Cronache dai Palazzi

Il protocollo con l’Albania è “la chiave di volta” per fermare le migrazioni irregolari. La premier Giorgia Meloni lo ribadisce di fronte alle telecamere di Porta a Porta. Di concerto, riferendo in Parlamento, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha risposto ad alcune interrogazioni: “Il progetto Albania, sul quale abbiamo registrato il forte interesse di 15 Paesi europei e soprattutto dalla presidente della Commissione europea, risponde all’obiettivo prioritario di prevenire e contrastare i flussi migratori irregolari e potrà in futuro svolgere un’importante funzione di deterrenza”, ha sottolineato il ministro Piantedosi.

A proposito dei migranti trasferiti in Albania, rientrati in Italia in seguito ad un’ordinanza del Tribunale di Roma, il ministro dell’Interno ha specificato che “è stata posta una pregiudizievole attenzione rispetto ad una singola operazione di recupero e trasferimento di migranti svolta da assetti navali pubblici, se si tiene conto che i numeri delle operazioni di analogo tipo nell’ultimo decennio evidenziano una media di centinaia di interventi all’anno, con punte di arrivi che hanno gravato in maniera eccezionale sugli oneri a carico della finanza pubblica”. Difendendo l’operazione, anche dal punto di vista dell’investimento delle risorse, il ministro Piantedosi ha rimarcato che “il costo reale dell’impegno della nave Libra si è rivelato di 8.400 euro complessivi al netto delle spese di ordinario esercizio quotidiano della nave; un costo giornaliero ampiamente inferiore a quello che veniva sostenuto in epoca di grande celebrazione di operazioni come Mare Nostrum, che richiedevano oneri per 300.000 mila euro al giorno. In ogni caso, è un dato il forte calo del numero degli arrivi dei migranti: meno 62% rispetto all’anno scorso e meno 30% rispetto al 2022”. Nel frattempo il Tribunale di Ragusa ha “sospeso la multa inflitta a Sea-Watch 5 nel marzo 2024” per aver violato il decreto Piantedosi. Secondo quanto riferito direttamente dalla Ong la multa è stata cancellata in quanto è emerso che “le modalità di intervento di Sea Watch 5 non hanno creato alcuna situazione di pericolo”.

Il decreto migranti – varato dal governo a ridosso della decisione del Tribunale di Roma del trasferimento di dodici migranti in Albania – ha comunque sollevato un polverone in Aula dove è stato scontro molto duro tra maggioranza e opposizione. Le forze di opposizione fanno leva sul fatto che anche l’Unione europea ha messo in evidenza che l’accordo Italia-Albania dovrà rispettare “le leggi nazionali ed europee”.

L’esecutivo ha a sua volta accorpato il decreto Paesi sicuri al decreto Flussi ritenendo i due temi strettamente collegati. L’approdo in Aula è previsto per il 21 novembre e i due provvedimenti potrebbero essere votati insieme. Le forze di opposizione non condividono tale modo di procedere sostenendo di sottrare al Parlamento il compito di esaminare in maniera dettagliata il decreto Paesi sicuri, che, tra l’altro, ha suscitato diverse polemiche prima e dopo la sua emanazione, a partire dell’intervento del Tribunale di Roma e, in seguito al ricorso alla Corte di giustizia europea, del Tribunale di Bologna. In definitiva, le opposizioni chiedono che il decreto sia esaminato separatamente almeno fino al momento in cui verrà trasformato in emendamento al decreto Flussi. “Le regole le decide il Parlamento, non certo il governo. Così si stanno calpestando i confini dello Stato di diritto”, ha ammonito il capogruppo dei senatori dem Francesco Boccia, sulla stessa lunghezza d’onda di M5S, Avs e Iv. Il presidente del Senato assicura un’azione di “moral suasion” sulla Commissione, ma l’azione del governo risulta implacabile. All’interno della maggioranza esplode inoltre il tema delle toghe politicizzate che impedirebbero al governo di portare avanti, in particolare, le politiche sull’immigrazione. “Alcune toghe politicizzate stanno consapevolmente alimentando uno scontro tra poteri dello Stato che avrebbe l’unico effetto di danneggiare le istituzioni”, ha ammonito il centrista Maurizio Lupi di Noi moderati, riferendosi in particolare alle decisioni del Tribunale di Bologna.

Su un altro fronte l’opposizione considera un flop ritenere che il concordato preventivo biennale possa garantire alla Legge di Bilancio un aiuto di circa 2 miliardi per un ulteriore taglio del cuneo. Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha a sua volta sottolineato che il concordato non determina l’andamento dei conti di Palazzo Chigi in vista dell’approvazione della manovra. Il tasso di adesione degli imprenditori è stimato al 23 per cento. “Per quanto riguarda il concordato, siccome siamo prudenti nelle previsioni di bilancio abbiamo messo zero. Quindi tutto quello che arriva più di zero è benvenuto”, ha affermato Giorgetti, aggiungendo: “Auspico che in tanti abbiano scelto questa soluzione, ma dobbiamo aspettare perché in tanti arrivano l’ultimo giorno”.

Il 31 ottobre era il termine per aderire al meccanismo per permettere a partite Iva e autonomi di pagare le imposte sulla base del nuovo meccanismo strutturato dall’Agenzia delle Entrate. Una scadenza temporale che i commercialisti hanno contestato chiedendo una proroga ma la richiesta non è stata accolta dall’esecutivo. Un diniego che ha scatenato lo sciopero dei commercialisti fino al 7 novembre.

