Cronache dai Palazzi

“La democrazia dei Comuni, la più vicina ai cittadini, è la radice basilare della democrazia del nostro Paese. Rappresenta la prima linea delle istituzioni della Repubblica. Averne cura, farla crescere nella partecipazione, dare prova di un esercizio dei poteri efficace, rispettoso della libertà del confronto, è condizione di salute per l’Italia”, ha affermato il presidente Sergio Mattarella intervenendo all’Assemblea nazionale dell’Anci a Torino, in cui è stato designato il nuovo presidente dei Sindaci, Gaetano Manfredi, sindaco di Napoli.

Di fronte ad un’Assemblea che lo ha applaudito ampiamente, il Capo dello Stato ha lanciato un mònito molto chiaro: “Occorre adoperarsi, culturalmente e politicamente, perché la partecipazione al voto torni a salire”, dato il forte astensionismo registrato nel corso delle ultime Elezioni regionali. Fin dai tempi della Costituente “l’autonomia dei Comuni” rappresenta il “perno di un pluralismo sociale e istituzionale. Libertà e pluralismo come vettori di uno sviluppo della nuova Italia” sia allora, agli albori della Repubblica, sia oggi nell’Italia del Ventunesimo secolo. Un’Italia in cui il voto ha reso i cittadini “protagonisti effettivi”, con il voto gli italiani scelsero la Repubblica; il voto risulta comunque essenziale in ogni epoca storica in quanto rappresenta il potere popolare, un potere che i Comuni esemplificano attraverso la loro “funzione di rappresentare le attese delle rispettive comunità”. Comuni ognuno con la propria identità che rappresenta “l’espressione più emblematica delle diversità italiane”.

In definitiva “è un privilegio, ancor prima di essere una responsabilità, rappresentare e servire – come fate – le vostre comunità”, ha affermato il presidente Mattarella rivolgendosi ai Sindaci di oltre 8 mila Comuni, specificando che “la rete dei Comuni d’Italia è un formidabile tessuto di connessione su cui realizzare l’ordito di uno sviluppo equo e sostenibile. I Comuni rappresentano uno snodo di programmazione e di rilancio dell’intero sistema Italia”. L’integrità e l’identità della Repubblica dipendono dall’esistenza dei Comuni con i loro territori e le loro popolazioni “essenziali”. Si tratta di “spazi che occupano il 60% del suolo d’Italia, dove vivono complessivamente 13 milioni di nostri concittadini. Luoghi che sono ragione della cultura e del fascino attrattivo dell’Italia”.

Il Capo dello Stato invoca “la collaborazione tra le istituzioni” definendolo “un dovere repubblicano” e i Comuni, nello specifico, sono “motori di processi di comprensione, di dialogo, di cooperazione, di pace”. L’esperienza dei gemellaggi mette in pratica tali processi, tra nazioni e città un tempo avversarie. Nell’epoca contemporanea, inoltre, l’Europa unita rappresenta “il nostro spazio vitale”, uno “spazio politico e istituzionale che ci consente una crescita futura”. Nel contempo l’Europa si trova oggi “a un bivio” e occorrerà coraggio da parte delle istituzioni europee per operare le migliori scelte in vari settori: economia, difesa, ambiente, geopolitica.

I Comuni sono i primi anelli della catena anche per quanto riguarda la messa a terra del Pnrr, “attività che vede in campo risorse rilevanti poste a disposizione dall’Unione Europea”, ha sottolineato il presidente Mattarella aggiungendo che “come sempre, il tema rilevante è quello delle somme disponibili e delle opzioni di spesa conseguenti, che il Parlamento consegna al Governo con la legge di bilancio”. Occorre oculatezza quindi anche per quanto riguarda le risorse, soprattutto in questo momento storico. Mettendo in campo il piano Next Generation e il Green Deal l’Unione europea ha comunque “dato prova di comprendere la necessità di rapidi passi avanti”. E, nello specifico, “le scelte che i governi nazionali hanno fatto a Bruxelles con il Patto di stabilità si riflettono anche sui Comuni”, sempre “in prima linea nel rapporto con i cittadini” per provvedere “ai bisogni più immediati ed elementari della popolazione”. Bisogni legati alla sfera sanitaria e all’istruzione, necessità economiche in senso stretto, edifici abitativi, trasporti, sicurezza, finanza locale e non per ultima la sostenibilità ambientale, la necessità di sovvenire all’emergenza climatica dalla quale dipendono non pochi disastri ambientali conclamati che, ormai in maniera ripetuta, inondano la cronaca.

