Marocco: Benkirane, le donne e il lavoro

Le associazioni di difesa dei Diritti delle donne hanno reagito ai propositi sessisti espressi dal Primo Ministro del Marocco davanti ai parlamentari. Qualche settimana fa, Abdelilah Benkirane non è andato con la mano di velluto. Davanti ai membri del Parlamento, il primo Ministro, e leader del Partito islamista Giustizia e Sviluppo, ha esposto la sua visione della donna attiva marocchina. E il meno che si possa dire, è che il suo approccio non ha nulla a che vedere con la logica del rispetto della parità di genere. “Le donne che lavorano non hanno tempo di dedicarsi ai loro bambini e alla famiglia”, ha affermato, per poi puntualizzare: “è un errore”, non senza aver denunciato il modello europeo. “I focolai marocchini si sono spenti nel momento stesso in cui le donne sono uscite per lavorare. (…) Voi che siete qui presenti, siete stati educati in case dove c’era lucentezza. Quella lucentezza erano le vostre madri. (…) Siamo fieri, perché Dio ci ha fatto l’onore di difendere questa dimensione”.

Immediatamente dopo, Nouzah Skalli, ex Ministro della Famiglia e della Solidarietà, ha denunciato queste affermazioni definendole “scandalose”. “Si tratta di una concezione retrograda e medievale del ruolo delle donne. Viola lo spirito e le parole dell’articolo 19 della Costituzione”, ha controbattuto. E con ragione, perché la Costituzione del 2011, adottata durante la Primavera araba, consacra l’uguaglianza dei diritti tra uomini e donne ed esorta lo Stato ad adoperarsi per la parità. Come reazione, e malgrado una campagna di disinformazione per impedire un sit in, almeno 400 persone, militanti, responsabili politici, imprenditrici, hanno manifestato davanti al Parlamento a Rabat. “Ne abbiamo abbastanza di ente come Benkrine!”, “Benkrine sparisci, il Marocco non ti appartiene!” hanno gridato con grande foga i manifestanti. “E’ una cosa gravissima. Chiedo che il Capo del Governo si chiarisca e presenti le sue scuse”, ha detto indignata Fouzia Assouil, presidente della Lega Democratica dei Diritti delle Donne (LDDF). “Qual è la sua posizione nei confronti dei Diritti delle donne? Ogni giorno, delle donne vengono discriminate, violentate”, ha aggiunto la donna, che è anche a capo della Coalizione civile per l’applicazione dell’articolo 19. Da diversi mesi le associazioni femministe denunciano la lentezza delle riforme e questa uscita poco felice del Primo Ministro non le ha certo rassicurate.

La Coalizione civile per l’applicazione dell’articolo 19 della Costituzione chiama alla creazione urgente dell’Autorità per la parità e per la lotta contro ogni discriminazione, la riformulazione del Codice penale e la revisione di tutta la legislazione nazionale per garantire e proteggere i diritti delle donne. E così per il Codice di famiglia, del Codice civile, del Codice del lavoro, così come la promulgazione d’urgenza di una legge quadro globale per lo sradicamento della violenza di genere. Va ricordato che in Marocco, le donne sono ancora molto discriminate sul piano giuridico, dell’istruzione e professionale. Secondo l’Alto Commissariato al Piano (HCP, organo nazionale marocchino per la pianificazione economica), il tasso di attività delle donne è del 24,7% contro il 73,6% per gli uomini. Quasi la metà delle donne attive occupate sono donne di servizio, gli uomini il 14%. Le donne che hanno un livello di istruzione primaria o liceale, hanno 4 volte meno opportunità dei loro omologhi maschili di trovare un lavoro. In campagna, più di sette donne su dieci sono analfabeti. Senza contare che le donne marocchine sono particolarmente colpite dalla precarietà, dalle violenze fisiche, sessuali e psicologiche. Secondo l’HCP, il tasso di prevalenza globale della violenza in Marocco raggiunge il 62,8%. In dieci anni, il matrimonio delle minorenni, autorizzato dai giudici, è quasi raddoppiato. Più di 35000 nel 2013. Il Marocco punisce l’aborto, le relazioni extramatrimoniali, e non protegge le vittime di abusi sessuali. Tanti punti che portano a porsi serie domande e a preoccuparsi della situazione delle donne nel Regno.

“Le esternazioni di Benkirane sono arrivate due giorni dopo le raccomandazioni per l’uguaglianza del Consiglio Nazionale consultivo dei Diritti dell’Uomo (CNDH). Vanno chiaramente nella nostra direzione  e chiedono l’abolizione del matrimonio dei minori, la creazione di un’Autorità per la parità e per la legge contro la violenza. Il CNDH ci segue anche quando chiediamo il divieto del lavoro domestico delle minorenni, perché è impossibile sapere cosa succeda tra quelle mura”, precisa Fouzia Assouli. E precisa che “dall’arrivo al potere del Partito della Giustizia e dello Sviluppo, il Diritto delle Donne e il rispetto delle libertà individuali sono regrediti”. Si può dire che nella prospettiva delle elezioni municipali del 2015, le grandi manovre sono già iniziate. Queste si cristallizzano intorno al posto della donna nella società marocchina. Benkirane non ha potuto, o saputo, onorare i suoi impegni elettorali per quanto riguarda il costo della vita, dell’aumento dei prezzi, della lotta contro la corruzione. Sembra che mascheri il suo bilancio negativo focalizzando la sua attenzione sul ruolo della donna al focolare per cercare di sedurre i salafisti radicali. L’aver proposto di poter  prolungare il congedo di maternità fino a due anni viene visto dalle attiviste marocchine come una pericolosa manovra di adescamento.

Fouzia Assouli afferma preoccupata:”E’ osare troppo. Sono messaggi inviati ad un elettorato radicale salafista, ed è gravissimo”.

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