Tre tigri contro tre tigri (Film, 1977)
Tre tigri contro tre tigri è una commedia a episodi di buon livello firmata da Sergio Corbucci e Steno (Stefano Vanzina). Interpreti di gran nome, molto televisivi e capaci di portare al cinema – sul finire degli anni Settanta – il grande pubblico del sabato sera. Il primo episodio è girato da Steno, gli interpreti sono Renato Pozzetto, Cochi Ponzoni, Kirsten Gille, Massimo Boldi, Gabriella Giorgelli e Ugo Bologna. Sceneggiano Pozzetto, Ponzoni ed Enrico Vanzina (il figlio del regista, alle prime armi). Pozzetto è un prete cattolico che ospita un pastore anglicano (Ponzoni) e la bella moglie (Gille) con tutti i prevedibili equivoci erotici. In paese si sparge la voce che il parroco si è portato a letto la bella stangona americana, ma non è vero. In ogni caso i parrocchiani comunisti ci credono, cominciano a stimare il prete e finiscono per riempire la chiesa quando celebra messa.
Cochi e Renato lavorano insieme al cinema (non l’hanno fatto spesso) ricalcando la comicità televisiva di trasmissioni come Il poeta e il contadino, con numerose gag prelevate da scenette preconfezionate. La lite tra i due preti dopo il presunto rapporto Pozzetto-Gille con Cochi che sfascia la povera casa del collega impegnato a salvare la radio l’abbiamo vista molte volte in televisione. Avanspettacolo sexy, alla Cochi e Renato, indefinibile per definizione, con il Boldi prima maniera (postino comunista), surreale e stralunato, personaggio comico lanciato nei cabaret milanesi. Mancano solo Jannacci e Andreasi. Kirsten Gille è la stangona statunitense che dà vita alla parte sexy, ma anche una sensuale Gabriella Giorgelli che tenta di farsi il prete anglicano non è da meno. Ricordiamo la Gille – modella americana nata nel 1954 a New York – per alcune apparizioni nella commedia all’italiana, soprattutto in uno dei primi film dei Vanzina Luna di miele in tre (1976), dove interpreta una bella modella di Playmen. Il segmento funziona, è il più originale, stigmatizza le dispute tra religioni e si permette il lusso di fare un po’ di critica al credo cattolico che non consente il matrimonio dei preti. Girato a Cittiglio, provincia di Varese, nella finzione chiamata Vararo, ma in alcune scene girate presso la stazione ferroviaria (Ozzano è il capostazione comunista) si legge il vero nome del paese.
Il secondo episodio, girato da Sergio Corbucci, vede tra gli interpreti un’affascinante Dalila Di Lazzaro, Enrico Montesano e Nanni Loy. Molte parti di nudo della Di Lazzaro, finta contessa che abborda un evaso in astinenza come Montesano. Vera e propria commedia sexy, che prende di mira il gallismo italico e il maschilismo, con Montesano che sfodera tutta la sua verve televisiva da coatto romano. Nanni Loy interpreta se stesso, alle prese con la trasmissione di successo Specchio segreto, ironizzando sul ruolo della televisione che permette di arrestare un evaso irretito dalla possibilità di un passaggio mediatico. Dalila Di Lazzaro è bella e sexy in un’interpretazione metacinematografica da finta contessa. Meccanismi televisivi che puntano sul successo della Candid Camera di Loy e sulle ben note gag di Montesano. Girato in Maremma. Il terzo episodio è ancora di Corbucci, che guida Paolo Villaggio e Anna Mazzamauro in una sceneggiatura firmata Castellano & Pipolo nella consueta macchietta fantozziana, anche se la storia gli fa vestire i panni di un avvocato fifone e il nome del personaggio cambia. Fobie a iosa, tra tutte la paura di viaggiare, degli ascensori e dei mezzi di trasporto. Va da sé che al povero Villaggio ne capiteranno di tutti i colori: dovrà persino soddisfare sessualmente un’orribile cliente. Prevedibile.
L’episodio firmato da Steno è il migliore, per originalità e spunti di satira sociale, ma l’intero film è una gustosa commedia, che potremmo definire garbatamente erotica. La musiche sono di Guido e Maurizio de Angelis, segnano il revival del liscio, a base di tango, suonato nei modi più impensati. Nel primo episodio abbiamo anche un ballo liscio e nel terzo ricordiamo il valzer Danubio blu, cantato dal tenore Manlio Rocchi. Il finto direttore d’orchestra, che funge da collante tra gli episodi, è Paolo Villaggio. Un sequel, sempre prodotto da Fulvio Lucisano, nel 1978: Io tigro, tu tigri, egli tigra, commedia a episodi girata da Giorgio Capitani e da Renato Pozzetto, che si cimenta per la prima volta dietro la macchina da presa.
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Regia: Steno, Sergio Corbucci. Soggetto e Sceneggiatura: Mario Amendola, Castellano e Pipolo, Sergio Corbucci, Giacomo Guerrini, Cochi Ponzoni, Renato Pozzetto, Enrico Vanzina. Fotografia. Marcello Gatti, Emilio Loffredo. Montaggio: Amedeo Salfa. Musiche: Guido e Maurizio De Angelis. Scenografia: Mario Ambrosino, Andrea Crisanti. Produttore: Fulvio Lucisano per IIF. Genere: Comedia (in tre episodi). Durata: 115’. Interpreti: Renato Pozzetto, Cochi Ponzoni, Gabriella Giorgelli, Massimo Boldi, Ugo Bologna, Renzo Ozzano, Kirsten Gille (doppiata da Romina Power), Ester Carloni, Francesco Nanu, Enrico Montersano, Dalila Di Lazzaro, Giuseppe Anatrelli, Nanni Loy, Piero Gerlini, Paola Arduini, Franco Giacobini, Paolo Villaggio, Anna Mazzamauro, Daniele Vargas, Renzo Marignano, Dino Emanuelli, Ferruccio Amendola.
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[NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]