In generale è stagione di scioperi, come quello generale proclamato da Cgil e Uil per il 29 novembre, sciopero convocato prima di incontrare il governo: “Direi che c’è un piccolissimo pregiudizio da parte loro”, ha ammonito la premier. “Solo due sindacati hanno proclamato lo sciopero generale, Cgil e Uil. Potevano almeno aspettare la riunione del governo convocata per il 5 novembre”, ha a sua volta affermato il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani (Fi).

La Cisl non condivide lo sciopero: “Perché non è una manovra da sciopero”, afferma il Segretario della Cisl, Luigi Sbarra. La Cisl anche quest’anno non parteciperà allo sciopero generale insieme alle altre sigle sindacali. “Ci sono molti elementi importanti che rispondono a precise rivendicazioni della Cisl, con la quasi totalità delle risorse per il sostegno al reddito dei lavoratori e di misure di inclusione. Poi, indubbiamente, ci sono cose da migliorare: pensioni minime, scuola e automotive in primis. Ma se ogni volta usiamo l’arma di ultima istanza e chiediamo di astenersi dal lavoro mi chiedo a cosa serve la rappresentanza”, afferma il Segretario della Cisl ribadendo che “lo sciopero è lo strumento più nobile di cui disponga il sindacato democratico. Ma è anche il più radicale”. Lo sciopero dovrebbe subentrare “ovunque manchi un’alternativa negoziale. Usarlo in modo automatico, ideologico e compulsivo, porta a un suo indebolimento anche simbolico”, sottolinea Sbarra ricordando che il proprio sindacato mira a “promuovere il dialogo tra riformisti, verso una condivisione su scelte strategiche che impone responsabilità e autonomia. Contro ogni populismo, politico o sociale”. Per quanto riguarda la manovra “il giudizio è complessivamente positivo, Anche se non mancano elementi da cambiare”. In particolare “la zavorra del Patto di Stabilità e del Superbonus” condizionano “molte risorse sul lavoro dipendente, i pensionati, la famiglia. E per rinnovare i contratti dei settori pubblici”, ambiti in cui la Cisl intende lavorare, di concerto con il governo. Nell’incontro a Palazzo Chigi, previsto per martedì 5 novembre insieme a tutte le confederazioni sindacali, si discuterà inoltre della necessità di più risorse per pensioni minime e non autosufficienza; del taglio strutturale degli organici nel settore scolastico; del blocco parziale del turnover nella Pubblica amministrazione, nel settore universitario e della ricerca. Occorrerà inoltre considerare il rafforzamento degli sgravi per le fasce medie di reddito, elevando la soglia fino a 60 mila euro e abbassando le aliquote del secondo scaglione Irpef.

Un altro settore chiave per lo sviluppo e la stabilità del Sistema Italia è il settore del risparmio, in quanto il risparmio è “un valore per il futuro delle famiglie e del Paese”, ha sottolineato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nella Giornata mondiale del risparmio. Un risparmio che “è troppo tassato”, come ha rimarcato il presidente dell’Abi (Associazione bancaria italiana) Antonio Patuelli, sottolineando che i cittadini italiani possono per tali ragioni scegliere di trasferire i loro risparmi all’estero più di quanto è accaduto fino ad oggi.

Occorre essere consapevoli delle possibilità di cui può beneficiare il Sistema Paese in virtù di un miglior impiego del risparmio nazionale. “Il flusso annuo di risparmio privato supera oggi i 400 miliardi, un quinto del reddito nazionale”, spiega il governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, sottolineando che “solo parte di esso finanzia gli investimenti in Italia”. Il fattore che preoccupa maggiormente riguarda comunque la congiuntura: “L’economia europea rimane fiacca; pesano i tassi di interesse reali ancora elevati e il venir meno degli stimoli fiscali degli anni scorsi. L’economia italiana ne sta risentendo”, ammonisce Panetta e rivolgendosi alla politica afferma: “L’Italia affronti i suoi nodi irrisolti e la questione del debito”. Il ministro dell’Economia Giorgetti risponde assicurando che il governo sta lavorando per riportare “il debito pubblico su un sentiero realistico di discesa”. In particolare, “un contesto politico stabile e una politica fiscale prudente stanno dando i loro frutti – sottolinea il ministro – favorendo le prospettive di crescita dell’Italia”. Giorgetti rimarca, inoltre, che “le ultime aste hanno evidenziato che la domanda per i nostri titoli di Stato è robusta” e lo spread “si è ridotto in modo significativo”.

“L’Italia è tornata a crescere, Se consideriamo gli ultimi cinque anni, il Pil è aumentato percentualmente più di quello francese e tedesco”, ha a sua volta affermato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, al Quirinale nel corso della cerimonia per la consegna delle Onorificenze ai 25 Cavalieri del Lavoro. A proposito dell’affidabilità del debito il Capo dello Stato considera inoltre “irragionevole che non venga notato dalle agenzie di rating nel valutare prospettive e affidabilità dell’economia italiana”, non tenendo nel contempo conto dei progressi dell’economia reale del nostro Paese.

Tornando al risparmio “la lotta all’inflazione, la tutela del valore reale di risparmi sono impegni prioritari per qualsiasi Stato e, in particolare, per la nostra Repubblica”, afferma il presidente Mattarella aggiungendo però che “la prima condizione è che sia possibile risparmiare a livello individuale”. Secondo ciò che emerge dai dati della Banca d’Italia, infatti, “oggi il 50% della popolazione italiana continua a non essere in grado di risparmiare”, ha ammonito il Capo dello Stato rimarcando le disuguaglianze e l’aumento della povertà nel nostro Paese. La tutela del risparmio e dei risparmiatori assume quindi una valenza etica oltre che rappresentare una necessità strategica per l’Italia in un contesto europeo e internazionale.

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