Luglio, tasse in aumento sui risparmi

Tassazione sulle rendite finanziarie più alte a partire dal prossimo primo di luglio. Lo prevede il cosiddetto Decreto Irpef, con cui il premier Renzi si appresta a fare un po’ di ordine nei conti dello Stato. Cerchiamo allora di capire meglio in che modo si concretizzerà questa “novità” estiva e soprattutto quale sarà l’impatto finale sui risparmiatori.

Anzitutto la tassazione cui si fa riferimento riguarda conti correnti e conti deposito ma anche prodotti finanziari come titoli azionari, obbligazioni e fondi d’investimento. Al contrario, non rientrano nella “manovra” titoli di Stato (Bot e Btp) e fondi pensioni, per i quali l’aliquota rimarrà invariata rispettivamente al 12,5 e 11%. L’aumento scatterà (dall’attuale 20 al 26%) a partire dal primo luglio 2014 e – come spiegato in una nota ufficiale diffusa dal Governo – è stato pensato per ridurre l’IRAP del 10% e garantire la copertura per i “famosi” 80 euro in busta paga, allineando la tassazione italiana ai livelli europei (in Germania è al 26,3%, mentre in Francia ammonta complessivamente a circa il 39,5% considerando anche l’imposta supplementare di “solidarietà”).

Il provvedimento non ha mancato di sollevare alcune perplessità. In particolare, è forte il timore di “possibili effetti di sostituzione”, che potrebbe convincere molti risparmiatori italiani a trasferire i loro capitali all’estero, con conseguente decremento delle entrate stimate dal Governo (circa 775 milioni di euro per l’anno venturo). L’Associazione Altroconsumo contesta anche la mancanza di proporzionalità della manovra, in quanto essa dovrebbe prevedere importi diversificati a seconda della disponibilità economica del contribuente. Altroconsumo vorrebbe, insomma, una norma più a misura di cittadino, con definitiva eliminazione dell’imposta di bollo, che attualmente si attesta sullo 0,2%.

Per valutare l’impatto dell’adeguamento della tassazione sulle rendite finanziarie, definito come un intervento “doveroso”, sono state realizzate alcune simulazioni. Secondo quella recentemente riportata sul Wall Street Journal, su un conto deposito vincolato a 12 mesi da 20mila euro, il rendimento passerebbe da 400 a 370 euro. Anche Panorama ha fatto qualcosa di simile, calcolando che con la nuova aliquota il guadagno dei risparmiatori dovrebbe assottigliarsi da un minimo di 15 a un massimo di 24 euro (considerando un depositante che ha vincolato 10mila euro). L’importo varia ovviamente in funzione della giacenza media e, con riferimento ai conti deposito, alla lunghezza del vincolo in quanto quest’ultimo parametro influisce direttamente sui rendimenti ottenibili.

Per quanto riguarda i conti correnti tradizionali, la Cgia di Mestre (Confederazione degli artigiani di Mestre) stima, infine, che per le giacenze di oltre 50mila euro, l’aggravio sarà di almeno 26 euro ogni 12 mesi a salire fino a 170 euro per i “paperoni” con saldo superiore a 250mila euro. Considerando invece il correntista medio e l’interesse medio assicurato oggi dai conti correnti italiani (0,13%), l’esborso stimato a partire dal primo luglio, data di entrata in vigore della nuova tassazione, sarà di 1 euro circa all’anno.

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