficoltà, i più piccoli, legato al reddito Irpef calcolato su quello dominicale con il limite massimo fissato a 10 mila euro. Una platea ridotta di agricoltori potrà quindi beneficiare dell’esenzione Irpef. Per tutti gli altri scomparirebbe l’esenzione in vigore dal 2016 ma resterebbero tutte le altre deduzioni e detrazioni previste finora, dai contributi previdenziali ai carichi di famiglia.
Per ogni euro occorrerà trovare una copertura e, nello specifico, ogni euro in uscita sarà “sottratto alla riforma fiscale”, ha puntualizzato il ministro dell’Economia Giorgetti che, insieme al Mef, sta lavorando per far rientrare nel decreto Milleproroghe lo slittamento dell’esenzione Irpef per i redditi agrari e dominicali anche per il 2024, in quanto una delle più forti ipotesi sul tavolo è quella di restringere la platea dei beneficiari. La misura in questione dovrebbe coinvolgere il 60% degli agricoltori. Siccome “la coperta è corta, vogliamo dare un segnale alle imprese più piccole dando soldi dove c’è bisogno”, spiegano in via XX Settembre dove si lavora per applicare un intervento che alla fine varrà circa 100 milioni di euro. Tra i no per il 2024 vi è la proroga del credito d’imposta per il carburante agricolo, in quanto ritenuta non necessaria e troppo costosa.
Il Milleproroghe sarà in Aula la prossima settimana e il governo porrà la fiducia con il voto finale il 19 febbraio. La premier Giorgia Meloni ha comunque ribadito che “da molto tempo prima che si scendesse in piazza, questo governo ha difeso il comparto agricolo da scelte troppo ideologiche che rischiavano di perseguire la transizione ecologica con una desertificazione”.
Gli agricoltori protestano contro le politiche Ue e lo European green deal che prevede nuove regole e restrizioni per il comparto agricolo, tra cui l’obbligo di lasciare a riposo il 4% dei terreni nelle imprese agricole, l’obbligo di destinare all’agricoltura biologica una parte delle coltivazioni, la riduzione dell’uso dei pesticidi. Gli agricoltori, a loro volta, chiedono più sussidi e interventi contro la concorrenza extra Ue non soggetta alle normative europee. Il ministro dell’Economia Giorgetti ha comunque ribadito che “è in corso di valutazione l’intervento in materia di esenzione dell’Irpef per gli imprenditori agricoli che necessitano di un effettivo sostegno, eventualmente prevedendo specifiche franchigie”. E mentre il Carroccio chiede di fare di più il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Tommaso Foti, sottolinea che “alcune delle decisioni assunte, come è noto, derivano dalla carenza di adeguate risorse finanziarie, più volte richiamate dal ministro dell’Economia”.
Su un altro fronte, al Quirinale si è svolta la cerimonia per il Giorno del Ricordo. “Pagine buie della storia anche in Europa sembrano volersi riproporre”, ha affermato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. In questo contesto, però, “disponiamo di un forte antidoto e dobbiamo consolidarlo e svilupparlo sempre di più. La costruzione dell’Unione europea, pur con i suoi ritardi e le sue carenze, ha rappresentato il ripudio della barbarie provocata da tutti i totalitarismi del Novecento e la concreta e valida direzione di marcia per guardare al futuro con fiducia e speranza”. Lo ha sottolineato il presidente Mattarella nel corso del suo discorso per il Giorno del Ricordo.
Un’Unione europea tanto contestata, per diverse questioni e su vari fronti, ma che rimane sempre e comunque baluardo di democrazia e di libertà, un faro per molti popoli sottomessi nel mondo, in quanto custode di diritti umani inviolabili ma, troppo spesso, violati tuttora oggi in diversi Paesi. “All’Europa, e al suo modello di democrazia e di sviluppo avanzati, guardano nel mondo milioni di persone. L’unità dei suoi popoli è la sua forza e la sua ricchezza”, ha sottolineato Mattarella ribadendo che “il buon senso e l’insegnamento della storia chiedono di non disperderla ma, al contrario, di potenziarla, nell’interesse delle nazioni europee e del futuro dei nostri giovani”.
La complessità della Storia impone, in tutti i tempi, la necessità di mantenere saldi dei “punti fermi” per poter, nel contempo, delineare nuove prospettive. “Se non possiamo cambiare il passato, possiamo contribuire a costruire un presente e un futuro migliori”. In molti Paesi “oggi, grazie alla comune appartenenza all’Unione europea, non vi sono più barriere o frontiere, ma strade e ponti. La diversità non genera più risentimento o sospetto, ma produce amicizia e progresso”, ha affermato il presidente Mattarella.
“Le divisioni, i conflitti, i drammi del passato – la cui memoria ci ferisce tuttora con forza e sofferenza – ci ammoniscono”. Tuttavia, nonostante le “tragiche esperienze del passato, assistiamo con angoscia anche oggi, non lontano da noi, al risorgere di conflitti sanguinosi, in nome dell’odio, del nazionalismo esasperato, del razzismo. Dall’Ucraina al Medio Oriente ad altre zone del mondo, la convivenza, la tolleranza, la pace, il rispetto dei diritti umani e del diritto internazionale sono messi a dura prova”, ha ammonito il capo dello Stato, aggiungendo: “I soprusi e le violazioni si moltiplicano e chiamano quanti condividono i valori di libertà e di convivenza a una nuova azione di contrasto, morale e politica, contro chi minaccia la libertà, il corretto ordine internazionale e le conquiste democratiche e sociali”.
Le terre di confine sono sempre state – e molto probabilmente continueranno ad essere – sede di scontri e di contrasti. Ma, nel contempo, sono anche luoghi in cui -al netto di ogni forma di fanatismo e di “nazionalismo esasperato” – culture diverse si possono incontrare e, nella migliore delle ipotesi, generare un patrimonio ‘comune’ inestimabile, degno di un territorio “intriso di storie e di civiltà”.
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