Cronache dai Palazzi

Dopo essere stata firmata dal Capo dello Stato la Legge di Bilancio 2025 è arrivata in Parlamento dove è iniziata la lettura dei 144 articoli da cui è composta, prima da parte della Commissione Bilancio e poi dall’Aula, a partire da lunedì 28 ottobre.

Tra le questioni più spinose la riduzione degli insegnanti -5.660 posti in meno nel 2025 e 2.174 unità in meno per il personale tecnico amministrativo all’interno delle scuole – le scarse risorse alla sanità (1,3 miliardi) e la drastica riduzione delle spese del servizio pubblico radiotelevisivo. Decisa inoltre la ghigliottina per i bilanci degli enti locali e dei ministeri che dovranno tagliare il 5% delle spese, ad eccezione del ministero della Sanità. È una manovra da circa 28,5 miliardi, metà dei quali impiegati per il taglio del cuneo fiscale sulle retribuzioni medio basse e la conferma delle tre aliquote Irpef, per 18,2 miliardi. Per l’adeguamento delle pensioni saranno spesi invece 470 milioni, 600 per la proroga di Ape sociale, Opzione donna e Quota 103. Infine 1,2 miliardi saranno destinati ai rinnovi contrattuali dei pubblici.

Medici e infermieri sono i più inquieti. Si aspettavano aumenti di stipendio, nuove assunzioni e più fondi per il  Sistema sanitario nazionale; invece per i medici, nello specifico, sono solo poco più di 17 euro gli euro in più in busta paga ogni mese nel 2025 e poco più di 100 euro nel 2026, secondo quanto calcolato dalle rappresentanze sindacali di settore. La carenza di assunzioni rappresenta la questione più spinosa, se ne riparlerà nel 2026. In queste condizioni è già pronto uno sciopero per il 20 novembre sostenuto dalle opposizioni tra cui Pd e Cinque Stelle.

Tra gli insoddisfatti vi sono anche i pensionati e il mondo della scuola. Per i primi nel 2025 sono solo 3 euro in più al mese e scenderanno in piazza con la Cgil dal 28 al 31 ottobre. Il comparto dell’istruzione sciopera invece il 31 ottobre.

Al contrario delle forze di opposizione, per i partiti di maggioranza “la manovra economica predisposta dal governo da una parte tiene i conti in ordine e rassicura i mercati internazionali e dall’altra cerca di aumentare il potere di acquisto delle famiglie e dei lavoratori e cerca di sostenere le imprese e la crescita economica”, come ha spiegato il portavoce degli azzurri Raffaele Nevi; azzurri pronti anche ad avanzare a proposito di eventuali modifiche a favore delle pensioni minime. Per il sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon, “tutto è migliorabile” e dalla sua parte politica sottolinea: “Avevamo avanzato tante proposte che purtroppo non sono entrate nel testo finale, spero che possano entrare in sede di conversione in Parlamento”.

Tra le proposte della Lega l’espansione della flat tax, per ora messa da parte, e il taglio del canone Rai tornato a 90 euro. “Il Parlamento può sempre migliorare il testo” afferma il capogruppo al Senato Massimiliano Romeo. L’analisi parlamentare inizierà la prossima settimana.

I favoriti dalla prossima manovra del 2025 sono coloro che hanno un reddito tra i 35 mila e i 40 mila euro, tra i quali vi sono circa 1,3 milioni di lavoratori dipendenti. Per costoro dal primo gennaio del prossimo anno scatterà in busta paga un bonus di cui finora hanno beneficiato esclusivamente i redditi al di sotto dei 35 mila euro lordi. Secondo i calcoli del ministero dell’Economia il vantaggio rispetto al 2024 corrisponde a mille euro l’anno (83 euro al mese) per chi ha un reddito annuo di 35 mila euro, 687 euro per coloro che guadagnano 38 mila euro e 460 euro per i redditi lordi di 40 mila euro. Per le retribuzioni al di sotto dei 35 mila euro la situazione rimane per lo più invariata in quanto usufruivano del bonus anche lo scorso anno; i redditi che non superano i 25 mila euro vedranno invece un lieve incremento di 119 euro in un anno. Per i redditi più bassi, al di sotto dei 20 mila euro, oltre che diventare strutturale dal 2025, il bonus sarà rapportato al reddito assumendo un valore percentuale, nello specifico 7,1% fino a 8500 euro; 5,3% tra 8.500 e 15 mila; 4,8% tra 15 mila e 20 mila. Al di sopra dei 20 mila euro e fino ai 32 mila la detrazione di imposta sarà di mille euro e decrescerà progressivamente fino ad azzerarsi a 40 mila euro. Per i redditi più alti superiori a 75 mila euro è previsto un tetto di spese detraibili: 14 mila euro che diventano 8 mila per coloro che dichiarano oltre 100 mila euro. Tetti massimi che valgono comunque solo per chi ha almeno tre figli a carico mentre per tutti gli altri i tetti sono inferiori, dimezzandosi nel caso in cui non si hanno figli a carico. Nello specifico gli importi detraibili sono ridotti del 50% se non ci sono figli a carico e del 30% con un solo figlio a carico. Confermata inoltre per il 2025 la carta “Dedicata a te”.

Facendo due conti il bonus figli da mille euro vale 330 milioni, per i bambini nati in Italia nel 2025 e nel 2026; l’esonero contributivo per le mamme altri 200, il rifinanziamento della Carta acquisti 500 milioni; 480 milioni sono a disposizione di disabili e non autosufficienti; 160 milioni per i premi di produttività tassati al 5%. Per chi assume è prevista una super deduzione che vale a sua volta 400 milioni; altri 400 per gli investimenti per i macchinari. In particolare, per le imprese che vogliono investire nella Zes al Sud vi sono a disposizione 1,6 miliardi. Su un altro fronte altri 1,2 miliardi sono per le missioni di pace e per il nuovo Fondo nazionale per le ricostruzioni post calamità saranno messi a disposizione 1,5 miliardi ogni anno.

Le risorse necessarie devono essere ricavate necessariamente facendo dei tagli, partendo dai ministeri (5,2 miliardi), a cui si aggiungono le banche (1,7 miliardi nel 2025 e altri 1,8 nel 2026); neutralizzato anche il regime di decontribuzione per il Sud per cui ci sarebbero a disposizione altri 5,5 miliardi. Ed ancora 1 miliardo dalle assicurazioni e 400 milioni l’anno dalla lotta contro l’evasione.

Lunedì 28 ottobre si inizierà con l’analisi della Legge di Bilancio prima in Commissione e poi in Aula, e tra l’8 e il 10 novembre sarà il termine ultimo per poter depositare gli emendamenti in Commissione da parte dei diversi gruppi parlamentari. Sul fronte europeo, all’inizio di novembre la Commissione europea renderà note le sue previsioni economiche d’autunno verificando nel contempo il rispetto dei vincoli di Bilancio da parte dell’Italia. Entro il 30 novembre, invece, la stessa Commissione Ue esprimerà un primo parere sulla Legge di Bilancio italiana e anche su quella degli altri Stati membri. In definitiva, la Legge di Bilancio per il 2025 dovrà essere approvata dal Parlamento italiano entro il 31 dicembre 2024, da Camera e Senato, lo stesso testo in entrambi i rami del Parlamento.

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