Musei, nuovi orari e tariffe

E’ entrato in vigore dal primo luglio il decreto che riforma dal punto di vista tariffario e orario il sistema museale. Tra le novità annunciate dal Ministro MiBACT Dario Franceschini il 19 giugno agli Stati Generali della Cultura presso l’Auditorium della Conciliazione di Roma figura anche questa misura, che interessa direttamente i visitatori. Un nuovo provvedimento verso l’allineamento con gli standard europei.

“L’analisi dei dati sugli ingressi nei nostri musei, dove ogni anno più di un terzo dei visitatori non paga il biglietto, impone una svolta “europea”. È per questo che ho deciso di mettere mano al sistema tariffario per renderlo più equo e in linea con quanto avviene negli altri Paesi UE” – così si pronuncia Franceschini. E sarebbe proprio la fascia di utenti over 65 da far pagare e in questo modo da tradurre in introito; invece promuovendo la Cultura per i giovani fino ai 18 anni, per i quali sarà prevista l’entrata gratuita. Visitano gli under 18 i musei? Se sì, costituiscono un numero irrilevante?

I visitatori sopra i 25 anni pagheranno tutti; le gratuità riguarderanno esclusivamente i giovani sotto i 18 anni e la categoria insegnanti; rimarranno le riduzioni fino ai 25 anni; mentre scomparirà la gratuità per gli over 65. Sarà infine prevista la “Domenica al Museo”: “Ogni prima domenica del mese tutti i luoghi della Cultura statali saranno visitabili gratuitamente. In questo modo si rende più equa la gratuità, non legandola, ad eccezione che per gli under 25, ad anacronistiche fasce d’età che peraltro non corrispondono più alle effettive differenze di reddito. Poi si evita, in questo modo, l’assurdità che anche facoltosi turisti stranieri over 65 non paghino il biglietto, come avviene oggi”.

La “Notte dei Musei” sarà portata a quota 2 appuntamenti annuali, con ingresso a 1 €. In più, ogni venerdì i grandi musei e siti archeologici, come Pompei, Colosseo, Uffizi, resteranno aperti 2 ore in più rispetto al consueto orario di chiusura, fissato per le 20. Una serie di misure, «fino alle nuove modalità di trasferimento delle risorse che supera il versamento degli incassi da biglietti in un unico fondo nazionale e attribuisce, invece, ai singoli musei gli importi in misura corrispondente ai biglietti effettivamente venduti. Un meccanismo che responsabilizza e spinge a comportamenti attivi e virtuosi».

Che questi cambiamenti ci riconsegnino un sistema più equo dal punto di vista economico e più internazionalmente competitivo, poiché più in linea quantomeno con i Paesi UE, c’è qualche dubbio. Sovente all’estero i musei e le collezioni statali sono gratis e il pagamento del biglietto viene richiesto solo per esposizioni temporanee. Invece il venerdì con orario di visita prolungato è sicuramente più vicino a quanto previsto all’estero, in particolare dove il weekend “lungo” (con sabato e domenica liberi dall’attività lavorativa) è la prassi.

In queste condizioni in sede di biglietterie le opzioni “Domenica al Museo” e “Notte dei Musei” non diventano necessarie, ma quasi, sicuramente caldamente accolte. Generalmente il costo per accedere a un polo espositivo si aggira attorno ai 10 €, cifra che viene pure superata in alcuni casi. Magari non era auspicabile che indistintamente turisti facoltosi over 65 non pagassero, ma i nostri over 65 tendenzialmente percepiscono la pensione minima.

E poi che solo gli insegnanti, qualsiasi sia la loro materia d’insegnamento, siano esenti dal pagamento del biglietto, come già previsto nel 2013 dall’ex-Ministro MIUR Maria Chiara Carrozza, non appare così corretto. Non ne avrebbero maggiore diritto gli addetti ai lavori, quali operatori culturali, critici d’arte, curatori, per i quali tuttavia non esiste nessuno sconto?

Franceschini ci ha forse azzeccato per quanto riguarda la questione incassi come unico fondo nazionale, che attribuisce ai singoli musei gli importi in misura corrispondente ai biglietti effettivamente venduti. Un erario unico, che ricorda un po’ quello della Lega delio-attica con leader Atene, qui ripartito tra i vari musei in base alle vendite. Si aprano allora le danze alle migliori strategie e pianificazioni manageriali di promozione e marketing. Vedremo se la ripartizione renderà giustizia e potrà costituire una molla di rilancio, per un’entrata in cassa sicura.

Il decreto è stato realizzato mettendo a confronto i dati degli ingressi nei musei italiani con quelli dei Paesi UE. L’idea è di far fruttare un settore che non produce quanto potrebbe effettivamente: secondo ricerche ISTAT, dovrebbe produrre almeno 80 miliardi, il 5,8% del PIL. Il gettito derivante dagli ingressi ai musei rappresenta appena il 13% del bilancio del patrimonio culturale pubblico. Solo nel 2013 il totale dei non paganti è di circa 9 milioni. Il Ministro MiBACT ha annunciato: “Il grande lavoro che resta da fare è quello di porre fine alla stagione dei tagli alla Cultura passando a una nuova stagione di investimenti”.

©Futuro Europa®

Condividi
precedente

Corruzione, i costi per il Paese

successivo

Olio, ambasciatore del Made in Italy

Rispondi

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *