Albania e Macedonia del Nord verso l’UE

L’adesione all’Unione Europea (UE) è una delle principali priorità di Albania e Macedonia del Nord da oltre un decennio ed entrambi i paesi hanno compiuto passi significativi verso l’integrazione europea, ma continuano a scontrarsi con sfide interne e ostacoli politici a livello europeo. Sebbene la Commissione Europea abbia espresso un parere positivo sui loro progressi, il processo rimane complesso, influenzato da dinamiche geopolitiche e interne all’UE. Ora la situazione si è sbloccata per l’Albania, ma non per la Macedonia del Nord che dovrà ancora attendere il via libera. Gli ambasciatori dei 27 Paesi membri dell’Unione Europea hanno deciso di far avanzare i negoziati di adesione con Tirana, facendo di fatto cadere per la prima volta la “logica a pacchetto” che finora l’aveva tenuta legata a Skopje. Nonostante i progressi, l’Albania deve affrontare ancora sfide significative tra queste vi è la necessità di intensificare la lotta alla criminalità organizzata e di rafforzare le istituzioni democratiche. La stabilità economica, sebbene in miglioramento, rimane una priorità, così come l’allineamento delle sue normative a quelle dell’UE.

L’Albania ha ottenuto lo status di candidato ufficiale all’adesione all’UE nel 2014 ea allora, il paese ha avviato riforme sostanziali, in particolare nel settore della giustizia, nella lotta alla corruzione e nel rafforzamento dello stato di diritto, che sono requisiti fondamentali per avanzare nel processo di adesione. Nel luglio 2022, l’Albania ha avviato ufficialmente i negoziati per l’adesione insieme alla Macedonia del Nord, dopo un lungo periodo di attesa dovuto a varie dinamiche politiche interne all’UE e a una fase di stallo legata a questioni bilaterali tra la Macedonia del Nord e la Bulgaria, che di fatto avevano bloccato anche il percorso dell’Albania.

La Macedonia del Nord ha avviato il suo percorso di adesione all’UE nel 2005, quando ha ottenuto lo status di candidato, ma il paese ha dovuto affrontare notevoli ostacoli diplomatici che ne hanno ritardato i progressi. Il più importante è stato il lungo contenzioso con la Grecia riguardante il nome del paese, risolto solo nel 2018 con l’Accordo di Prespa, che ha portato al cambio di nome da “Macedonia” a “Macedonia del Nord”. Nonostante questa svolta storica, la strada verso l’UE non è stata priva di ulteriori complicazioni, risolto il contenzioso con la Grecia, si è frapposto il veto della Bulgaria all’avvio dei negoziati di adesione a causa di dispute storiche e culturali relative alla lingua e all’identità macedone. Dopo negoziati diplomatici e pressioni da parte di Bruxelles, nel luglio 2022 è stato raggiunto un compromesso che ha permesso di sbloccare i negoziati sia per la Macedonia del Nord sia per l’Albania. Anche se la Macedonia del Nord ha avviato i colloqui, restano aperte questioni delicate legate all’identità nazionale e resta essenziale che il paese prosegua con riforme strutturali, in particolare nel settore della giustizia e nella lotta alla corruzione. Ma il processo sta incontrando nuovi, forti, ostacoli per la concessione di diritti e libertà linguistiche alla minoranza bulgara da parte del governo di Mickoski.

L’allargamento dell’Unione Europea verso i Balcani occidentali è un tema controverso all’interno dell’UE con alcuni Stati membri, come la Germania e l’Italia, favorevoli a un’integrazione più rapida, altri, come la Francia e i Paesi Bassi, hanno invece espresso preoccupazioni riguardo alla capacità dell’Unione di assorbire nuovi membri, in particolare in un periodo segnato da crescenti pressioni interne e sfide globali. Nel 2019, la Francia ha bloccato temporaneamente l’avvio dei negoziati di adesione per Albania e Macedonia del Nord, sostenendo che l’UE dovesse riformare i propri meccanismi di adesione prima di espandersi ulteriormente. Questa mossa ha evidenziato le divisioni all’interno dell’Unione riguardo al processo di allargamento, malgrado gli sforzi dell’Albania e della Macedonia del Nord. Mentre la Commissione Europea continua a incoraggiare entrambe le nazioni a proseguire con le riforme necessarie, il processo dipenderà anche dalla capacità dell’UE di risolvere le proprie dinamiche interne e di affrontare le preoccupazioni legate all’allargamento. Giova ricordare che il primo dei 6 cluster (capitoli negoziali) si è sbloccato solo lo scorso 25 settembre quando è stato approvato il punto all’ordine del giorno “Negoziati di adesione con l’Albania – Adempimento dei parametri di apertura sul Cluster 1: Fondamentali” da parte del Coreper (Comitato dei Rappresentanti Permanenti, l’organo intergovernativo del Consiglio dell’Unione Europea che riunisce tutti gli ambasciatori presso l’Ue dei Paesi membri). Tutto il negoziato era rimasto bloccato per una diatriba politica tra Albania e Grecia riguardante l’arresto del sindaco di etnia greca della città albanese di Himarë, Fredis Beleri è stato arrestato dalle autorità di Tirana con l’accusa di compravendita di voti. La successiva assoluzione da ogni accusa e scarcerazione, con conseguente elezione dello stesso al Parlamento Europeo in quota al partito “Nuova Democrazia” del premier greco Mitsotakis, ha sbloccato l’impasse.

La geopolitica gioca un ruolo cruciale e l’invasione russa dell’Ucraina ha messo in evidenza la necessità per l’UE di rafforzare i legami con i Balcani occidentali, una regione storicamente instabile ma strategicamente importante. Bruxelles potrebbe essere spinta ad accelerare il processo di adesione per prevenire influenze esterne, in particolare dalla Russia e dalla Cina, che stanno aumentando la loro presenza economica e politica nella regione. I due paesi balcanici hanno fatto passi avanti significativi nel loro cammino verso l’UE, ma devono affrontare sfide interne e geopolitiche. La loro adesione dipenderà non solo dalle riforme nazionali, ma anche dalla capacità dell’Unione di trovare un consenso sull’allargamento e di gestire le proprie sfide interne.

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