L’invenzione della neve (Film, 2023)
Vittorio Moroni è un autore a tutto tondo, gira un film soltanto quando ha un’idea forte da mettere su pellicola, lavora anche come sceneggiatore – lo ricordiamo per opere intense come Terraferma e L’immensità, girate da Emanuele Crialese – mentre sono solo quattro i lungometraggi realizzati in proprio, contando la docuserie Denise. Abbiamo visto L’invenzione della neve al Piccolo Cineclub Tirreno – una realtà straordinaria di Follonica, provincia di Grosseto, capace ancora di riempire le sale cinematografiche – con la presenza dell’attrice protagonista Elena Gigliotti, davvero perfetta nella performance drammatica.
La scrittura del film è stata impegnativa, perché Moroni ha conosciuto una vera Carmen – il personaggio base del film – e ne ha voluto raccontare la storia, ricostruendo una complessa psicologia. L’invenzione della neve resta nella mente del regista per almeno dieci anni, sotto forma di soggetto, fino a quando non arriva la sceneggiatura, scritta con Igor Brunello e Luca De Bei, infine la realizzazione pratica che copre solo 18 giorni.
In sintesi, la storia, che si racconta in poche parole. Carmen (Gigliotti) è una madre problematica – ex tossica, dedita alla prostituzione, instabile di carattere – che si è separata dal compagno Massimo (Averone) dal quale ha avuto una figlia che il giudice le fa vedere solo ogni quindici giorni. Il film racconta i tentativi di Carmen di incontrare la figlia, partendo dai ricordi dei primi giorni di vita e da una fiaba narrata alla piccola, dipinta sul muro dell’abitazione, la storia di una tigre africana, di due sirene nel mare, di una nevicata improvvisa.
Il film è realizzato in modo teatrale (non è un difetto!), quasi interamente dal punto di vista di Carmen, la macchina da presa (a mano) segue l’attrice protagonista (oserei dire – con Zavattini – la pedina), volutamente instabile per mostrare la concitazione, realizzando una serie di piani sequenza (di fatto sei scene, tre giorni per ogni scena) che all’occorrenza vengono scomposti e rimontati. L’analisi psicologica del personaggio principale è approfondita, la formazione teatrale di Elena Gigliotti aiuta nell’operazione di immedesimazione (secondo il metodo Stanislavskij) nel personaggio, cosa basilare in un simile film. Interessante la parte a disegni animati realizzata da Gianluigi Toccafondo (autore della sigla Fandango) per dare vita – con stile originale – al bosco delle fiabe raccontato dai genitori alla bambina.
Non ci sono personaggi positivi, lo spettatore non parteggia per nessuno, a parte la bambina che di fatto non si vede mai, perché sia la madre che il padre non sono immuni da colpe. Il regista ci racconta il viaggio di una persona che compie scelte sbagliate e che non riesce a prendersi le sue responsabilità, ma anche di una donna disperata che vorrebbe essere ascoltata mentre non riceve aiuto da nessuno. Il finale aperto, girato ad alta tensione, lascia libera interpretazione allo spettatore che può optare per una scelta drammatica (razionale) o liberatoria (fantastica), quando comincia a cadere la neve e il sogno di una vita diversa pare avverarsi.
Girato nel Salento, tra Lecce e Castro Marina, mentre alcune scene siciliane servono da ispirazione a Toccafondo per il cartone animato simbolico e intenso, coloratissimo, composto da acquarelli fluidi in movimento. Elena Gigliotti ha detto: “Un film ambizioso, girato per raccontare un’esistenza paradigmatica per molte situazioni simili, fatto di dettagli e persino di errori che diventano occasioni per migliorare la sceneggiatura”. Condividiamo.
L’invenzione della neve dura quasi due ore, è un film profondo e intenso, non facile da seguire per un pubblico assuefatto al cinema italiano contemporaneo che con il cinema ha ben poco a che vedere, ma che consigliamo di cercare. Colonna sonora suggestiva di Mariani, con l’inserimento perfetto di due brani come Non è facile di Giovanni Neve e Sentimento di Migliacci, cantata da Patty Pravo. Il solo difetto va ricercato in un’eccessiva lunghezza di alcune sequenze, forse qualche taglio in fase di montaggio avrebbe reso più fluida la narrazione. Ma il regista ha messo in conto tutto, perché Moroni è un autore che non lascia niente al caso, pure se nella pellicola inserisce errori sono fortemente voluti. Elena Gigliotti, interprete credibile di un personaggio complesso, è il punto forte del film, che si basa quasi interamente sulla sua intensa interpretazione drammatica.
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Lingua Originale: Italiano. Paese di Produzione: Italia, 2023. Durata: 117’. Genere: Drammatico. Regia: Vittorio Moroni. Soggetto: Vittorio Moroni. Sceneggiatura: Vittorio Moroni, Igor Brunello, Luca De Bei. Fotografia: Massimo Schiavon, Andrea Caccia. Montaggio: Mattia Soranzo. Musiche: Mario Mariani. Scenografia: Egle Calò. Costumi: Angela Tomasicchio. Trucco: Adriana Apruzzo. Produttore: Enrica Pedrotti. Casa di Produzione: 50N. Distribuzione (Italia): I Wonder Pictures. Interpreti: Elena Gigliotti (Carmen), Alessandro Averone (Massimo), Anna Ferruzzo (Grazia), Anna Bellato (Sonia), Eleonora De Luca (Mara), Marta Caracciolo, Carola Stagnaro (Antonia).
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[NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]