Cronache britanniche
Londra – È stato tra i primi a complimentarsi con Matteo Renzi subito dopo la sua nomina a Presidente del Consiglio, Tony Blair è da molti considerato il suo guru (lo stesso Renzi non nega di ispirarsi a lui). L’ex PM britannico oggi è un superconsigliere internazionale: le sue due società di consulenza la Windrush Ventures e la Firerush Ventures hanno chiuso il 2013 con profitti da record. La sua ricchezza personale si stima superare le oltre 70 milioni di sterline. Da dove provengono dunque le fortune di colui che è considerato tra i maggiori artefici del “New World Order”?
Ufficialmente consigliere speciale del Quartetto per il Medio Oriente, in realtà i suoi oltre 100 viaggi a Gerusalemme non hanno prodotto molto in termini di rappacificazione tra Israele e la Palestina, e neanche la crescita economica (parte dell’oggetto della sua missione) nella Striscia di Gaza e nella Cisgiordania sembra aver beneficiato del suo intervento visto che il GDP è crollato dal 9% del 2008 al 2% del 2013. Di fatto, il suo impegno in Medio Oriente pare essere principalmente servito a tessere rapporti prolifici con governi di Libia, Kuwait, Egitto, e Giordania. Oltre a questi, l’ex primo ministro ha stretto fruttuose amicizie e collaborazioni anche con capi di stato e dittatori di Kazakistan, Nigeria, Guinea, Liberia e Mongolia, attraverso la Tony Blair Associates, e ha parallelamente sviluppato la sua fortuna come consigliere della banca d’investimenti JP Morgan e del colosso assicurativo Zurich International.
A casa propria invece Blair è stato accusato di aver lavorato come consulente “segreto” per Rebekah Brooks nell’ambito dello scandalo delle intercettazioni relativo al News International. Forse il suo è stato un tentativo di riavvicinamento con la famiglia Murdoch dopo essere stato indicato come il principale responsabile della separazione tra il magnate australiano e l’ex moglie cinese, Wendi Deng, la quale ha rivelato di aver avuto una relazione “clandestina” con l’ex premier.
In questi giorni Blair ha inoltre tentato di ricucire il rapporto spesso non idilliaco con il suo ex-partito, offrendo una cospicua donazione in denaro in vista della campagna elettorale per il 2015. La reazione di alcuni deputati laburisti è stata netta, affermando che il partito non ha bisogno del supporto economico “corrotto” di chi intrattiene rapporti con certi dittatori (con chiaro riferimento al presidente kazako Nursultan Nazarbayev). Blair ha comunque provato a riguadagnare la fiducia dei “suoi” spendendosi in un chiaro endorsement nei confronti di Ed Miliband e della sua proposta di riformare il partito, appoggiando anche il programma di riforme in tema di lavoro e crescita varato dal giovane leader laburista.
Blair è stato anche più volte associato al nuovo progetto europeo sia in veste di possibile super ministro degli esteri per dare credibilità e spessore alla politica estera europea (uscita un po’ ridimensionata dal mandato della Ashton), sia come possibile successore di Van Rompuy alla presidenza del Consiglio europeo. Spesso però le sue ottime credenziali sono proprio andate a scontrarsi con gli interessi personali dell’ex inquilino di Downing Street.
Insomma potrebbe essere che la neo nata “amicizia” che lega Matteo Renzi all’ex premier britannico anziché fruttuosa possa infine rivelarsi un autogol per il Presidente del Consiglio italiano.
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