Il neopresidente Gaetano Manfredi è partito proprio da qui, rimarcando che l’agenda dei Sindaci deve “partire dall’emergenza ambientale e climatica, dal dissesto idrogeologico e dalla manutenzione del territorio, dalla siccità e dalle inondazioni”. La preoccupazione più forte riguarda comunque i fondi a disposizione e, in particolare, il taglio previsto dall’esecutivo a causa del quale i Comuni si ritroverebbero circa 3 miliardi e 200 milioni in meno per il periodo 2025/2029, che diventano oltre 5 miliardi prefigurando un orizzonte temporale fino al 2037. Invocando la “collaborazione” tra le istituzioni, il Capo dello Stato ha ribadito che “la concordia è necessaria di fronte alle emergenze, purtroppo divenute frequenti”. Ma anche “quando viene aggredito il principio di legalità. Davanti a minacce al funzionamento e alla dignità delle istituzioni”.

In questo contesto il neopresidente Manfredi propone una “road map riformista” da presentare al governo con l’obiettivo di “garantire equilibrio e crescita alle diverse realtà comunali, piccole e grandi, aree interne e urbanizzate”. Nel contempo i Comuni mirano alla richiesta di una legge che conferisca “maggiori poteri” ai Sindaci: “Su tante tematiche su cui noi siamo continuamente sollecitati dai cittadini abbiamo leve giuridiche estremamente limitate, ad esempio i temi legati al turismo, le attività commerciali, la sicurezza, la protezione civile. Tutte questioni su cui noi abbiamo grandi responsabilità, ma pochi poteri”, ha ammonito Manfredi.

Intervenendo in videocollegamento all’Assemblea dei Sindaci la premier Giorgia Meloni ha a sua volta sottolineato: “L’Anci troverà nel governo sempre un interlocutore attento nel merito dei problemi”. La presidente del Consiglio ha inoltre aggiunto che al governo interessa “guardare al cuore delle questioni e cercare di trovare le soluzioni più efficaci”, evitando di “ragionare per preconcetti, tanto meno per schemi ideologici, e siamo sempre pronti a discutere e a confrontarci, mantenendo come stella polare l’interesse dei cittadini”, ha affermato Meloni.

La premier ha sottolineato il “ruolo cruciale” dei Comuni “nella fase due dell’applicazione del Pnrr che è una fase fondamentale, forse la più importante di tutte, nella quale non possiamo permetterci errori e ritardi”. A tale proposito Palazzo Chigi ha istituito “un’apposita cabina di regia, stiamo definendo, anche grazie alla preziosa collaborazione dell’Anci, il Piano strategico nazionale”. In questo contesto “rientra anche la riforma delle politiche di coesione, che abbiamo fortemente voluto per spendere meglio e più velocemente risorse che sono estremamente preziose. Abbiamo introdotto gli Accordi di Coesione, e con i 19 che abbiamo sottoscritto finora con le Regioni e le Province autonome, abbiamo messo a disposizione dei territori oltre 35 miliardi di euro”, ha spiegato la presidente del Consiglio.

“Voi sì che, ogni giorno, fate la differenza”, ha affermato Giorgia Meloni elogiando i Sindaci: “Siete, come ho detto altre volte, il volto più prossimo dello Stato, i primi difensori dei cittadini, vi prendete cura delle persone e delle comunità che vi sono state affidate e lo fate senza risparmiarvi. Perché non potreste risparmiarvi. Giorno e notte, festivi compresi, spesso con mezzi che, ce lo siamo detti molte volte, restano inadeguati. Se vogliamo, fare il Sindaco è un po’ una vocazione, e non tutti hanno questo dono”.

