Politica

Cronache dai Palazzi

Nel Terzo millennio la tutela della libertà e della democrazia è una missione urgente. “Cooperazione” risulta essere una parola chiave nel sistema mondiale per risolvere vari conflitti non solo dal punto di vista bellico ma anche sul fronte economico e del potere in senso più ampio. Un sistema mondiale in cui sembrano affermarsi nuove smanie imperialistiche e minacce di invasione ripetute, in diverse parti del globo.

Ripercorrendo le tappe delle Relazioni internazionali dal Novecento ai giorni nostri, nel corso del suo magistrale discorso presso l’università d’Aix-Marseille dove ha ricevuto la più alta onorificenza accademica, il dottorato honoris causa, il presidente Sergio Mattarella ha lanciato un duro allarme al mondo contemporaneo dove sembrano affermarsi dei “neo-feudatari del Terzo millennio”.

Il Capo dello Stato ha difeso i meriti storici del multilateralismo e ha rinnovato il rilancio dell’Unione europea che costituisce “un punto di riferimento” per i propri valori, “una speranza di contrasto al ritorno dei conflitti provocati dai nazionalismi”, al di là della “narrazione pretestuosa che vorrebbe i comportamenti dei ‘cattivisti’ più concreti e fruttuosi rispetto a quelli dei cosiddetti ‘buonisti’”.

Il presidente Mattarella ha inoltre rimarcato un certo “protezionismo di ritorno”, che sembra connotare la nuova presidenza degli Stati Uniti, a proposito delle guerre commerciali annunciate dal rieletto Donald Trump, ricordando inoltre che il protezionismo fu ciò che seguì alla grande crisi del 1929. Proseguendo l’analisi del Novecento, dal ’29 agli anni Trenta il passaggio è breve e il presidente accosta le azioni della Russia di oggi a quelle del Terzo Reich: “Furono guerre di conquista. Fu questo il progetto del Terzo Reich in Europa. L’odierna aggressione russa all’Ucraina è di questa natura”. Ed inoltre: “La strategia dell’appeasement non funzionò nel 1938. Avendo a mente gli attuali conflitti può funzionare oggi? Quando riflettiamo sulle prospettive di pace in Ucraina dobbiamo averne consapevolezza”, ha ammonito Mattarella.

Il timore di Bruxelles è che la Casa Bianca possa cercare di dividere il Vecchio continente generando una guerra dei dazi e proponendo di fatto il modello di una nazione contro l’altra, magari con dazi differenziati, cercando per di più eventuali mediatori per evitare il confronto diretto con le istituzioni europee.

La “fermezza” auspicata dal Capo dello Stato a Marsiglia dovrebbe essere l’elemento fondamentale sia sul fronte russo con Putin a proposito di Ucraina sia con Xi Jinping su Taiwan; non a caso i governanti di Taiwan mettono a confronto la loro situazione con quella della Cecoslovacchia invasa dai nazisti dopo il 1938, ritenendosi inoltre ostaggio tra Cina e Occidente. Una necessaria “fermezza” atlantista ha inoltre caratterizzato l’Ue negli ultimi tre anni a proposito dell’invasione di Kiev da parte dei russi; Trump potrebbe andare incontro a una cosiddetta “pacificazione” che, stando all’analisi di vari esperti, potrebbe allontanare gli Stati Uniti dagli alleati tradizionali. “È il momento di agire: ricordando le lezioni della storia e avendo a mente il fatto che l’ordine internazionale non è statico. È un’entità dinamica, che deve sapersi adattare ai cambiamenti, senza cedimenti su principi, valori e diritti che i popoli hanno conquistato e affermato”, come ha ammonito il presidente Mattarella. In sostanza “il prezzo della sicurezza” non dovrebbe essere “la minaccia dell’uso, se non la pratica, della violenza”.

In particolare, l’Europa deve valutare il fatto se “essere oggetto nella disputa internazionale” ossia “area in cui altri esercitino la loro influenza” oppure “divenire soggetto di politica internazionale” e, nel contempo, impegnarsi “nell’affermazione dei valori della propria civiltà”. L’Europa corrisponde ad “un avanzato progetto di pace e democrazia nella storia”.

“Occorre che gli interlocutori internazionali sappiano di avere nell’Europa un saldo riferimento per politiche di pace e crescita comune. Una custode e una patrocinatrice dei diritti della persona, della democrazia, dello Stato di diritto”, sottolinea il presidente Mattarella. Occorre inoltre non sottovalutare gli “organismi internazionali” riconoscendo l’importanza e l’essenzialità di certe norme e di certi principi alla luce di “una profonda e condivisa riforma del sistema multilaterale, più inclusiva ed egualitaria” in maniera ancor più incisiva rispetto a ciò che fu il prodotto delle potenze vincitrici della Seconda Guerra Mondiale, alle quali occorre comunque riconoscere il grande sforzo di aver piantato le basi per “un mondo nuovo” instaurando un dialogo tra vincitori e vinti.

“La storia è incisa nei comportamenti umani”, sottolinea il Capo dello Stato. A proposito di storia e di teatri (di confine) di vecchi conflitti, che hanno segnato la storia e il vissuto di determinate comunità, oggi nel 2025, Gorizia è la “Prima Capitale europea della cultura transfrontaliera” insieme alla vicina città slovena Nova Gorica. Sabato 8 febbraio la cerimonia di inaugurazione alla presenza del Capo dello Stato che in un messaggio per la stampa sottolinea: “Nova Gorica e Gorizia sono un segno di speranza in un continente ferito dal ritorno tragico della guerra e sfidato da impetuosi mutamenti”.

