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Normalizzare il fascismo
Vedo in giro tentativi di normalizzare il fascismo che non mi appartengono, anzi mi fanno irritare davvero. Non sono uno storico, ma ho studiato la storia, a livello di un modesto liceo classico di provincia, mi sono letto Montanelli e De Felice – di certo non autori di sinistra – e mi sono fatto un’idea che è immune da revisionismi storici.
La questione fascismo in Italia va affrontata con delicatezza, non è possibile ricercare una memoria condivisa partendo da un assioma (non provato) che il fascismo avesse un consenso popolare. Fidel Castro, a Cuba, per fare un esempio che ho vissuto in prima persona, ha avuto per anni un consenso popolare dettato sia dal carisma sia dalla paura del popolo di andarsi a cacciare nei guai. Ecco, questo è il consenso popolare di cui ha goduto Mussolini per buona parte della sua dittatura, anche se il regime da alcuni storici viene definito una ricerca dell’uomo nuovo, proprio come voleva il comunismo.
Normalizzare il fascismo significa tracciare una differenza con il nazismo, che magari c’era, ma non è fondamentale disquisire su due diverse forme di follia e di gaglioffaggine al potere. Mussolini ha accettato la politica coloniale, ha diramato leggi razziali, ha promulgato leggi fascistissime togliendo libertà e diritti. Mussolini ha fatto uccidere Matteotti, ha mandato intellettuali al confino, ha manganellato persone per acquisire consenso, ha instaurato una politica del terrore, ha inserito l’obbligo della tessera e del distintivo per poter lavorare. Per questo non accetto i tentativi di normalizzare il fascismo, come un fenomeno voluto e sostenuto dal popolo, che avrebbe governato con il consenso dei cittadini italiani. Non mi piego a questa realtà e non voglio sentire chi rivaluta Mussolini, oggi, sostenendo che era un grande politico socialista, che a un certo punto della sua vita ha sentito una spinta rivoluzionaria, un sacro fuoco ardergli in petto. Mussolini era un cialtrone voltagabbana al soldo degli industriali, del Re, della Chiesa, degli imprenditori, pagato per fondare un partito e instaurare un regime che aveva il solo compito di arginare una deriva anarchica e socialista.
Non accetto neppure chi svilisce la Resistenza a un movimento composito di persone che non sapevano che cosa avrebbero fatto dell’Italia futura, perché da quel crogiolo di culture è nata la Costituzione Italiana; sia i socialisti che i cattolici hanno contribuito a fare della nostra Nazione una democrazia. Quindi leviamoci dalla testa che non ci fosse una parte giusta con la quale stare, perché la parte giusta era il movimento partigiano che cercava con ogni mezzo di liberarci dal fascismo. Gli italiani che hanno accettato la Repubblica di Salò, aiutando i nazisti a massacrare persone inermi, si sono meritati la triste fine che hanno fatto.
Non è il momento per revisioni storiche e per memorie condivise, che ognuno si tenga la sua memoria; il problema vero è che i superstiti di un regime delinquenziale sono sempre meno, mentre avanzano gli storici che mascherano la verità con la loro idea politica e raccontano cose molto pericolose.
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