Equo compenso, SIAE vs Apple

Equo compenso per copia privata: è questo il movente del duro scontro, non privo di plateali provocazioni, che vede contrapposte la SIAE, da un lato, e il colosso Apple, dall’altro.

L’Equo compenso per copia privata non è una vera e propria tassa, almeno nella teoria, anche se non mancano opinioni contrastanti; quello che è certo è che si applica a produttori e distributori che rendono disponibili sul mercato supporti o strumenti che permettono la duplicazione di contenuti (CD, DVD, ma anche registratori, smartphone e tablet). La ratio dell’equo compenso risiede nella possibilità, per l’utente finale, di duplicare per uso personale (non per scopo di lucro, naturalmente), i contenuti. Ciò che viene raccolto tramite questa imposizione, che spesso si traduce in sovrapprezzo per gli stessi utenti finali, è poi destinato agli autori dei contenuti, e tale ripartizione avviene per mezzo della SIAE.

Il Ministero per i Beni Culturali, di cui è a capo l’on. Dario Franceschini, ha pubblicato di recente le nuove tabelle relative all’equo compenso per copia privata, tabelle che significano un deciso aumento generale di tale “costo” che, come detto, spesso ricade sugli utenti finali, che su tale aumento di prezzo pagano, per giunta, anche l’IVA (che di fatto risulta essere una tassa sulla tassa). Questo aumento delle tariffe ha innescato feroci polemiche e il rilevante scontro tra la SIAE, che ha accolto con favore le modifiche volute dal Ministro Franceschini in chiave di tutela del Diritto d’autore, e il colosso multinazionale Apple.

Se da un lato, infatti la Apple ha aumentato il prezzo dei propri dispositivi in maniera proporzionale all’aumento stabilito dalla nuove tariffe, la SIAE ha reagito con una provocazione. La Società Italiana degli Autori ed Editori ha infatti acquistato in Francia, a Nizza, dove l’equo compenso per copia privata è molto più alto che in Italia, 22 iPhone e li ha regalati a rappresentanti di diverse e meritevoli realtà: Croce Rossa, Telefono Azzurro, l’Accademia Silvio D’Amico, tra le altre. Il dato rilevante è che in Francia il prezzo finale di tali dispositivi è inferiore a quello praticato in Italia, nonostante il maggiore peso dell’Equo compenso.

Alla luce di queste provocazioni sono stati certamente sollevati alcuni aspetti della questione: che si tratta di una vera e propria tassa, da un lato, tra l’altro imposta tramite decreto ministeriale e, d’altra parte, la realtà per cui il maggiore prezzo praticato in Italia non può essere totalmente ascritto all’equo compenso, come dimostra il confronto con i prezzi finali praticati in Francia.

Le questioni relative alla natura e all’ammontare dell’equo compenso per copia privata, tuttavia, hanno ispirato numerose e diverse opinioni, da parte delle numerose parti che compongono la filiera, dall’autore all’utente finale.

©Futuro Europa®

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