“È la speranza – spiega Mattarella – che l’Europa continui a essere fedele a sé stessa, alle ragioni di pace che l’hanno voluta, ai grandi ideali di umanità, di democrazia, di eguaglianza di diritti, di solidarietà che costituiscono le fondamenta della sua civiltà. L’umanesimo che dell’Europa è la lingua con la quale può dialogare nel mondo anche in questo cambiamento d’epoca”.

Il Presidente della Repubblica sottolinea che questa Capitale europea “afferma la cultura oltre i confini, che ne riconosce l’universalità. Una Capitale che esprimerà – anche grazie a questa forza simbolica – i valori più profondi dell’Europa, quella autentica. La cultura del dialogo, del confronto, del futuro comune. Nova Gorica e Gorizia simbolo della nuova Europa: la libertà, dove prima un muro chiudeva e impediva. L’amicizia, dove prima vigeva una forzata separazione. La cooperazione, dove prima resisteva la diffidenza”.

Gli eventi sembrano legarsi come tessere di un grande mosaico, emblema del dispiegarsi della Storia tra il passato e il tempo presente, e un futuro sempre da costruire. L’ingresso della Slovenia nell’Unione europea rappresenta inoltre un segnale di apertura e di cambiamento; in questo contesto Nova Gorica e Gorizia sono “Capitale e non più periferia” e “insieme, Repubblica di Slovenia e Repubblica Italiana, siamo stati capaci di scrivere una nuova pagina della storia europea”, sottolinea il Capo dello Stato.

“La cultura può nutrire riconciliazione e aprire la strada nuova della valorizzazione delle peculiarità e delle preziose diversità di ciascuno. L’unione moltiplica le opportunità per essere padroni dell’avvenire, prosciugando i sentimenti di ostilità che gli orrori delle guerre del Novecento avevano lasciato in eredità”.

La civiltà europea è questo, spiega il Presidente: “costruire insieme il futuro, traendo energia dalla ricchezza delle pluralità delle nostre esperienze, delle nostre comunità. E la cultura è frutto delle dinamiche della vita di comunità che, sempre più, uniscono i loro destini. Chi meglio delle identità di Nova Gorica e Gorizia può rappresentare e interpretare in Europa queste aspirazioni? Nova Gorica e Gorizia saranno, nel corso di questi 2025, un lume nel cammino dell’Unione europea. Italia e Slovenia ne sono, legittimamente, orgogliose”.

In definitiva Gorizia e Nova Gorica sono città di due nazioni diverse, divise da confini fisici ma che condividono uno stesso territorio in maniera armonica e costruttiva, divenuto nel corso degli anni l’emblema di una nuova civiltà nella cura dei rapporti transfrontalieri. Laddove c’era separazione, in un triste passato non troppo lontano, laddove è stata respirata a lungo un’aria pesante di palpabile tensione, oggi non vi sono solo fluidi e consistenti scambi commerciali ma, nonostante alcuni episodi di vandalismo, si vivono relazioni umane costruttive che l’Anno europeo mira a rafforzare e consolidare integrando di fatto due sistemi culturali. Tutto ciò depurando ulteriormente l’aria, ripulendola di eventuali residui di tensione, depurando residue diffidenze con un messaggio chiaro all’Europa e al mondo: non si devono fare passi indietro nella costruzione di una geopolitica globale rispettosa della pace, della democrazia e della libertà delle comunità e degli individui. “Non ci sarà mai Pace su questo pianeta finché i diritti umani vengono violati, in qualunque parte del mondo”, affermava il grande giurista René Cassin, coautore della Dichiarazione Universale sui Diritti Umani del 1948 e premio Nobel per la pace.

“Il futuro del pianeta passa dalla capacità di plasmare l’ordine internazionale perché sia a servizio della persona umana”, ha sottolineato il presidente Mattarella a Marsiglia, ricordando le due parole chiave “multilateralismo” e “solidarietà” per garantire “la qualità del domani”: Il monito è imparare dalla Storia, “non ripetere gli errori del passato, ma di dar vita a una nuova narrazione”, con la convinzione che “soltanto insieme, come comunità globale, possiamo sperare di costruire un avvenire prospero, ispirato a equità e stabilità”.

In un mondo segnato da conflitti di vario genere e su diversi fronti – fronti militari, politici ed economici – la cultura rimane un’ancora da recuperare per ripristinare la bellezza della convivenza pacifica funzionale alla crescita e alla prosperità dei popoli e delle nazioni. La stima reciproca nutrita dalla cultura dell’incontro armonizza le diversità (lingua, razza, religione, appartenenza politica, tradizioni) integrandole e considerandole un patrimonio anziché dei limiti o degli ostacoli, in funzione di una edificazione comune. Principi essenziali sui quali si fonda la stessa Europa. La cultura vissuta pragmaticamente rappresenta la grammatica di uno Stato di diritto in cui la sintassi è la liberaldemocrazia. La cultura del diritto, nello specifico, è l’essenza della civiltà.

A proposito di pragmatica del diritto il commissario europeo agli Affari interni Magnus Brunner si è pronunciato riguardo alla “conformità del protocollo Italia-Albania al diritto Ue”, rispondendo ad una interrogazione degli eurodeputati di Pd, Avs e M5S presentata il 22 ottobre scorso. “Per quanto riguarda l’iniziativa condotta dall’Italia a seguito della firma di un protocollo sulla gestione della migrazione con l’Albania, l’attuazione di tale protocollo ai sensi del diritto italiano non deve compromettere il sistema europeo comune di asilo o incidere negativamente sulle norme comuni dell’Ue”, afferma Brunner. La Commissione europea, nello specifico, in quanto garante e guardiana dei Trattati, “continuerà a seguire da vicino l’attuazione del protocollo Italia-Albania, monitorando in particolare la corretta applicazione del diritto dell’Unione in tale contesto”. Le nuove misure sui rimpatri sono attese per metà marzo.

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