Cronache dai Palazzi – Speciale CdM

Mille giorni per cambiare il Paese: è questa la nuova missione dell’esecutivo Renzi che dopo la breve pausa estiva riparte dal Cdm del 29 agosto, mettendo a punto l’agenda dei fatidici “mille giorni” e coniando un nuovo slogan: “passodopopasso”.  Sul tavolo del Consiglio dei ministri il decreto legge Sblocca Italia – che secondo il premier tenta di risolvere e anticipare una serie di problemi burocratici – e il decreto per la giustizia civile, mentre slitta la riforma della scuola: “Per evitare l’eccesso di troppa carne al fuoco”, ha affermato Matteo Renzi in conferenza stampa annunciando comunque una “rivoluzione”.

Attenuate le frizioni e le spaccature all’interno della maggioranza sono state messe a punto le linee guida delle due principali riforme con le quali il premier tende a perpetuare l’immagine di un Paese che “riparte”, stimolando crescita e investimenti e forgiando, in questo modo, un’immagine positiva dell’Italia da presentare anche a Bruxelles.

Il ministro Lupi, invitato in extremis a riscrivere in gran parte il decreto Sblocca Italia, ha puntualizzato che per accelerare le cosiddette opere infrastrutturali considerate strategiche occorrerà attendere la prossima legge di Stabilità, con l’obiettivo di ottenere parte dei fondi necessari. Il ministro Padoan, a sua volta, ha assicurato che le coperture ci sono: “Ci saranno più investimenti, più crescita e quindi più lavoro” e “le famiglie ne beneficeranno”, ha spiegato il ministro dell’Economia.

Renzi ha citato circa 3,8 miliardi di euro da impiegare in “opere cantierabili a strettissimo giro”: si tratta di sbloccare i lavori nei 53 cantieri di rilevanza strategica, per i quali in precedenza erano stati citati circa 4 miliardi di euro in parte provenienti dal cosiddetto fondo revoche (1,3 miliardi) e in parte dal fondo europeo di coesione (2,7 miliardi). “Saranno sbloccati investimenti pubblici e privati”, ha aggiunto Padoan.  Il primo passo indicato nella spending review dovrebbe inoltre portare alla chiusura di 1.250 aziende controllate dai Comuni, mentre sono stati confermati gli ecobonus per il pacchetto casa.

Uno stanziamento di 220 milioni di euro in tre anni servirà invece a sostenere il Made in Italy, e in particolare le Pmi, cercando di contrastare il cosiddetto Italian sounding , ossia la contraffazione sui mercati internazionali: si tratta di prodotti con nomi che richiamano la lingua italiana – o i colori della bandiera tricolore – ma che, al contrario, non hanno nessun legame con il Belpaese essendo prodotti all’estero. Si tratta – ha spiegato il ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi – del piano più rilevante adottato da un Governo italiano per favorire l’internazionalizzazione del Paese e per sostenere le imprese italiane”. Si mira, in sostanza, ad ampliare di almeno 20.000 unità il numero delle imprese esportatrici, ad espandere di 50 miliardi le quote italiane del commercio internazionale e ad aumentare di 20 miliardi di euro all’anno gli investimenti esteri in Italia.

Una manciata di fondi europei dovrebbero inoltre essere utilizzati per far fronte ai ripetuti casi di dissesto idrogeologico. Il governo sembra pronto a sbloccare finanziamenti per circa 2,3 miliardi di euro destinati per l’appunto ad una maggiore tutela dell’ambiente. Oltre la metà dei fondi annunciati proverrebbero da fondi europei che, se non venissero utilizzati, tornerebbero a Bruxelles certificando un ennesimo fallimento per l’Italia.

Per quanto riguarda la riforma della giustizia la partita rimane alquanto contesa. Nel colloquio con Napolitano Renzi aveva convenuto che la riforma dovesse “per prima cosa andare incontro ai cittadini e non solo per loro”. Il Capo dello Stato avrebbe dato a Renzi qualche suggerimento “di metodo”, tra i quali non stancarsi di negoziare con gli alleati, e non solo con loro, seguendo la strada dei provvedimenti “aperti”, ossia dei disegni di legge. In pratica fare un po’ di meno di quanto si vorrebbe ma farlo bene e soprattutto senza strappi.

