Fiscal compact, il vero problema di Renzi

L’idea di inserire nella Costituzione il vincolo del pareggio di bilancio rappresenta una scelta politica parecchio rischiosa. È pericoloso riportare il bilancio in pareggio troppo rapidamente, poiché i pesanti tagli o gli incrementi della pressione fiscale necessari accentuano ancora di più la recessione e ritardano la ripresa economica. Un tetto rigido di spesa danneggia la crescita economica, poiché gli incrementi degli investimenti risulterebbero incostituzionali se non bilanciati da riduzioni di spesa di pari importo. Senza considerare che in caso di spese di emergenza, con un tetto di spesa vincolante, è necessario tagliare altri capitoli di bilancio.

Nell’opinione pubblica il “fiscal compact” viene visto come sinonimo di austerità. Il punto più controverso è quello che prevede l’obbligo di riduzione del rapporto debito /Pil di 1/20 l’anno, che comporterebbe per l’Italia manovre correttive di circa 40-50 miliardi l’anno. Certo è anche vero che il “fiscal compact” non impone nessun taglio alla spesa pubblica, ciò che le regole impongono è ridurre il rapporto tra il debito pubblico e il Pil. Quindi non necessariamente si deve agire sul numeratore attraverso tagli di spesa o aumenti di tasse, ma si può diminuire il rapporto aumentando il denominatore, vale a dire aumentando il Pil. Secondo gli articoli 3 e 4 del Trattato, l’Italia dovrà proseguire con i tagli nei prossimi vent’anni per riportare il debito pubblico al 60 % del Pil. Tale gigantesca operazione di aggiustamento strutturale, avrà conseguenze pesanti sulla spesa sociale e quindi sulla convivenza civile. Gli ultimi dati ci indicano un’Italia in recessione, il Pil è sceso dello 0,2 % rispetto ai tre mesi precedenti, su base annua, invece, scende dello 0,3 %.

Mancando la crescita l’unico modo per rispettare il vincolo del pareggio di bilancio è agire sulla riduzione del debito attraverso l’aumento delle tasse o la riduzione della spesa pubblica. Tranne che Renzi chieda all’Europa più margini di manovra sui conti pubblici e più tempo per l’impegno sulla riduzione del debito pubblico.

L’Italia presiede sino a dicembre il Consiglio dell’Unione Europea, una grande occasione per proporre la possibilità di escludere dal deficit gli investimenti per la crescita e la ricerca. Queste sono misure che permetterebbero al nostro Paese di avviare la ripresa dell’economia che tutti oramai attendiamo da anni.

©Futuro Europa®

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