Io e Spotty (Film, 2022)

Cosimo Gomez è più noto come scenografo che come regista, ciò non toglie che le tre prove dietro la macchina da presa siano molto confortanti, anche se i film si sono visti più sui canali tematici televisivi che nelle sale cinematografiche. Io e Spotty è reperibile con facilità su Rai Play e merita senza dubbio la visione, sia per originalità della storia che per una sapiente costruzione dei personaggi. Brutti e cattivi (2017) e Il mio nome è Vendetta (Netflix), sono altri due lavori da regista e sceneggiatore (con Infascelli il primo e con Dazieri il secondo) che merita recuperare.

Io e Spotty se fosse letteratura avrebbe tutte le caratteristiche del romanzo di formazione, visto che racconta la crescita di Eva (De Rossi), un’adolescente che vive a Bologna, frequenta l’Università con scarso profitto ed è preda di frequenti attacchi di panico. Eva un giorno trova lavoro come dog-sitter da Matteo (Scotti), ma resta esterrefatta quando si rende conto che non c’è nessun animale a quattro zampe, deve accudire il giovane padrone di casa affetto da doppia personalità che dopo il lavoro si traveste da gigantesco cane. Passata la sorpresa, la sceneggiatura segue la crescita dei due protagonisti che prendono poco a poco coscienza del loro essere più profondo, superando le prove della vita. Bologna resta sullo sfondo, i portici e i luoghi tanto cari a Pupi Avati, i palazzi ripresi dall’alto – in ogni caso mai dalla strada – sopra le arterie del traffico.

Personaggi ben definiti, soprattutto Eva, la ragazzina in preda ai problemi nervosi, alle angosce adolescenziali e ai sensi di colpa nei confronti della madre Daniela (Minaccioni) che la mantiene a Bologna. Matteo è appena abbozzato come animatore di fumetti, quel che conta per l’autore è la sua mania di travestirsi da cane e la fobia nei confronti degli spazi aperti, la paura del contatto con le persone. Soggetto dei Manetti Bros – anche produttori, tra i pochi italici scopritori di talenti – e sceneggiatura del regista, con la collaborazione di Luca Infascelli.

Il film è una storia d’amore giovanile, ripresa con movimenti di macchina insoliti, fotografata con luci opache, montata (in modo consequenziale) in 97’ minuti di pellicola. Se non ci fossero stati, non si sarebbe sentita la mancanza degli effetti speciali televisivi utilizzati per indicare lo scorrere del tempo. Interpreti giovani e preparati, sia Michela De Rossi che Filippo Scotti, abili nel caratterizzare il rapporto che diventa sempre più intenso tra due persone fragili che si aiutano reciprocamente a superare paure e angosce. Paola Minaccioni porta un briciolo di esperienza in un cast di esordienti, anche se la sequenza meno riuscita è proprio quella in cui la madre fa irruzione nell’appartamento di Matteo e scopre le menzogne della figlia. Un modesto problema di sceneggiatura che si perdona in una pellicola compiuta dove significante e significato vanno di pari passo e non ingannano lo spettatore.

Nel cast segnaliamo la presenza di Vito – breve cameo di due scene – attore avatiano che da tempo non apprezzavamo su grande schermo. Io e Spotty, come molti discreti lavori italiani, non viene valorizzato a sufficienza da un’industria poco lungimirante, in ogni caso resta reperibile per una visione casalinga su Rai Play. Molto consigliato.

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Regia: Cosimo Gomez. Soggetto: Manetti Bros. Sceneggiatura: Luca Infascelli, Cosimo Gomez. Fotografia: Francesca Amitrano. Montaggio: Fedrico Maria Maneschi. Musiche: Pivio e Aldo De Scalzi. Scenografia: Noemi Marchica. Costumi: Ginevra De Carolis. Genere: Commedia. Durata: 97’. Produttore Esecutivo. Laura Contarino. Produttori: Carlo Macchitella, Marco Manetti, Antonio Manetti. Case di Produzione: Mompracem, Rai Cinema. Distribuzione (Italia): Adler Entertainment. Paese di Produzione: Italia, 2022. Interpreti: Michela De Rossi (Eva), Filippo Scotti (Matteo), Paola Minaccioni (Daniela, madre di Eva), Violetta Zironi (Sissi), Alessia Giuliani (dottoressa Casani), Laura Dondoli (Sandra), Rosa Canova (Viola), Gelsomina Pescucci (Monica), Mario Russo (Nicola), Francesco Turbanti (Riccardo), Giacomo Tamburini (Vito), Vito (uomo nel bar).

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[NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog La Cineteca di Caino”]

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