Poesia in (s)vendita

Marco Nicastro si occupa da anni di poesia e psicoanalisi, saggista scientifico e letterario, noto per i commenti sulla poesia di Montale per il sito Studenti.it, molto frequentato dai ragazzi. Scrive per Pangea, Atelier, Le parole e le cose, La Balena Bianca.

In questa smilza raccolta di saggi Poesia in (s)vendita (Giuliano Landolfi Editore, pp. 80, euro 10) affronta un argomento che mi è da sempre caro: la condizione attuale della letteratura italiana, soprattutto lo stato della critica e dell’editoria, ai tempi delle logiche di mercato applicate alla cultura. Nicastro di sicuro non ha letto i miei vecchi Quasi quasi faccio anch’io un corso di scrittura e neppure Nemici miei – come difendersi dagli scrittori inutili, editi nei primissimi anni Duemila da Stampa Alternativa, editore coraggioso e battagliero, avulso dalle logiche di mercato. Eppure giunge alle mie stesse conclusioni, ribadite in Velina o calciatore altro che scrittore! (Historica) e nella serie di vignette de Lo scrittore sfigato (che nessun editore osa pubblicare).

La letteratura italiana contemporanea è in uno stato comatoso, nessuno legge ma tutti pubblicano (o vogliono pubblicare), nessuno spende soldi per comprare libri ma molti aspiranti autori impiegano denaro per iscriversi a inutili scuole di scrittura, non si legge poesia ma l’Italia è piena di presunti poeti che pagano per pubblicare. Tutte cose risapute per noi che abbiamo 64 anni e che dal 1999 frequentiamo questo mondo editoriale, ma fa piacere che di tanto in tanto qualcuno cerchi di aprire gli occhi ai gonzi per dire guarda che una cosa è la letteratura, altro quel che si pubblica oggi, oppure fai attenzione perché una cosa sono gli scrittori, altro gli autori alla moda iscritti a combriccole vincenti.

Nicastro si occupa soprattutto di poesia, mette l’indice sulla mancanza di ricerca formale in tanta lirica contemporanea, di solito priva di musicalità, sciatta, senza metafore, fatta di a capo casuali, secondo il ghiribizzo dell’autore, senza alcun rispetto metrico. Al tempo stesso si rende conto che il mercato è pieno di editori (rectius stampatori) che in cambio di un sostanzioso contributo pubblicano anche la lista della spesa e bandiscono concorsi con tassa di iscrizione (alta) per trovare nuovi poeti! In definitiva un aspirante autore termina la lettura di questo libro del tutto sconfortato, con la precisa convinzione che per pubblicare bisogna pagare oppure agganciarsi a un carro vincente.

Triste verità, ma è la sola che possiamo fornire al neo scrittore in cerca di editore, non ci è dato rispondere con la parola che squadri da ogni lato, solo questo possiamo dirti, ciò che non siamo, ciò che non vogliamo. Noi vorremmo soltanto essere veri editori e tentare di fare gli scrittori, con quel pizzico di talento che ci è stato dato in sorte, intingendo il pennino nelle ferite provocate da un mondo letterario basato sul conto corrente e sul successo. Bravo Nicastro che hai riaperto la piaga incancrenita! Ora il problema sta nel numero di lettori.

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