Italia delle Regioni
Nelle previsioni, il 70% dei nove miliardi di abitanti del pianeta nel 2050 vivrà nelle città. Per rilanciare la domanda interna e salvare il pianeta è necessario ragionare su consumo del suolo, emissioni inquinanti, risparmio di risorse alimentari e naturali, mobilità sostenibile, cultura, edilizia, trasporti, Ict, welfare. Le città, protagoniste di queste politiche, possono essere così il ‘’rimedio alla crisi globale’’. Dell’argomento hanno discusso nella sede dell’ANCI a Roma, il presidente, Piero Fassino, il ministro per gli Affari regionali Maria Carmela Lanzetta, il segretario generale dell’ANCI Veronica Nicotra, l’assessore all’Urbanistica di Roma Giovanni Caudo e Walter Vitali, autore di un volume edito da Il Mulino sul tema ‘’Un’Agenda per le città. Nuove visioni per lo sviluppo urbano’’.
A proposito dell’istituzione delle nuove “Città metropolitane” per il presidente dell’Associazione dei Comuni Italiani, Piero Fassino: “senza enfasi retorica, quella delle Città metropolitane è una riforma che per la prima volta dal 1970 ridefinisce l’assetto istituzionale del Paese. Dobbiamo però sapere che il disegno complessivo dell’intero impianto si completerà nel tempo, dopo aver affrontato le criticità e le strozzature presenti”. Questa la posizione illustrata nel convegno Anci sulle Città metropolitane, organizzato dall’Associazione a Roma presso la Sala del Garante di Piazza Montecitorio.
“Con questa legge abbiamo de iure sanato una situazione de facto – ha sottolineato Fassino – perché le grandi aree metropolitane sono una realtà da tempo e rappresentano una condizione oggettiva in molte città dove trasporti, acqua, rifiuti e altri servizi sono già gestiti in ottica metropolitana”. “Le città sono il luogo dove si manifestano le maggiori opportunità di sviluppo – ha proseguito il presidente Anci – ma anche il luogo dove si manifestano le criticità. Questa legge è quindi indispensabile anche a fronte delle previsioni che per il 2050 stimano nel 70% la popolazione mondiale che si concentrerà nei grandi centri urbani”. Grande opportunità di crescita, dunque, anche se il presidente Anci non nasconde le criticità della riforma, che partono dalle dimensioni delle future aree metropolitane. “E’ stato scelto come perimetro quello delle vecchie Province. Sono dimensioni spesso molto ampie, ad esempio a Torino avremo una Città metropolitana di 315 Comuni e sarà attraverso gli statuti che dovremo darci articolazione e flessibilità di strumenti, per governare al meglio territori e realta che, seppur vicini, sono profondamente diversi”. C’è poi il nodo delle competenze. “Le città metropolitane – ha ricordato Fassino – assumeranno non solo quelle delle Province ma competenze più ampie. Inoltre, ci saranno quelle delegate a loro dalle Regioni. Bisognerà quindi capire bene cosa accade nelle singole Regioni”.
E poi il nodo più stretto, quello delle risorse, su cui Fassino è stato molto netto: “Non si fanno nozze con fichi secchi neanche nelle istituzioni. Senza risorse adeguate le Città metropolitane nasceranno deboli. Inoltre le Province uscenti, in esercizio fino al 31 dicembre, sono state molto gravate dalla spending review. Il rischio è che non riescano a stare nel patto di stabilità, portando in dote penalizzazioni e debiti. Su questo il governo deve intervenire al più presto”.
Per quanto riguarda la governance, Fassino ha riproposto quanto già detto gli scorsi giorni e cioè “prevedere la possibilità di eleggere il Consiglio metropolitano non solo per liste concorrenti ma anche per collegi territoriali. Questo garantirebbe la rappresentatività più di quanto farebbe l’elezione per lista”.
Gli ultimi due punti toccati dal presidente Anci hanno riguardato il rapporto con le Regioni e la riforma del Senato. Sul primo aspetto, il sindaco di Torino, pur riconoscendo il loro ruolo “rilevante e decisivo” ha posto l’accento sulla “necessità del ritorno delle Regioni al loro ruolo di legislazione e programmazione di area vasta. Non funziona la dilatazione di competenze di gestione che cozza con il principio sussidiarietà”.
Sul Senato, invece, Fassino ha chiesto un riequilibrio della rappresentanza dei sindaci nella nuova Camera delle autonomie: “Quello attuale non è il disegno che avevamo condiviso. La presenza dei sindaci è marginale: così si rende il nuovo Senato meno autorevole e rappresentativo rispetto al progetto iniziale. Chiediamo con molta fermezza di intervenire in tal senso. Se si vuole una Camera espressione delle autonomie è impensabile che al suo interno ci sia solo un sindaco per Regione, per di più eletto dai consiglieri regionali”.
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Un Commento
L’eterogeneità territoriale della Provincia di Torino, che comprende valli alpine, si ritrova anche in altri casi italiani (vedi Genova col Tigullio e Bari con l’Alta Murgia e la Valle d’Itria). Per quale motivo allora dovremmo attuare passivamente la commutazione automatica dei confini provinciali in confini metropolitani? Perché cercare di rimediare attraverso gli Statuti dopo aver generato il danno? Evitiamo il danno a priori, con scorpori provinciali ai sensi della Costituzione Italiana. Un perimetro metropolitano deve cogliere il reale territorio di conurbazione se non vogliamo far ridere il mondo.