Redditometro, il Grande Fratello del Fisco

La lotta all’evasione fiscale è entrata nel suo vivo. Come annunciato nelle scorse settimane, l’Agenzia delle Entrate ha inviato 20.000 lettere ai contribuenti sospetti di aver effettuato spese complessive superiori del 20% rispetto a quanto sottoscritto in sede di dichiarazione dei redditi. La misura è conseguente al redditometro, la ricetta anti-evasione di montiana memoria. Impariamo a conoscere meglio questo strumento per capire come funziona, ma soprattutto chi sono i soggetti più a rischio controlli.

Per avere una stima sullo stile di vita effettivo del contribuente, il redditometro prende in considerazione tutti i beni mobili e immobili di cui si è in possesso – anche momentaneamente come nel caso di un appartamento in affitto. Ciò significa almeno due cose: da un lato che il proprietario effettivo dovrà recuperare tutta la documentazione atta a dimostrare la cessione in comodato a terzi, dall’altro che chi dispone del bene (l’affittuario, con riferimento all’ambito immobiliare) sia percettore di reddito indipendentemente dal nucleo di famiglia di provenienza.

Il redditometro passerà in rassegna anche i movimenti di denaro. Per non finire nel mirino delle Fiamme Gialle bisogna limitare gli accessi alle cassette di sicurezza, ma anche tutte quelle spese, che risultano discordanti con quanto dichiarato al Fisco. In particolare, come ricordato sopra, gli accertamenti scatteranno nel momento in cui la forbice è tale da superare il 20%. In particolare, i controlli andranno a ritroso nel tempo, a partire dal 2009. All’invio della lettera non seguirà necessariamente una multa o altro provvedimento di natura punitiva: il contribuente potrà infatti dimostrare la sua trasparenza, motivando i movimenti oggetto della contestazione con scontrini e fatture (contestualmente alla lettera, ai soggetti interessati è stato spedito un documento in cui sono elencate le voci di spesa sospette) o indicando il nominativo di altre persone che concorrono direttamente alle spese.

Non passeranno, inoltre, inosservate le entrate di denaro conseguenti a eredità o donazioni, ma anche gli acquisti di beni di lusso per i quali si consiglia di fornire la relativa documentazione. Lo stesso va fatto per i redditi esenti o tassati alla fonte, come per esempio gli interessi sui titoli di Stato o sulle obbligazioni, i redditi da locazione di immobili tassati con la cedolare secca. Se le prove sono giudicate attendibili e convincenti, il richiamo dell’Anagrafe tributaria si conclude con un nulla di fatto. In caso contrario, l’Agenzia delle Entrate procederà a successivi controlli. Gli evasori che fanno ammenda potranno beneficiare di una riduzione della sanzione.

Le comunicazioni inviate dall’Agenzia delle Entrate sono inferiori rispetto alla precedente previsione, in cui si parlava di 35mila lettere. Questo perché, in conformità con le osservazioni mosse dal Garante della Privacy, è stato ristretto il focus per ottimizzare le ricerche e facilitare l’individuazione dei grandi evasori.

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