I Solimena di Palazzo Madama

Venerdì scorso, presso la Sala Capitolare del Chiostro di Santa Maria sopra Minerva a Roma, è stato presentato il libro I Solimena di Palazzo Madama. Il volume edito dal Senato della Repubblica, curato da Nicola Spinosa e Tiziana Ferrari, mette a conoscenza dell’importante scoperta di due dipinti collocati nelle sale di Palazzo Madama erroneamente attribuiti ad un pittore minore.

Alla presentazione sono intervenuti, oltre alla curatrice Tiziana Ferrari, Daniela Porro Soprintendente del Polo museale romano, il Colonnello del Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale Luigi Cortellessa, Nicola Spinosa Soprintendente del Polo museale napoletano e il critico d’arte Vittorio Sgarbi.

Per prima cosa è stato mostrato un filmato illustrativo delle opere scoperte e della loro rilevanza nel contesto culturale italiano, che ha anche messo in luce la ricchezza del patrimonio culturale presente presso i siti delle varie istituzioni pubbliche e spesso sotto valutato o volutamente occultato. Queste due opere, restituite alla proprietà del patrimonio artistico italiano da Renato Schifani e messe a disposizione del pubblico, sono due importanti tele tardo-barocche del maestro Francesco Solimena, scoperte nell’ambito di un progetto di rivisitazione delle opere appartenenti alla quadreria di Palazzo Madama.

Francesco Solimena, protagonista attivo del panorama artistico italiano del 700, pittore e architetto si distingue per l’enfasi che gli elementi architettonici, presenti nelle sue opere, danno ai personaggi come le ombre e tessuti leggeri. Le opere del primo Settecento si caratterizzano per le solenni evocazioni di soggetti sacri e profani, le ultime opere invece si caratterizzano per una maggiore intensità visiva e quindi più incentrate su elementi di tipo barocco. Francesco Solimena resta uno dei pittori più influenti del panorama italiano e dell’Europa centrale, fu esempio per Jean-Honoré Fragonard, Francisco Goya e François Boucher.

Le sue opere sono presenti in tutto il territorio italiano in particolare a Napoli, dove visse e morì, qui è possibile ammirare anche le sue opere architettoniche come la chiesa di San Nicola alla Carità, il portale di San Giuseppe dei Vecchi, il suo palazzo di San Potito e la facciata della chiesa di San Domenico. Opera sua è anche l’altare di San Nicola nell’Abbazia di Santa Maria Maddalena in Armillis a Sant’Egidio del Monte Albino.

Durante la serata sono state esposte varie priorità del mondo dell’arte italiana, soprattutto di tutela del patrimonio culturale dall’incuria e dall’ignoranza, si è esposta l’urgenza di sensibilizzare in modo particolare i burocrati; particolarmente duro in tal senso l’intervento del professor Spinosa che ha lanciato una vera e propria accusa contro la burocrazia italiana che taglia le gambe a chi cerca con tanti sacrifici di tutelare le opere presenti in Italia e all’estero cercando anche di stimolare la curiosità degli appassionati d’arte e non, ciò che in termini economici potrebbe trasformarsi in maggiori entrate nelle casse dello Stato. Ma purtroppo, sottolinea ancora il professore, c’è chi sostiene che con l’arte non si mangia e continua ottusamente a ostacolare il lavoro dei tutori del patrimonio culturale.

Si è anche espressa l’urgenza di cambiare metodo d’insegnamento e di avvicinamento all’arte nella scuola a partire dalle scuole medie e proseguendo poi al liceo; insomma una certa premura nel modificare l’approccio all’arte non solo dall’alto così come avviene oltre confine.

In ultimo è intervenuto Vittorio Sgarbi che ha esposto ed evidenziato a sua volta, con il pungente sarcasmo che lo caratterizza, le difficoltà che si riscontrano nel campo di tutela dell’arte, soprattutto riferendosi al periodo della sua carica di assessore alla Cultura di Milano, il duro lavoro di recupero delle opere di proprietà della Soprintendenza ai Beni Culturali che le alte cariche politiche volevano contrariamente disporre in modo privato.

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