“Il problema dell’arretrato che abbiamo in materia di giustizia civile – aveva spiegato Renzi nei giorni scorsi– deve essere risolto, dal momento che rappresenta una difficoltà per le aziende che investono sul nostro territorio e, quindi, è un freno alla ripresa e alla crescita. “Sulla riforma della giustizia civile c’è piena intesa, invece non si può parlare di riforma della giustizia penale se non si affrontano positivamente questioni come le intercettazioni e la custodia cautelare”, aveva dichiarato invece Fabrizio Cicchitto del Nuovo centrodestra, aggiungendo: “Sulla questione della prescrizione bisogna tenere in conto ciò che dice il presidente delle Camere penali a proposito della fase iniziale delle indagini che pesano sui tempi della prescrizione. Inoltre non è assolutamente accettabile che venga fortemente ridotto il ricorso al terzo grado di giudizio: se non si affrontano e non si sciolgono positivamente questi nodi, non saremo di fronte ad una riforma ma ad una controriforma”. Per Renato Brunetta di Forza Italia “la riforma della giustizia di Orlando, di Renzi, è tutta dalla parte della corporazione dei magistrati. Nulla per la gente, per un processo giusto, per un processo veloce, nulla dalla parte delle imprese”. Per l’Associazione nazionale forense, infine, gli interventi ipotizzati per abbattere l’arretrato civile “potranno forse essere utili per il futuro, ma non serviranno al presente e consentiranno di definire pochissimi giudizi”. “La verità – ha ammonito il segretario generale Ester Perifano – è che per il settore Giustizia servono investimenti: più magistrati, con retribuzioni ridimensionate, visto che percepiscono cifre ben più alte rispetto ai loro colleghi europei; più personale di cancelleria e più fondi”.

Nel Cdm del 29 agosto la riforma della giustizia vede comunque confermati vari punti annunciati in precedenza: il dimezzamento dell’arretrato della giustizia civile e la riduzione dei tempi (un anno in primo grado, in precedenza erano tre anni); le nuove norme sul falso in bilancio, sull’autoriciclaggio e sulla prescrizione; le norme sulla responsabilità civile dei magistrati secondo il principio “chi sbaglia paga”, e prevedendo una rivalsa dello Stato dal 30 al 50 per cento dello stipendio. È stata prevista inoltre una delega al Parlamento sulle intercettazioni e il dimezzamento della pausa estiva dell’attività giudiziaria. A proposito di intercettazioni, in particolare, i contenuti che non riguardano strettamente il reato dovranno essere pubblicati “con la massima attenzione”, ha affermato Renzi, puntualizzando: “Non vogliamo mettere il bavaglio a nessuno, ma non si possono ledere delle sfere personali nella pubblicabilità”. E sulla questione Renzi conferma un confronto con i direttori delle varie testate. Per quanto riguarda la prescrizione, invece, sarà interrotta al primo grado di giudizio: “questo – spiega Orlando – disincentiverà le condotte dilatatorie. Ma ci dovrà essere una grande capacità di guardare a che si giunga all’appello entro due anni”. “Sul processo penale invece – ha aggiunto il Guardasigilli – abbiamo scelto di intervenire per snellire l’iter che porta al giudizio finale attraverso interventi sull’udienza preliminare e sui passaggi processuali, e con processi che mirano a razionalizzare il ricorso in appello su cui c’è una delega”.  Rafforzati il Tribunale delle imprese e il Tribunale delle famiglie.

I tempi lunghi della giustizia in Italia rappresentano un “problema dominante per l’economia italiana ed uno dei problemi più difficili per il primo ministro Matteo Renzi, impegnato a riavviare la fiacca economia” del Paese: è l’avvertimento del quotidiano statunitense The Wall Street Journal che riporta l’esempio della Alps South, una società Usa che voleva aprire un sito produttivo in Italia ma che ha poi rinunciato all’iniziativa a causa della “lentezza e dell’incertezza” della giustizia italiana. La giustizia-lumaca in Italia amplifica la crisi economica del Paese e  gli “sforzi di Renzi rischiano di deludere”.

Secondo il World Economic Forum l’Italia è ancora al 145/mo posto su 148 in termini di efficienza del sistema legale nella soluzione delle dispute, una situazione confermata da Confartigianato per cui la giustizia-lumaca costa alle imprese 1 miliardo l’anno; in media occorrerebbero 1.185 giorni (3 anni e 1 mese) per avere giustizia in una causa civile, mentre nel resto d’Europa si impiega meno della metà: 544 giorni. Per quanto riguarda la lentezza della giustizia civile ci supera soltanto la Grecia con i suoi 1.300 giorni per chiudere una controversia in tribunale.

In definitiva “Passodopopasso” è il nuovo slogan del governo di Matteo Renzi che afferma: “Non serve una legge per cambiare il Paese. Per cambiare il Paese servono le persone”. Lunedì primo settembre (quando inizierà il countdown) l’attuale squadra dell’esecutivo inizializzerà il percorso dei “mille giorni” sulla scia del suddetto slogan, elencando alla stampa le riforme dei prossimi tre anni da offrire in garanzia agli investitori internazionali e alle istituzioni di Bruxelles.

©Futuro Europa®

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