Cronache dai Palazzi
Passaggio di testimone al vertice del G7. Nel corso del summit in video conferenza dei Leader G7 presieduto da Palazzo Chigi, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha simbolicamente passato il testimone della Presidenza, “con l’augurio di un pieno successo”, al primo ministro canadese Justin Trudeau, che ha illustrato le priorità del Canada a partire dal primo gennaio 2025 e in vista del Vertice dei leader in programma nel giugno prossimo a Kananaskis (provincia dell’Alberta).
I sette Leader si sono confrontati prima di tutto sui conflitti in corso a partire dall’aggressione russa nei confronti dell’’Ucraina, sostenendo il diritto del popolo ucraino di difendersi lottando per la libertà, la sovranità e l’indipendenza e deprecando coloro che sostengono lo sforzo bellico di Mosca, ad esempio la Corea del Nord.
A proposito di Medio Oriente i 7 Leader hanno preso in considerazione la situazione in Siria auspicando che “la fine del regime di Assad segni l’avvio di una transizione pacifica e ordinata attraverso la definizione di un processo politico inclusivo”. La tregua in Libano va inoltre rispettata, in quanto rappresenta un importante passo in avanti verso la pace. Condiviso anche il sostegno degli Stati Uniti per una tregua a Gaza, “con il rilascio di tutti gli ostaggi e un aumento dell’assistenza umanitaria alla popolazione civile, nella prospettiva di porre fine alla crisi e assicurare un percorso verso una soluzione a due Stati”.
Tracciando infine un bilancio della Presidenza italiana del G7 sono state 23 le riunioni ministeriali comprese, per la prima volta, quelle in ambito Difesa, Turismo e Disabilità; ed ancora le oltre 130 riunioni di gruppi di lavoro e dei formati di impegno della società civile. Molteplici le iniziative lanciate nel corso di questo 2024 a partire dal finanziamento di 50 miliardi di dollari in prestiti “Extraordinary Revenue Acceleration” (ERA), presto erogati e ripagati in virtù delle entrate straordinarie ottenute dall’immobilizzazione dei beni sovrani russi.
Continua inoltre il sostegno al pacchetto di misure per favorire lo sviluppo sostenibile in primo luogo in Africa, intervenendo in alcuni settori chiave: sicurezza alimentare, per mezzo dell’Apulia Food Systems Initiative per rafforzare la produzione agricola nel continente africano; secondo, la transizione energetica, con il lancio di Energy for Growth in Africa per la realizzazione di infrastrutture per la produzione e distribuzione di energia verde; terzo, contrasto al cambiamento climatico, istituendo l’Adaptation Accelerator Hub, per sostenere le Nazioni più vulnerabili negli interventi di adattamento e mitigazione dei cambiamenti climatici, in linea con gli obiettivi assunti in ambito COP. In questo contesto di collaborazione con il continente africano sono state messe in evidenza le sinergie tra i suddetti programmi e il Global Gateway dell’Unione Europea, la Partnership for Global Infrastructure and Investment ed ancora la strategia che l’Italia ha sviluppato a livello nazionale con il Piano Mattei.
Nel corso del G7 a Presidenza italiana sono stati inoltre affrontati “temi globali della contemporaneità” che non possono di certo essere trascurati, come l’Intelligenza Artificiale e i flussi migratori. A proposito di AI, il piano d’azione che è stato definito traccia dei “confini allo sviluppo di questa tecnologia affinché sia impiegata al servizio dell’uomo, senza moltiplicare le disuguaglianze fra le Nazioni e all’interno delle nostre società”. L’obiettivo finale è usare l’Intelligenza Artificiale “in modo sicuro, trasparente, etico e affidabile”.
A proposito di questioni migratorie il G7 a presidenza italiana ha rilanciato “l’impegno a estendere la cooperazione nella gestione dei flussi, in partenariato con i paesi di origine e transito” definendo una strategia fondata su “tre pilastri: 1) affrontare le cause profonde della migrazione irregolare; 2) rafforzare la gestione delle frontiere e il contrasto alla criminalità organizzata transnazionale, monitorandone i flussi finanziari, per combattere le reti criminali che lucrano dal traffico di migranti e dalla tratta di esseri umani; 3) attivare canali regolari per una migrazione legale, sicura e pianificata”. Tali linee d’azione, tradotte in operatività dai Ministeri degli Interni dei G7, persisteranno nel corso della Presidenza canadese.
Commercio, sicurezza economica, salute, inclusione sociale, sicurezza cibernetica, questioni finanziarie globali, inclusi i progressi realizzati verso un sistema fiscale più giusto a livello internazionale, sono altri settori in cui sono stati raggiunti degli obiettivi e nei quali occorrerà continuare ad impegnarsi nel corso della Presidenza canadese.
Essere promotori di un’offerta di valori condivisa, l’apertura al dialogo, un essenziale spirito di coesione e una certa attenzione al Sud Globale per risolvere insieme “le grandi questioni del tempo corrente” devono continuare ad essere i valori portanti del G7. In definitiva la Presidenza italiana ha passato il testimone alla Presidenza canadese “lungo un tracciato di continuità che riguarda sia l’attenzione del G7 per i focolai di instabilità internazionale sia l’ulteriore sviluppo delle linee d’azione avviate nei mesi scorsi”, grazie al lavoro messo a terra dalle amministrazioni italiane.
