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Henry D. Thoreau, chi era costui?

Henry David Thoreau, scrittore, filosofo e attivista del XIX secolo, è conosciuto per la sua vita solitaria nel bosco di Walden e per la sua riflessione sulla disobbedienza civile. È considerato un precursore delle moderne forme di protesta non violenta e disobbedienza costruttiva. Tuttavia, la sua figura e il suo pensiero sono stati spesso mal interpretati e distorti, e oggi probabilmente non si riconoscerebbe nei movimenti che si rifanno, seppur in modo superficiale, ai suoi principi.

Nel suo saggio La disobbedienza civile, sostenne che un individuo ha il diritto e il dovere di non conformarsi a leggi ingiuste, e di protestare contro il governo quando compie atti moralmente sbagliati, come la guerra o la schiavitù. Tuttavia, il suo appello alla disobbedienza non era anarchico né violento: Thoreau invitava a una resistenza pacifica, a un rifiuto consapevole che fosse non distruttivo, ma un atto di responsabilità morale costruttivo per sensibilizzare piuttosto che distruggere.

Oggi, la sua figura è stata distorta. I movimenti che si rifanno alla disobbedienza civile tendono a identificare la protesta a una mera opposizione a qualsiasi tipo di autorità, con manifestazioni rumorose e violente che, invece di proporre soluzioni, amplificano la frustrazione. Thoreau, se fosse vivo oggi, probabilmente si distoglierebbe da questi approcci, non scenderebbe in piazze armate e fumose, non per una negazione della protesta, ma per il fatto che le manifestazioni moderne si disinteressano del dialogo e della riflessione profonda, per concentrarsi invece su azioni reattive e polarizzanti. Sistemi che possiamo ben definire squadristi.

In realtà, Thoreau sarebbe stato più attratto da forme di attivismo che promuovano un cambiamento attraverso la riflessione e l’esempio personale. La sua ricerca di semplicità e consapevolezza, messa in atto durante i due anni trascorsi nel bosco di Walden, è una testimonianza di un uomo che credeva nel valore dell’auto-riflessione e della responsabilità individuale. In un’epoca in cui le sfide sociali e ambientali sono più che mai urgenti, Thoreau sarebbe probabilmente un critico della superficialità con cui molte persone affrontano le questioni globali, preferendo un approccio che unisca la riflessione interiore a un’azione concreta, ma pacifica.

Thoreau oggi non sarebbe certo assente dalle discussioni cruciali su ambiente e giustizia sociale, ma la sua partecipazione sarebbe orientata verso un cambiamento genuino, promosso dall’esempio e dalla persuasione piuttosto che da atti distruttivi. La sua “disobbedienza civile” era un atto di protesta motivato dal desiderio di migliorare la società, non di sfidare il sistema per il gusto di farlo. Ecco perché oggi, più che mai, sarebbe un critico delle manifestazioni che, purtroppo, sembrano preferire la conflittualità al dialogo, l’irresponsabilità alla costruzione di soluzioni.

In questo senso, Thoreau non sarebbe un sostenitore dei “movimenti” che si rifanno a lui, o in ogni possibile maniera ai suoi insegnamenti e pensieri, ma piuttosto una voce critica in grado di riaffermare il valore dell’azione riflessiva, ponderata e non violenta. La sua lezione è tuttora valida: la vera disobbedienza civile non è solo un atto di rifiuto, ma una proposta di cambiamento che nasce dalla consapevolezza e dal desiderio di un mondo migliore, senza però mai perdere di vista la necessità di un impegno costruttivo e pacifico.

Oggi la protesta è diventata un rito collettivo, un modo per sentirsi parte di un branco e non di un cambiamento, senza preoccuparsi di capire che cosa si stia cercando. Le piazze, che una volta erano il simbolo del risveglio civile, oggi sembrano più un palcoscenico per l’autocelebrazione del malcontento che una fucina di soluzioni concrete.

Nelle piazze si urla, ma è difficile che si pensi. E Thoreau, di fronte a questa deriva, probabilmente non alzerebbe la sua voce in mezzo alla folla. Piuttosto, si ritirerebbe di nuovo in un angolo solitario, forse sotto un albero, a scrivere e a riflettere, chiedendosi se il vero cambiamento non sia in grado di nascere da una presa di coscienza individuale, non da un grido collettivo, ma da un passo indietro, dalla capacità di guardare con lucidità il mondo che ci circonda.

Il nostro problema, forse, è che abbiamo dimenticato che il cambiamento non nasce dal caos, ma dalla calma della riflessione, dalla profondità del pensiero, e, soprattutto, dal coraggio di vivere secondo i propri principi, senza la necessità di urlare per farsi sentire. Thoreau non parteciperebbe alle manifestazioni ma forse la sua voce silenziosa sarebbe quella che dovremmo ascoltare.

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