Roma, parcheggio a Palazzo Spada
È stata ripresa la costruzione del parcheggio sotterraneo a Palazzo Spada a Roma. I Consiglieri di Stato l’avevano richiesto a fine anni ’90, ma a causa della burocrazia e dei reperti archeologici trovati nel sottosuolo i lavori erano stati interrotti. Ora si riparte con lo stesso progetto, ovviamente revisionato, e con lo stesso Direttore del Restauro Mario Lolli Ghetti, non senza polemiche.
L’edificio (ora sede del Consiglio di Stato) fu costruito nel 1548 dal Cardinale Girolamo Capodiferro (1501–1559) su edifici preesistenti di proprietà della famiglia dal 1548 e fu poi comprato nel 1632 dal Cardinale Bernardino Spada, il quale incaricò Francesco Borromini di modificarlo secondo i nuovi gusti barocchi. Nel novembre 1926 lo Stato italiano l’acquistò e nel 1927 operò la divisione tra la Galleria e il Consiglio di Stato. I lavori interessano l’area del giardino 600entesco retrostante il Palazzo, che verrà ripristinato tra un anno, riallestite le fontane e ricresciuto il manto erboso.
Operano nell’area ruspe e camion per realizzare il parcheggio sotterraneo da 20 posti auto, i relativi locali di servizio e le rampe, possibili grazie al finanziamento di 1 milione di euro da parte dell’Amministrazione. Il permesso è stato accordato dalla Soprintendenza al Polo Museale Romano che nel 1998 aveva sovvenzionato l’iniziativa, occupandosi inoltre della messa in sicurezza e catalogazione di quanto rinvenuto durante gli scavi. La Soprintendenza avrebbe quindi permesso anche lo smantellamento delle fontane, ritenute dai più contemporanee al giardino e dichiarate essere risalenti agli anni ’80 dal Direttore del Restauro.
Il pubblico non si perderà molto i mesi di chiusura del giardino, dato che di norma è circoscritto all’utilizzo da parte dei Consiglieri. È questo il luogo dell’appello rivolto a Dario Franceschini, il neo-ministro MiBACT, affinché il Palazzo venga «integralmente dedicato a funzioni culturali restituendolo così alla fruizione dei cittadini e dei turisti. Come è avvenuto pochi anni fa con Palazzo Barberini». Difatti, la storia di Palazzo Barberini, dal 1932 fino a pochi anni fa sede del Circolo della Difesa, è simile.
Ci si chiede se l’opera sottostante il giardino sia compatibile con la natura storico-artistica del Palazzo e la risposta appare evidente. La scusante può essere ricercata nelle esigenze odierne di sviluppo urbano, anche se in realtà si tratta di un’attività finalizzata all’agio dei pochi e non al bene cittadino, al trionfo oligarchico e non democratico. Forse quei pochi avrebbero dovuto non avanzare questo tipo di richiesta, suggerendo il proprio merito aristocratico. Il Presidente di Sezione del Consiglio Sergio Santoro afferma che i lavori «hanno preso molto tempo per motivi archeologici perché nel terreno, che è stato scavato a suo tempo, è stato trovato di tutto». Ecco, forse sarebbe stato conveniente dedicare maggiore attenzione a quel generalizzato «tutto», in particolare nel caso della Soprintendenza che, come organo chiamato alla tutela, ha rivelato debolezza culturale e politica.
Per chi ancora non lo sapesse, il Palazzo ospita opere di Paul Rubens, Albrecht Dürer, Annibale Carracci, Orazio Gentileschi, Domenichino, Caravaggio, Jan Brueghel il Vecchio, Parmigianino, Guido Reni, Guercino, ma soprattutto la galleria prospettica di Francesco Borromini, filmata pure nella Grande Bellezza di Paolo Sorrentino che piace e non piace tanto. Dopo la II Guerra Mondiale è stato assicurato l’assetto 6-700entesco proprio delle ormai rare pinacoteche antiche. In 4 sale al primo piano i quadri, in massima parte provenienti dalla collezione di Bernardino Spada e, in misura minore, da altre collezioni, come quella di Virgilio Spada, sono disposti in file successive, cornice contro cornice, con i quadri più piccoli in alto, sopra quelli più grandi, accompagnati dagli arredi e dalle sculture del Palazzo.
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