Un passo indietro e qualcuno avanti
Si rende conto Berlusconi che continuando con i suoi reiterati ultimatum al Governo, oltre a irrigidire il Pd e a mettere in difficoltà il presidente Napolitano, impedisce qualsiasi ricomposizione nel centrodestra italiano? In tal caso sarà lui l’unico responsabile della consegna del Paese alla tanto vituperata sinistra. Per quanto mi sia ancora umanamente simpatico, pur non avendo mai condiviso un antiberlusconismo viscerale, sento il dovere di suggerirgli, se è vero che vuole bene all’Italia, di avere il coraggio di fare spontaneamente un passo indietro definitivo.
Il Pdl di Alfano avrà così la possibilità di riaprire un dialogo costruttivo con tutte le forze rappresentative del centrodestra per aprire un percorso di Governo con una sinistra non egemone. Il Cavaliere, che ha sempre deriso il “teatrino della politica”, sta diventando, suo malgrado, il protagonista di una commiserevole tragedia di stampo greco. Se ne faccia una ragione nel suo stesso interesse.
Arrivare disarticolati come oggi alle prossime elezioni per il Parlamento europeo significherebbe indebolire il PPE con grave danno per l’Italia, che dovrà assumere la presidenza del Consiglio dell’Ue nel semestre luglio-dicembre 2014. Privi di autorevolezza, come potremo tutelare i nostri interessi nazionali in quel contesto? Di tutto ciò si facciano carico la Lista Civica di Monti e l’Udc di Casini. La gara in atto su chi dovrà incorporare l’altro non ha senso: l’unica vera e ragionevole prospettiva sarà quella di sedersi umilmente tutti intorno a un tavolo ed elaborare una proposta politica chiara e univoca da offrire a quell’elettorato che non si riconosce a sinistra e che è sbandato perché non trova interlocutori adeguati e autorevoli.
E’ giunto il momento in cui ognuno deve assumersi le sue responsabilità, chi con un passo indietro e chi con passi in avanti. In caso contrario, l’instabilità diventerà la normalità fino a che i cittadini non manderanno tutti al diavolo e nessuno più si salverà, Italia compresa.
Analogo discorso vale per la sinistra italiana non più definita in tono dispregiativo e provocatorio “comunista”. Vivere quotidianamente tra contraddizioni interne nella speranza, da parte di qualcuno, di potersi impadronire completamente del partito, non produce alcunché. E nemmeno Berlusconi può pensare di far cadere il Governo delle larghe intese fin qui guidato responsabilmente, con equilibrio e determinazione, da Letta e Alfano. Lo stesso Cavaliere gli ha riconosciuto la capacità di fare cose egregie e se venisse affossato finirebbe per aumentare quella voglia di astensionismo da una parte e dall’altra, con una pericolosa deriva per l’assetto democratico del Paese e delle sue istituzioni. Peraltro, tutto ciò avverrebbe nel momento economico e sociale più critico per l’Italia e in un contesto internazionale instabile e pregno di incognite in tutto il Mediterraneo.
Ci vuole tanto a capirlo, soprattutto da parte di chi si sente classe dirigente con l’obiettivo di fare gli interessi dell’Italia?
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[NdR – L’autore dell’articolo è eurodeputato del PPE e vicepresidente della delegazione Popolari per l’Europa al Parlamento europeo]