L’inizio di una leggenda
Forse era già parte della storia almeno del pugilato, da quando vinse la medaglia d’oro nella categoria mediomassimi alle Olimpiadi di Roma nel 1960; in ogni caso cento incontri vinti da dilettante erano già un importante biglietto da visita. Ma il 25 febbraio 1964, esattamente sessanta anni fa, sconfiggendo il campione in carica Sonny Liston, all’età di 22 anni, Cassius Marcellus Clay Jr. diventò il più giovane campione del mondo di sempre dei pesi massimi.
La sua vittoria fu una delle più sorprendenti della storia del pugilato. Dal 1962 Sonny Liston era campione in carica dei pesi e aveva conquistato il titolo battendo il celebre Floyd Patterson, con un KO dopo soli 2 minuti e 6 secondi, e si era anche aggiudicato la rivincita nuovamente per KO.
Clay era comunque già un personaggio e aveva improvvisato uno show, sullo stile di quelli poi ripresi nella saga di Rocky, proprio in occasione della rivincita Liston-Patterson quando salì sul ring e disse: «Questo incontro è stato una farsa! Liston è un vagabondo! Io sono il vero campione! Datemi quel grosso brutto orso!». Ripeté in seguito simili attacchi in pubblico e dette a molti l’idea di essere un innocuo squilibrato malato di protagonismo tanto che alla vigilia dell’incontro per il titolo gli allibratori davano la sua vittoria 1 a 7. Anche l’ex campione Rocky Marciano, come altri, riteneva che Clay non avrebbe superato il primo round.
Al primo gong, Liston si avventò brutalmente sullo sfidante, ma la superiore velocità di Clay e la sua migliore mobilità sul ring furono subito evidenti. Muoviti come una farfalla; pungi come un’ape. Probabilmente applicò questo concetto e l’espressione è diventata un’icona nella carriera di Clay/ Muhammad Ali ed è spesso citata per descrivere il suo stile unico ed efficace.
L’incontro finì per KO Tecnico con l’abbandono di Liston. Il Grido “Sono il campione” divenne da quel momento il mantra che ha accompagnato l’intera carriera, non solo sul ring, di Clay che, pochi giorni dopo questa vittoria, annunciò la sua adesione al movimento Nation of Islam e il suo cambio di nome da Cassius Clay a Muhammad Ali, esattamente il 6 marzo 1964, il pugile americano Cassius Clay cambiò il suo nome per adottare quello di Muhammad Ali.
Tra i motivi di questa scelta vi è verosimilmente un incontro significativo con Malcolm X, uno dei leader più carismatici del Nation of Islam, ma la conversione all’Islam rappresentò per Clay un atto di ribellione contro i pregiudizi razziali e una ricerca di identità e indipendenza culturale. Il Nation of Islam promuoveva un forte senso di orgoglio culturale tra gli afroamericani, incoraggiandoli a rifiutare i nomi che considerava legati al periodo della schiavitù e ad abbracciare la loro identità africana e islamica. Clay era anche attratto dai valori spirituali dell’Islam, tra cui la fede in un solo Dio, l’importanza della giustizia sociale e la promozione di uno stile di vita disciplinato. È importante sottolineare che nel 1975 si convertì al sunnismo, separandosi dal Nation of Islam, che aveva insegnamenti più specifici e distanti dalla tradizione islamica.
Da quel giorno la leggenda diventò sempre più grande e Mohamed Alì è sicuramente uno dei personaggi più iconici del ventesimo secolo non solo per quello che ha fatto nello sport. I suoi combattimenti per la difesa e la riconquista di un titolo che sembrava cucito su misura per lui sono entrati nella storia così come il rifiuto di combattere in Vietnam, un luogo che, secondo lui, si trovava solo in TV e non aveva niente conto i vietcong che non lo avevano mai chiamato “nigger.”
Secondo Sports Illustrated è Sportman Of The Century e miglior Peso Massimo di sempre; è stato scelto da TIME come una delle 100 persone più influenti del XX secolo nella categoria Heroes And Icons, unico sportivo insieme a Pelé e Bruce Lee. Ha ricevuto la Medaglia presidenziale della libertà nel 2005 e, nel 2009, in un sondaggio condotto dal sito internet del mensile Focus Storia, è stato eletto Sportivo del Novecento.
Ma la sua immagine forse più bella e significativa è quella del 1996 quando, menomato dal Parkinson, accese il tripode alle Olimpiadi di Atlanta. Un riconoscimento mondiale unico.
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