L’export italiano a gonfie vele
L’interscambio di beni e servizi con l’estero – un punto di forza per l’economia italiana – continua a crescere sui mercati internazionali, non solo nell’interscambio intraeuropeo, ma soprattutto verso i paesi terzi.
La situazione dell’export italiano – L’export del Made in Italy va decisamente bene. Innanzitutto, l’Italia nel decennio 2012-2022 è riuscita a difendere la propria quota di export mondiale del 2,7%, mentre molti nostri concorrenti, come Germania, Francia e Regno Unito, hanno assistito ad una progressiva erosione della loro quota di mercato. Anzi, essendo la quota della Corea del Sud scesa ben al di sotto del 3%, l’Italia l’ha scavalcata nel 2023, diventando così il quinto esportatore mondiale.
Le prospettive del nostro export – Come ci ricorda SACE (Servizi assicurativi e finanziari per le imprese, controllato dal MEF) in un suo recente Report, nel 2024 l’export italiano dovrebbe crescere del 3,7%, superando così i 650 miliardi, mentre nel 2025 dovrebbe crescere di un ulteriore 4,5%, arrivando così a quota 680 miliardi. Da evidenziare, a questo proposito, che l’incremento dell’export non è solo dovuto all’aumento dei prezzi connesso alla fiammata inflazionistica, ma riflette anche un aumento dei volumi esportati, tant’è vero che l’Istat ci ricorda che ad aprile 2024 le esportazioni sono aumentare, rispetto ad aprile 2023, del 10,7% in termini monetari, ma anche dell’8% in termini di volumi.
I mercati di sbocco – Tradizionalmente, i mercati di sbocco dei nostri prodotti sono la Germania con il 12% del totale export, la Francia con il 10,2% e, fuori dall’Europa, gli USA con il 10,7%. Ora, l’aspetto interessante è che, secondo SACE, l’aumento del nostro export non è derivato tanto dai rapporti con i nostri partner storici, quanto dall’incremento dell’export verso quei Paesi caratterizzati da forti potenzialità di sviluppo, quali ad esempio Arabia, Emirati, Singapore, Vietnam, ma anche Turchia, India e Sudafrica. E non si parla qui solo dell’esportazione dei nostri prodotti tradizionali, ma anche di beni e servizi ad elevata innovazione tecnologica, particolarmente coinvolti nel risparmio energetico e nella tutela dell’ambiente.
Oltretutto, è importante sottolineare che la descritta diversificazione dell’export appare decisamente opportuna in questo momento, considerando che i nostri tradizionali partner, appunto Francia e Germania, sono le due nazioni europee che maggiormente stanno soffrendo dal punto di vista economico. Tant’è vero che la Germania ha evidenziato, a marzo 2024, una contrazione degli acquisti dall’Italia del 16% rispetto a marzo 2023.
Ma, per finire con serenità, una chicca da Federvini: nel 2003, la nostra quota di export di vino a livello mondiale era del 17% contro il 38% della Francia, mentre oggi è del 22% contro il 33% dei rivali francesi, il 188% in più per l’export del bene più prezioso.
[NdR – Fonte Teleborsa.it che si ringrazia per la collaborazione – Andrea Ferretti è docente al Master in Scienze economiche e bancarie europee LUISS Guido Carli]
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