È necessario uno sforzo comune di fronte al costante allargamento del “novero delle crisi su scale globale”, come lo ha definito il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ricevendo al Quirinale il Corpo Diplomatico prima delle festività natalizie e facendo per l’appunto un bilancio di fine anno. “Rilevazioni recenti fanno registrare ben 56 conflitti in atto – il numero più alto dal tempo della Seconda Guerra mondiale – in un contesto di deterioramento generalizzato delle condizioni di sicurezza. I fronti di guerra si moltiplicano rapidamente e la comunità internazionale non riesce a contrastarli. Non si tratta di una impotenza oggettiva – ha ammonito il presidente Mattarella -. Come sovente accade, è il risultato di scelte, più o meno consapevoli”.
Rendendosi conto delle innumerevoli aree di crisi in varie parti del globo, tentando di operare una razionale “analisi delle motivazioni che hanno condotto a questa condizione”, è doveroso il seguente “interrogativo”: “In che modo intendiamo essere presenti, come Stati, nella comunità internazionale? È dalla risposta a questa semplice domanda che deriva l’atteggiamento con cui rivolgerci ai nostri vicini, ai nostri partner, ai Paesi amici e a quelli visti come competitori”, ha affermato il presidente Mattarella.
Occorre inoltre interrogarsi in che modo la vita dei nostri popoli può davvero migliorare con la guerra. “Siamo convinti che i rapporti con gli altri Paesi si misurino sulla capacità di sottrarre loro risorse, speranza di crescita, con il pretesto di attribuirle ai propri concittadini? Che valga ancora, nel terzo millennio, il principio della invasione di altri Stati, della manipolazione della loro sovranità, dell’alterazione della verità? A che scopo? Per quali presunti benefici?”
Il Capo dello Stato ha sottolineato il dovere della comunità internazionale di “riconoscere le crisi che si manifestano”, affrontandole “esprimendo i valori che l’hanno sollecitata a unirsi”, anziché –‘eludere’ i problemi; assumendo in definitiva atteggiamenti adeguati e non di “chiusura” e di “estraneità ai destini dei popoli”. Deve essere chiaro che “il diritto umanitario internazionale non contempla sospensioni o congelamenti” e il traguardo al quale aspirare – pur riconoscendo le difficoltà nel raggiungerlo in gravi contesti di guerra e di crisi – è “una pace giusta, fondata sui principi e sui valori della Carta delle Nazioni Unite”.
Sul fronte interno, la Cassazione ha approvato il referendum abrogativo sull’Autonomia differenziata non obiettando sulla sua conformità alla Carta costituzionale. Rendendo ammissibile il referendum, alla luce delle obiezioni sollevate dalla Corte costituzionale, la Cassazione ha ammesso che “la legge c’è ed è immediatamente applicabile ed è additiva: dice quello che deve esserci per essere applicata”, ha ribadito il ministro Calderoli. Il passaggio più delicato arriverà a gennaio quando la Corte costituzionale dovrà pronunciarsi effettivamente sulla legittimità dei quesiti referendari. Le motivazioni della sentenza dovranno essere depositate entro il 10 febbraio.
È stato ritenuto incostituzionale il fatto che l’aggiornamento dei Lep sia affidato a un decreto del presidente del Consiglio e che la loro determinazione avvenga attraverso una delega legislativa, limitando in questo modo il ruolo del Parlamento. In sostanza la concessione di autonomia alle Regioni è subordinata alla determinazione di Livelli essenziali di prestazioni (Lep) che definiscono il livello minimo dei servizi garantiti dallo Stato su tutto il territorio nazionale. I Lep saranno determinati partendo dalla spesa storica dello Stato in ogni Regione. Tra le 23 materie emerse con la riforma del Titolo V della Costituzione nel 2001 – tra cui Tutela della salute, Istruzione, Sport, Ambiente, Energia, Trasporti, Cultura, Commercio estero, Protezione civile – 14 saranno per l’appunto definite dai Livelli essenziali di prestazione. In definitiva lo scorso 14 novembre la Corte ha sancito che non possono essere devolute alle Regioni intere materie ma esclusivamente specifiche funzioni e, per di più, non in tutti gli ambiti.
Oltre che sull’Autonomia differenziata la Corte di Cassazione si pronuncerà su altri cinque quesiti, come la riduzione dei tempi per ottenere la cittadinanza e l’abolizione di alcune norme sul Jobs act introdotto dal governo Renzi nel 2016 per modificare l’articolo 18. La Cassazione si è pronunciata sul contratto di lavoro a tutele crescenti, disciplina dei licenziamenti illegittimi, piccole imprese nel caso di licenziamenti e indennità, norme in materia di “apposizione di termine al contratto di lavoro subordinato, durata massima e condizioni per proroghe e rinnovi”.
Per quanto riguarda la cittadinanza, nello specifico, la Suprema Corte ha inoltre dichiarato conforme alla legge la richiesta di referendum sul “dimezzamento da dieci a cinque anni dei tempi di residenza legale in Italia dello straniero maggiorenne extracomunitario per la richiesta di concessione della cittadinanza italiana”. Sarebbero 2,5 milioni i nuovi possibili italiani.
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