Berlinguer – La grande ambizione (Film, 2024)

Andrea Segre è soprattutto un regista di documentari, il suo stile secco e asciutto lo fa subito notare, oltre alla grande abilità che dimostra nell’inserire filmati d’epoca in un girato contemporaneo, ambientato benissimo negli anni Settanta. Berlinguer – La grande ambizione è un riuscito connubio di documentario e finzione, molto rispettoso della realtà storica e del racconto, che non prende posizione ma narra per immagini la vita di un grande uomo politico. Elio Germano interpretata (forse in modo troppo caricaturale) il leader del Partito Comunista Italiano rimasto nella storia per l’Eurocomunismo, la teoria del compromesso storico e lo strappo da Mosca, tutte cose abbastanza criticate al tempo in cui si verificarono, ma che erano idee lungimiranti.

Il film copre l’arco temporale che va dal 1973 al 1978, il resto viene riassunto da poche immagini finali e da un resoconto scritto, il regista non è interessato alla morte del leader, all’evento spettacolare di una fine romantica, quanto al ricordo delle idee innovative e di quel che ha fatto per la democrazia italiana. Si comincia con l’attentato subito in Bulgaria, per anni fatto passare come incidente stradale, per non creare problemi di rapporti politici; si prosegue con lo strappo da Mosca e il discorso meno applaudito della storia al Congresso dei partiti comunisti; infine, il compromesso storico, la non sfiducia ad Andreotti, il rapporto con Aldo Moro, la nascita dei movimenti extraparlamentari e i motivi di un rapimento.

Lo spettatore che ha vissuto gli Anni di piombo non può fare a meno di commuoversi di fronte al ricordo di certe parole e di intuizioni geniali che al tempo aveva discusso e criticato. Il film termina con il delitto Moro, con la fine di un’illusione, proprio mentre lo spettatore in sala si sta chiedendo dove sia andato a perdersi quel patrimonio di elettori che credeva nelle idee libertarie (un italiano su tre!) e lottava per l’affermazione della classe operaia. Scorrono i titoli di coda e viene spontaneo applaudire, anche se lo sappiamo che al cinema non va fatto, ma Segre è così bravo nel racconto della vita di un politico indimenticabile che toglie il battito dalle nostre mani.

Per parlare di cinema la fotografia anticata di Dervaux è suggestiva, così come il montaggio di Quadri è perfetto negli incastri tra filmati d’epoca e finzione, per 123 minuti che non solo non stancano ma emozionano. Regia ispirata con movimenti di macchina originali e insoliti, tra la vita quotidiana che lascia il posto a interni teatrali che narrano le vicende politiche. Colonna sonora azzeccata e storicamente esatta, con il pezzo di Pierangelo Bertoli (Eppure il vento soffia ancora) che si ricorda più di ogni altra cosa. Scenografia e costumi senza sbavature, arredamenti e vestiti ai limiti del perfezionismo storico, al punto di far venire nostalgia d’un piccolo mondo antico. Trucco ottimo per la ricostruzione dei volti dei protagonisti, al punto che attori come Pierobon e Citran prendono le sembianze credibili di Andreotti e Moro.

Un film coprodotto da Italia, Belgio e Bulgaria (le scene in loco e quelle ambientate a Mosca), presentato alla Festa del Cinema di Roma con buon successo, accolto dalla critica tra elogi e discussioni sulla storicizzazione del compromesso storico, che (lo ricordiamo bene!) non piaceva a tutti. Elio Germano vince il Premio Gassman come miglior attore; pur riconoscendo la bravura dell’interprete, ritengo che il suo personaggio sia viziato da un eccesso di manierismo, anche se efficace, soprattutto nei momenti familiari e nelle gite in barca.

Un film da vedere per non dimenticare, per capire che cosa siamo diventati, conoscere il ruolo della politica e cosa un tempo rappresentava. Non vedo all’orizzonte uomini della tempra morale e del valore di Enrico Berlinguer. Questo film farà conoscere una realtà che per molti giovani potrebbe rappresentare una novità assoluta. Da far vedere nelle scuole, ma non lo faranno.

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Regia: Andrea Segre. Soggetto e Sceneggiatura: Marco Pettenello, Andrea Segre. Fotografia: Benoit Dervaux. Montaggio: Jacopo Quadri. Musiche: Iosonouncane. Scenografia: Alessandro Vannucci. Costumi: Silvia Segoloni. Trucco: Mauro Agrò. Produttori: Marticka Bozilova, Neda Milanova. Case di Produzione: Vivo Film, Jolefilm, Rai Cinema, Tarantula, Agitprop, Ministero della Cultura. Distribuzine (oitalia): Lucky Red. Lingua: Italiano. Paesi di Produzione: Italia, Belgio, Bulgaria. Anno: 2024. Durata: 123’. Genere: Biografico, Storico. Interpreti: Elio Germano (Enrico Berlinguer), Paolo Pierobon (Giulio Andreotti), Roberto Citran (Aldo Moro), Elena Radonicich (Letizia Laurenti), Fabrizia Sacchi (Nilde Iotti), Paolo Calabresi (Ugo Pecchioli), Andrea Pennacchi (Luciano Barca), Giorgio Tirabassi (Alberto Menichelli), Stefano Abbati (Umberto Terracini), Francesco Acquaroli (Pietro Ingrao), Pierluigi Corallo (Antonio Tatò), Nicolaj Dancev (Leonid Breznev), Svetoslav Dobrev (Todor Zivkov), Luca Lazzareschi (Alessandro Natta), Lucio Patanè (Gianni Cervetti), Alice Airoldi (Bianca Berlinguer), Giada Fortini (Maria Berlinguer).

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[NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog La Cineteca di Caino”]

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