Le criticità non mancano mai ma con lo sguardo rivolto al futuro e fiducia nel progresso, fieri dei risultati finora raggiunti nel campo della progettazione, la presidente del Consiglio difende “il metodo” messo in campo che “ha fatto la differenza e ci ha consentito oggi di essere primi in Europa per obiettivi raggiunti e per avanzamento finanziario del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Non è un risultato del Governo ma di tutto il Sistema Italia, e chiaramente prima di tutto è un risultato dei Comuni che voglio ringraziare per il contributo che hanno dato, e che so che continueranno a dare”, ha ribadito la premier riconoscendo ai Comuni di essere “soggetti attuatori di una molteplicità di interventi che valgono complessivamente 40 miliardi di euro e hanno contribuito in modo significativo ai risultati che abbiamo raggiunto finora”. Ora occorre passare alla fase cruciale della “messa a terra degli investimenti” nel corso della quale il Sistema Italia non può permettersi “ne errori ne ritardi”.

A proposito di territorialità e dignità dei diversi territori della nostra Italia – territori diversi ma convergenti – a margine dell’Assemblea nazionale dell’Anci, il vicepremier Antoni Tajani ha riportato in auge il tema dell’Autonomia differenziata e il relativo progetto di legge: “Noi l’abbiamo votata, siamo favorevoli” ma “siamo coerenti con la nostra posizione fin dall’inizio: sì all’autonomia, ma con alcuni correttivi che devono essere apportati”. Il ministro Tajani ha inoltre sottolineato che a proposito di Lep occorre “discutere di più in Parlamento”, mentre “per le materie non Lep ho manifestato forti riserve, anzi direi assoluta contrarietà per quanto riguarda il tentativo di concedere alle Regioni competenze di politica commerciale internazionale”, ha ammonito il ministro degli Esteri, ribadendo: “daremo un contributo costruttivo, quindi avanti con l’autonomia ma con i necessari correttivi che mettono al centro il Parlamento”.

In merito alla collaborazione tra le Istituzioni, il titolare della Farnesina, e leader di Forza Italia, ha puntualizzato: “Questa era la nostra posizione prima, lo è ancora adesso e oggi comunque ne discuteremo con tutti i nostri presidenti di Regione del Nord e del Sud, con il ministro competente che è il ministro Casellati, con i nostri capigruppo alla Camera, al Senato e al Parlamento europeo, faremo il punto della situazione per contribuire a una rapida e giusta approvazione della riforma”. L’obiettivo è dare al nostro Paese la riforma più idonea, “fare il meglio possibile per sostenere tutti i cittadini ed evitare divisioni tra Nord, Centro e Sud, con grande equilibrio, con grande serietà”.

Come chiosato dal Capo dello Stato “l’attività quotidiana” per far fronte ai bisogni dei cittadini e la “riflessione per progettare il futuro” sono “i presupposti democratici della nostra Repubblica”, e si alimentano di un “impegno che sorge dal basso, dai quartieri, dai borghi divenuti periferie, dai luoghi più remoti, che vanno tenuti nel medesimo conto dei grandi centri”. Agire in comune e, soprattutto, porsi degli obiettivi per il bene comune collegando tutti gli sforzi, deve essere il filo conduttore che lega le diverse istituzioni della nostra Repubblica democratica fondata sulla “eguaglianza delle condizioni”: una categoria sociopolitica essenziale alla quale appartengono variabili economiche, sociali, giuridiche, politiche, culturali e umane.

La democrazia, in effetti, è qualcosa di più che un insieme di istituti giuridico-politici, la democrazia è prima di tutto un progetto etico ed umano la cui massima espressione passa attraverso ciò che, rimarcandone “la prodigiosa influenza”, Alexis de Tocqueville definiva per l’appunto la “eguaglianza delle condizioni”: “Essa dà allo spirito pubblico una determinata direzione, alle leggi un determinato indirizzo, ai governanti nuovi principi”.

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